La Repubblica 13/12/2005, pag.46-47 Alberto Arbasino, 13 dicembre 2005
I bei volti e le mezze calze. La Repubblica 13/12/2005. Giovanni Comisso. Rileggendo le sue novelle campagnole e militari (Un gatto attraversa la strada, Longanesi), subito si ricorda che mai l´"umile Italia" popolare e quotidiana è stata raccontata con altrettanta poesia e schiettezza; e men che meno attraverso i diaframmi piccolo-borghesi del neorealismo impiegatizio
I bei volti e le mezze calze. La Repubblica 13/12/2005. Giovanni Comisso. Rileggendo le sue novelle campagnole e militari (Un gatto attraversa la strada, Longanesi), subito si ricorda che mai l´"umile Italia" popolare e quotidiana è stata raccontata con altrettanta poesia e schiettezza; e men che meno attraverso i diaframmi piccolo-borghesi del neorealismo impiegatizio. Durante la guerra si leggevano accanto alle narrazioni di Guelfo Civinini e Gianna Manzini e Antonio Baldini e Alessandro Pavolini, nello stesso "Specchio" di Mondadori. Ma quei soldatini in licenza o congedo sui treni accelerati degli anni Trenta appartenevano già al cinema successivo, da Visconti in poi: con ricci neri alla Crema Venus Bertelli, o "che bagnati dalle parti dalle parti si rialzavano aspri come aculei al colmo della testa". E "a casa mangerò pollastri"; e "il mio mulo si ricorderà di me". "Due soldati di regioni lontane" si conclude come Quattro passi fra le nuvole, film di Alessandro Blasetti. Qui Gino Cervi rientrato nella grigia esistenza familiare e cittadina ha una "madeleine" di rimpianti su un pentolino ai fornelli, ricordando improvvisamente la breve evasione idillica presso una ingenua di campagna. In Comisso, il pastore siciliano Salvatore, incidendo il suo nome sul bastone, a un tratto rammenta il lontano commilitone milanese che gli aveva insegnato ad andare in bicicletta, e anche a scrivere, ripetendo "La O è tonda come le ruote delle biciclette, ricordatelo". Alberto Arbasino