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 2005  dicembre 12 Lunedì calendario

Guarino Monica, di anni 24. Bella pugliese, viveva a Taranto col figlio, di anni 5, frutto della sua relazione con un uomo mai sposato di anni 28

Guarino Monica, di anni 24. Bella pugliese, viveva a Taranto col figlio, di anni 5, frutto della sua relazione con un uomo mai sposato di anni 28. Un amore ormai consumato e archiviato. Con poca convinzione di lui, che ancora non si rassegnava ad averla perduta e la cercava spesso, tentando con tutti i mezzi una riconciliazione. Lei, di fronte a tanta insistenza, cominciò ad avere paura e fu costretta per due volte a denunciarlo. Negli ultimi mesi i rapporti s’erano fatti più tesi. Lui lamentava di non vedere abbastanza il ragazzino e, da quando aveva scoperto che c’era un altro uomo nella vita di lei, era diventato pazzo di gelosia. Dieci giorni fa la Guarino salì sulla Panda accompagnata dal figlio e dalla madre, Fricelli Cecilia, di anni 43, per andare a casa della nuova fiamma, rione Tre Carrare Battisti, lo stesso del suo ex. Questi faceva le poste al rivale ruminando fra sé l’idea d’ucciderlo. Quando vide la Guarino scendere dall’auto, il bambino in braccio e la madre subito dietro intenta a chiudere la portiera, perse subito la testa. Imbracciò il fucile e le assestò un colpo mortale dritto in pancia. La Fricelli, tentando di far da scudo, ebbe del piombo nella spalla. Alle 19 di sabato 7 febbraio, in via Tesoro, strada affollata di macchine e gente, non lontano dal centro di Taranto. Rossi Riccardo, di anni 31. Marchigiano di Sant’Elpidio a mare (Ancona), vivacchiava col suo lavoro d’operaio, unico svago le notti in discoteca. Locale preferito il ”Josephine”, a Castelfidardo, sulla Ss 16. Come d’abitudine due sabati fa andò a ballare con un gruppo d’amici e continuò a far baldoria fino all’alba. Giunta ormai l’ora di chiusura, un Ballarini Mario, di anni 22, buttafuori d’occasione in attesa di partire per il servizio militare, s’avvicinò per invitarli ad uscire. I ragazzi, ancora euforici, s’abbandonarono a male parole e spintoni finché non scoppiò la lite. Il Rossi incassò un pugno in piena faccia e s’accasciò a terra svenuto. Poche ore dopo moriva all’Ospedale di Torrette, forse per una frattura al collo. Alle 6.45 di domenica 9 febbraio. Susbenso Sergio, di anni 40. Piemontese dal fisico prestante, faceva l’operaio alla cartiera Ahlstrom di Mathi, e divideva una casa con gli anziani genitori a Balangero. Una passione per le gite in montagna, la fotografia, i vestiti firmati e i viaggi sulla Costa Azzurra trovò il coraggio di confessare la sua omosessualità dopo esser guarito da un brutto tumore. Da circa tre anni frequentava con assiduità i locali gay di Torino e s’accompagnava con giovani maghrebini. Aveva avuto anche una fidanzata che però l’aveva piantato così bruscamente da lasciare una ferita mai rimarginata. Mercoledì sera uscì per andare al Caffè Leri di corso Vittorio Emanuele a svagarsi un po’. In tarda serata ricevette la telefonata di un Zatar Tarik, di anni 20, muratore, fama di bullo, precedenti per furto e detenzione di droga. Decisero d’incontrarsi. Zatar lo aspettò insieme al cugino Youness, di anni 17. I due mostrarono subito interesse per i soldi del Susbenso deludendo la sua speranza di sesso occasionale. Lui se ne indignò e reagì sferrando cazzotti. Ricevette in cambio quattro coltellate all’addome. Deposto agonizzante nel bagagliaio della sua Lybra station wagon, fu scaricato in un fosso lungo la strada, sottratti portafoglio e cellulare. I 140 euro del bottino spesi il giorno dopo per due felpe e un paio d’occhiali. Poco dopo le 3 di giovedì 5 febbraio, a Mathi, in provincia di Torino. PALESTINESI Shawka Abdel Nasser, di anni 36. Dirigente di Ezzedin al Qassam, il braccio armato di Hamas, abitava un rifugio nel campo profughi di el Boureij, zona centrale della Striscia di Gaza. Tempo fa aveva conosciuto Salih al Riyashi Reem, di anni 21, palestinese, moglie affettuosa e madre di due bambini (uno di anni 3, l’altro di mesi 18), profondamente devota all’Islam. S’incontravano spesso nella moschea, durante l’ora delle preghiere, e fra loro cominciò un’attrazione di sguardi. La complicità diventò passione, i sentimenti non ebbero più controllo e i due presero ad appartarsi per scambiarsi affettuosità. Quando non riuscì più a nascondere l’adulterio, la donna decise di lavare l’onore suo, della famiglia e del movimento combattente consumando il sacrificio dei martiri. L’amante le avvolse intorno alla vita la cintura esplosiva e il marito l’accompagnò in auto al valico di Eretz dove, il 14 gennaio, la Salih si lasciò esplodere col sorriso sulle labbra. Ritornando al campo, una sera di febbraio, Shawka forse pensava ancora alla sua amante ragazzina. A casa trovò ad attenderlo un pacco regalo, un bassorilievo della moschea al-Aqsa di Gerusalemme, un regalo per id al-Adha (la festa del Sacrificio). Ebbe appena il tempo di domandarsi chi glielo avesse spedito che saltò, a brandelli, in aria.