14 dicembre 2005
Bartolini Mirna, di anni 47. Separata, due figli, occhi neri e carattere dolce, lavorava come cuoca a Castiglion della Pescaia dove s’era trasferita da poco decisa a cominciare una nuova vita
Bartolini Mirna, di anni 47. Separata, due figli, occhi neri e carattere dolce, lavorava come cuoca a Castiglion della Pescaia dove s’era trasferita da poco decisa a cominciare una nuova vita. Una relazione con uno Stabilito Pasquale, di anni 35, cameriere, interrotta da quando l’aveva sorpreso a letto con un’altra donna. Lui non si rassegnava. Lei non ascoltava le sue ragioni. Lo scorso 7 gennaio accettò di vederlo un’ultima volta per un chiarimento. Litigarono, lo Stabilito s’infuriò e le sparò tre colpi di pistola. Una veglia di dodici ore in un casale della Maremma, poi cosparse il corpo di benzina e accese il fuoco, raccolse i pezzi in un sacco e lo gettò in un boschetto lungo la via Aurelia, vicino Tarquinia. Il 12 marzo, l’uomo confessava alla polizia l’omicidio della Bartolini, del cane di lei Briciola, uno yorkshire, e quello d’una prostituta nigeriana ritrovata il 25 aprile 2003 sulla strada tra Follonica e Castiglion della Pescaia. Stellin Pierina, di anni 77. Origini venete, vedova, fisico in forma grazie al lavoro nei campi, abitava col figlio Trivella Umberto, di anni 52, invalido civile con qualche rotella fuoti posto. Assillata dalle difficoltà economiche e dalla pena per il suo ”Berto” ribelle alle cure degli psichiatri, trovava conforto soltanto nell’amicizia con un anziano vicino che l’aiutava a zappettar la terra. Da qualche tempo pensava di vendere la casa e per questo litigava spesso col figlio, geloso e spaventato all’idea che la madre avrebbe potuto abbandonarlo. Due sabati fa, pigiama grigio e maglioncino rosa, la Stellin si ritrovò in camera il Trivella che urlava di rabbia agitando una lama. Il primo colpo già affondato nel petto, ebbe la forza di saltar giù dal letto e cercare riparo in soggiorno, dove fu raggiunta alla schiena da dieci coltellate e stramazzò a terra fra il tavolo e il divano. Poco prima della mezzanotte di sabato 20 marzo, al pianterreno di un’abitazione in via Lino Bianchin 99, a Merigliano San Fidenzio, provincia di Padova.