Il Sole 24 Ore 08/12/2005, pag.1-8 Claudio Gatti, 8 dicembre 2005
I conti alla Lodi dei difensori di Fazio. Il Sole 24 Ore 08/12/2005. Che al Senato della Repubblica Gianpiero Fiorani avesse in Luigi Grillo (Forza Italia) e Ivo Tarolli (Udc) due amici fedelissimi non è mai stato un mistero
I conti alla Lodi dei difensori di Fazio. Il Sole 24 Ore 08/12/2005. Che al Senato della Repubblica Gianpiero Fiorani avesse in Luigi Grillo (Forza Italia) e Ivo Tarolli (Udc) due amici fedelissimi non è mai stato un mistero. Quello che finora non si era mai saputo è che in banca a Lodi, Grillo e Tarolli non avevano soltanto un amico. Avevano anche un conto. A testa. E, almeno nel caso di Grillo, anche un fido di 250mila euro. Questi due conti sono stati notati da chi indaga sulla Banca popolare italiana (ex Lodi) per plusvalenze di decine di migliaia di euro che vi sono state depositate. Luigi Grillo, presidente della commissione Lavori pubblici e amico di famiglia del governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio, non ha mai esitato a far capire da che parte stava nella battaglia sull’AntonVeneta. Dalla parte di Gianpiero Fiorani, ovviamente. Nel periodo in cui sembrava che l’a.d. di Lodi potesse farcela, non passava giorno senza che Grillo perorasse la sua causa. In Parlamento o sui mass-media. Senza mezzi termini. Per lui Fiorani era "un ottimo banchiere", mentre gli olandesi potevano anche andare &la quel paese...". L’altro grande sostenitore di Fiorani al Senato era Ivo Tarolli, vicepresidente dei senatori dell’Udc, anche lui amico personale di Antonio Fazio. Quando scoppiò la polemica sulla telefonata fatta nel cuore della notte dal Governatore al numero uno della Bpi per comunicare il via libera alla sua Opa su AntonVeneta, fu Tarolli a minimizzare dicendo: "Fa parte della informativa della Banca d’Italia. Cosa doveva fare Fazio, lasciare la notizia alle indiscrezioni di stampa?". Adesso "Il Sole-24 Ore" ha saputo che sia Grillo che Tarolli avevano un conto in banca a Lodi. E che quei loro conti appartengono a un gruppo su cui risultano depositate plusvalenze notate sia dagli ispettori della Banca d’Italia che dalla procura in quanto anomale e "meritevoli di approfondimento". Sui conti di Grillo e Tarolli pare ci sia un’operatività che include sia trading di titoli che vendite di opzioni ed è simile a quella rilevata sui conti dei due massimi dirigenti di Unipol, Giovanni Consorte e Ivano Sacchetti di cui il nostro giornale ha scritto ieri. E, come con quei conti, la stranezza è che tutte quelle operazioni speculative risultano essersi concluse sempre e solo in attivo. Non c’è mai un’operazione che conduca a una perdita. Insomma, sembrano conti con rendimenti garantiti. A differenza dei conti del duo di Unipol, sui quali sono transitate plusvalenze dell’ordine delle decine di milioni di euro, quelle versate sui conti di Grillo e Tarolli sono molto inferiori: alcune decine di migliaia di euro a testa. Abbiamo chiesto chiarimenti al senatore Grillo, in una intervista telefonica in cui ha confermato di avere, "da un paio d’anni", un conto presso la Lodi e un fido di 250mila euro. Su quel conto sono state fatte operazioni di vendita di opzioni. Le ha ordinate lei? Guardi, io ho solo ricevuto un affidamento. Poi faceva tutto la Banca Popolare di Lodi. Non so cos’altro dirle. Quindi le operazioni sui titoli era la Lodi a deciderle? Sì. Le faceva la Lodi. So che hanno acquistato titoli di UniCredit, di Banca Intesa, di AntonVeneta. Ma non le facevo io. A gennaio del 2005 sono stati comprati titoli dell’AntonVeneta, 1000 titoli. 25.000 euro. Io poi sono andato in assemblea (il senatore si riferisce all’assemblea dell’Antonveneta del 30 aprile scorso in cui Fiorani conquistò temporaneamente il controllo del consiglio di amministrazione, ndr). Quei titoli sono poi stati venduti. La decisione di vendere chi l’ha presa? Li ho rivenduti 10 giorni o un mese fa. Non mi pareva più opportuno tenerli. La decisione di vendere chi l’ha presa? L’ho presa io. Ma non ho guadagnato un euro, purtroppo. La banca mi ha detto che ha venduto allo stesso prezzo a cui avevo acquistato. Per 25.000 euro. Per essere precisi a gennaio, quando furono comprati, mille titoli valevano circa 20.000 euro e non 25.000. Ma comunque sia, per riassumere: la decisione di comprare è stata della Lodi mentre quella di vendere è stata sua? No. Dopo aver avuto un fido, ho detto io di comprare queste azioni di AntonVeneta. Ma a gennaio perché le interessava l’AntonVeneta? Perché io sono sempre stato sostenitore del progetto di integrazione di AntonVeneta e Popolare di Lodi, e quindi volevo unirmi al coro di coloro che la sostenevano. Però a gennaio la Popolare di Lodi non aveva dichiarato alcun interesse per l’AntonVeneta. E che c’entra la Popolare di Lodi? Io ho deciso di comprare l’AntonVeneta perché era un titolo appetibile sul mercato. L’AntonVeneta sono almeno quattro anni che è una grande preda appetibile da parte di tutti. Ma non ha appena detto che l’ha comprata perché favorevole al progetto di integrazione AntonVeneta-Lodi? Certamente. Sono tra i pochi ancora favorevoli a quel progetto. Ma, come detto, quel progetto non fu reso pubblico fino a due mesi dopo il suo acquisto. Allora lei non mi ha capito. O forse vuole non capirmi. Io ho detto che l’ho comprato per andare all’assemblea e sostenere il progetto di integrazione con la Popolare di Lodi. Infatti sono andato all’assemblea e ho votato a favore dei candidati che aveva indicato il dottor Fiorani. Questo si è capito, ma a gennaio, quando lei ha comprato, la Popolare di Lodi non aveva espresso alcun interesse per quel progetto. Ma allora lei non vuole capire. Provo a ripetere: io ho comprato cosciente del fatto che desideravo partecipare all’assemblea, cosa che ho fatto per sostenere la linea di Fiorani. Ho comprato questi titoli e adesso, essendo fallito questo progetto, ho rivenduto. Senza fare plusvalenza, se non 100 o 200 euro (secondo i nostri calcoli la plusvalenza è di oltre 5.000 euro ndr). Punto e a capo. Che cosa vuol dire? Che io ho fatto insider trading? La cronologia non sembra coincidere con quello che lei dice. Perché no? Lei dice di aver comprato perché favorevole a un progetto, ma quel progetto non era stato ancora annunciato. Guardi erano quattro anni che quella banca era oggetto di attenzione di tante altre banche. Si, ma non della Popolare di Lodi? Ma chi glielo dice? Pubblicamente non lo era. Va bene. Allora, diciamo che pubblicamente era così. E allora? Allora, evidentemente lei ha fatto delle scelte sulla base di un progetto che non era stato reso pubblico. Ma questo lo dice lei. Non lo dico io. Io ho comprato perché ritenevo il titolo utile. Ma poi scusi, ma lei scusi, vuole fare un’intervista a me. Le ho risposto... Arrivederla. Claudio Gatti