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 2005  dicembre 12 Lunedì calendario

La questione d’oriente Foglio dei fogli 26/01/2004 Divorzio alla palestinese. I vertici di Hamas, dopo un intenso dibattito teologico, hanno deciso che le donne possono essere utilizzate in azioni di martirio, a patto che siano disonorate e intendano in questo modo espiare l’onta arrecata al marito e/o alla famiglia

La questione d’oriente Foglio dei fogli 26/01/2004 Divorzio alla palestinese. I vertici di Hamas, dopo un intenso dibattito teologico, hanno deciso che le donne possono essere utilizzate in azioni di martirio, a patto che siano disonorate e intendano in questo modo espiare l’onta arrecata al marito e/o alla famiglia. I servizi israeliani sono convinti che sia il caso di Reem Reyashi, la prima kamikaze di Hamas, che s’è fatta esplodere il 14 gennaio al valico di Erez uccidendo 4 israeliani. «Madre di due bambini e forse incinta, tradiva il marito. Lui, operativo del gruppo fondamentalista, avrebbe incoraggiato la ”svergognata” alla missione per riavere la rispettabilità» (Davide Frattini, ”Corriere della Sera” 20/1/2004). Salma. Per la prima volta da più di 10 anni la tv pubblica afghana ha trasmesso le immagini di una donna che canta. Lunedì sera, all’ora di punta, è apparsa sugli schermi Salma, star della musica leggera negli anni ’70 e ’80. Vestita con un sobrio abito rosso e bianco, velo sul capo, Salma ha interpretato Nostalgia di casa (’Corriere della Sera” 14/1/2004). Stato di diritto. Francisco Javier Paulì Collado, giudice di un tribunale provinciale di Barcellona, ha prosciolto un uomo di origini marocchine dall’accusa di aver picchiato e maltrattato psicologicamente sua moglie (la ragazza gli era stata ”venduta” all’età di 17 anni). Nella sentenza, il magistrato fa notare che la donna si presentava in tribunale «non solo acconciata, ma anche con vestiti diversi ogni giorno, anelli, gioielli e curiosi collari»: questo «essere alla moda» sarebbe in contrasto con i maltrattamenti denunciati (’Ansa” 21/1/2004). Buthaina. ”Al Akhbariyya”, la prima tv all-news dell’Arabia Saudita ha iniziato a trasmettere l’11 gennaio. «La novità che ha guadagnato ad ”Al Akhbairiyya” le prime pagine dei giornali sono le giovani presentatrici delle news. A una di loro, Buthaina al-Nasr, è toccato l’onore di inaugurare il nuovo canale. Una novità relativa, visto che molte donne lavorano da tempo nei tre canali della tv saudita (tutti di Stato), in programmi non di notizie. Ma comunque un simbolo di cambiamento, ha scritto la stampa. Così come ha fatto parlare l’abbigliamento di Buthaina: capo velato ma giacca bianca, in un paese dove di bianco si vestono in pubblico solo gli uomini mentre per le donne è obbligatoria la tenuta nera» (Cecilia Zecchinelli, ”Corriere della Sera” 14/1/2004). Due pallottole. A dicembre, alla Mecca, hanno organizzato un convegno-dibattito tra teologi sunniti e sciiti, liberali, musulmani sufi e addirittura 10 donne. Una di loro è Hend al-Khuthaila, pedagogista della King Saud university, che «s’era preparata ad uno scontro duro con i religiosi wahabiti. Ma quelli l’hanno sorpresa per la flemma con cui hanno accolto la sua veemente arringa per i diritti delle donne. L’indomani al-Khutaila è stata avvertita da un amico di quanto andava dicendo un estremista influente: ”Quella ha bisogno di due pallottole, e c’è già chi sta provvedendo”. Allora s’è trasferita in una casa sicura; ma i primi ad esprimerle solidarietà, racconta, sono stati i religiosi incontrati alla Mecca» (Guido Rampoldi, ”la Repubblica” 14/1/2004). Promiscuità. «Abbiamo seguito la Conferenza Economica di Gedda e l’accaduto deve essere denunciato: soprattutto la promiscuità di uomini e donne, e la presentazione di queste ultime in pubblico senza indossare il velo islamico ordinato da Dio. Questo è vietato». Inoltre, «i giornali hanno pubblicato le loro fotografie in quello stato, cosa che viola la sharia». Così il gran muftì dell’Arabia Saudita, sceicco Abdul Aziz al-Sheikh (’Agi” 20/1/2004). Codice di famiglia/1. «Vista dalla nostra sponda del Mediterraneo, la recente approvazione da parte del Parlamento del Marocco della nuova Mudawwana, il Codice di famiglia, che sancisce la parità tra i due sessi in tema di matrimonio, divorzio e tutela dei figli, è un indubbio passo in avanti verso l’emancipazione femminile e il riconoscimento dei diritti fondamentali della persona. Eppure il clima che si respira tra i nostri dirimpettai non è del tutto festoso. L’iniziativa, promossa dal giovane sovrano Mohammed VI, ha scosso dalle fondamenta una società prevalentemente agricola, ancorata a valori maschilisti, plasmata da un modello di società patriarcale e, soprattutto, asfissiata dalla cappa di un analfabetismo che colpisce metà della popolazione» (Magdi Allam, ”Corriere della Sera” 19/1/2004). Codice di famiglia/2. Il consiglio di governo iracheno ha deciso di abrogare le leggi irachene sul diritto di famiglia, in vigore fin dal 1959 e considerate le più avanzate del mondo arabo. Da ora, su matrimonio, divorzio, affidamento dei figli e altro decideranno i religiosi musulmani (’Ansa” 20/1/2004). Vedove di Saddam. Da una settimana esatta le mogli dei prigionieri di guerra dell’invasione irachena del 1990 sono ufficialmente vedove e quindi libere di risposarsi: a chiudere la questione, con una fatwa ufficiale, ci ha pensato lo sceicco kuwaitiano Ojail al-Nashmi. Le vedove, eccezionalmente, non dovranno attendere il canonico periodo di quattro mesi e dieci giorni previsto dalle norme islamiche prima di poter contrarre un nuovo legame (’Adnkronos” 20/1/2004). Ni frère, ni mari. «I ”fratelli” barbuti si tengono per mano e circondano le donne con veli e foulard che cantano rabbiose: Ni frère ni mari, le foulard on l’a choisi. A guardare da vicino questa manifestazione nel plumbeo pomeriggio di Parigi non si direbbe proprio. Ci sono più maschi (minacciosi) che femmine. Ci sono degli uomini che impediscono alle telecamere di avvicinare le donne e ai giornalisti di fare domande. Suona la Marsigliese per significare che anche col velo vogliono essere ”francesi”. Il massimo del surreale è che a dettare gli slogan nell’altoparlante c’è un truce quarantenne: Ni frère, ni mari... Povere ragazze». Il corteo, non proprio riuscito, era stato convocato per protestare contro la legge che sarà votata a breve per vietare i simboli religiosi nelle scuole. Organizzatore il Partito dei musulmani di Francia (Pmf) di Mohammed Ennancer Latrèche: «L’unica uscita pubblica del Pmf, finora, erano state le elezioni politiche del ’97: 0,92 per cento dei voti. Dopodiché molte manifestazioni propalestinesi ed antisioniste, soprattutto a Strasburgo (dove vive Latrèche) in cui si udivano slogan come Mort aux juifs» (Cesare Martinetti, ”La Stampa” 18/1/2004). Il problema con l’Islam. è il titolo del saggio di Irshad Manji, 35 anni, canadese di origini nigeriane. «Femminista e lesbica», l’autrice si trasferì in Canada con la famiglia nel 1972 («ringrazio Allah ogni mattina») e a 14 anni fu espulsa dalla madrasa (la scuola coranica) di Vancouver in cui studiava: aveva chiesto all’insegnante la prova che Maometto avesse davvero ordinato lo sterminio dell’intera tribù ebraica. A parere di Manji, l’unico modo di riformare l’Islam è diffondere il potere economico tra le donne musulmane: « un processo rischioso. Comunque sarà sparso del sangue e, se violenza ci dovrà essere, almeno che lo sia per il bene della libertà» (’Adnkronos” 19/1/2004). Un altro mondo è possibile. Seeraj Desai, 53 anni, giudice dell’Alta corte di Città del Capo (Sudafrica) è stato arrestato dalla polizia indiana con l’accusa di stupro. A denunciare l’uomo, che si trovava a Bombay per partecipare al Social Forum, ha provveduto una sua giovane connazionale, anch’essa attivista no/new global: pare che l’uomo, attiratala nella sua stanza d’albergo per discutere importanti faccende politiche, abbia soddisfatto - contro il parere di lei- curiosità d’altro tipo (’Ansa” 19/1/2004). Il parere di Mohammed Elmasry, presidente del Congresso islamico canadese: «Il libro dovrebbe essere intitolato: I problemi della vita di Irshad Manji» . ”Non illudetevi!”. ”Pari dignità alle donne? La nuova legge finirà come carta straccia!”». il timore di tanti marocchini laici, esponenti del ceto medio metropolitano Il provvedimento, approvato il 28 dicembre, porta la firma dell’ex capo di turno del governo, l’ayatollah sciita Abdel Aziz al-Hakim Ferdinando Camon e la Turchia di Erdogan. «La guida che m’accompagna per Istanbul mi porta sul retro d’una moschea, ad ammirare i giardini, e qui scopriamo donne appartate, in velo integrale: lo alzano, tirano fuori il telefonino e chiamano le amiche. Le donne col telefonino crescono ogni anno. Una donna arriva in burqa, non vede nulla, finisce per intricarsi in un roseto, il marito la prende per un braccio e la tira fuori. Al ristorante vediamo una donna in burqa che mangia così: con la destra tiene la forchetta e infilza il cibo, con la sinistra sposta il velo e apre un varco, per il varco sale dal basso col boccone e cerca la bocca. All’università, facendo lezione, tu hai una sparata di capigliature femminili davanti a te, ma non sono capelli naturali. Sono parrucche. I capelli naturali li nascondono. Non possono portare il velo e allora usano le parrucche. Le studentesse con la parrucca crescono di anno in anno. Le ragazze fanno più domande dei ragazzi. Sempre sullo stesso tema: l’Occidente ha perduto i valori morali e religiosi, li recupererà mai? Alla televisione m’aspettano alcune giornaliste con una traduttrice, e voglion sapere che ne è del cristianesimo in Italia, se è applicato nelle case, nello Stato, nelle scuole. Da tre anni vengo qui una volta all’anno, e m’accorgo della continua marcia dell’islam radicale (Ferdinando Camon, ”Avvenire” 13/1/2004).