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 2005  dicembre 12 Lunedì calendario

Overath Wolfgang

• Siegburg (Germania) 29 settembre 1943. Ex calciatore. Con la Germania vinse gli Europei del 1972 e i mondiali del 1974. Quinto nella classifica del Pallone d’Oro 1970, 18° nel 1971 e nel 1973, 20° nel 1967 • «[...] fu il regista infaticabile e silenzioso della grande Germania di Beckenbauer. La guidò al secondo posto nei mondiali inglesi del ’66 che aveva appena 22 anni; fu protagonista dell’epica sfida dell’Azteca contro l’Italia nel ’70; preferito al funambolico Netzer, mandò in tilt il calcio totale dell’Olanda di Cruyff e conquistò la Coppa del mondo nel 74. Collezionò 19 presenze in tre edizioni, solo Cafu, Seeler, Zmuda e Lato hanno fatto meglio di lui. Marco Tardelli ha detto che se gli chiedessero di portare su Marte un giocatore tedesco come simbolo, lui non avrebbe dubbi: Overath. Che giocò tutta la vita nel Colonia [...] ”appesi gli scarpini al chiodo a 33 anni perché l’allenatore cominciava a lasciarmi in panchina. Avrei potuto continuare, mi offrirono un monte di soldi dall’America ma volevo che la gente conservasse un bel ricordo di me. Negli ultimi anni di carriera avevo cominciato a investire nel settore immobiliare, sapevo cosa fare dopo il calcio. Mio padre, che mi aveva sempre rimproverato il fatto di non aver finito il liceo, pianse più per la prima casa costruita che per il primo gol segnato” [...]» (Matteo Patrono, ”il manifesto” 4/7/2006) • «[...] non è stato soltanto uno dei più amati calciatori tedeschi, con ben 81 presenze in nazionale. Per il suo gioco, molto tecnico e ragionatore, preziosissimo ma mai appariscente, ha rappresentato un modello anche per la società, spesso contrapposto a quello di Günther Netzer, tutto furore e spettacolo, al quale anche per questo venne preferito nella storica finale mondiale del 1974 contro l’Olanda. Perfino un politico socialdemocratico come Franz Müntefering, vice cancelliere e ministro del Lavoro, ama paragonare il suo stile discretoma decisivo nella vita pubblica al gioco di Overath. [...]» (Paolo Valentino, ”Corriere della Sera” 12/12/2005).