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 2005  dicembre 09 Venerdì calendario

Questione d’oriente Foglio dei fogli 01/12/2003 Il ritorno degli zeloti. "Così un esperto mediorientale ha soprannominato le reclute per l’offensiva del terrore

Questione d’oriente Foglio dei fogli 01/12/2003 Il ritorno degli zeloti. "Così un esperto mediorientale ha soprannominato le reclute per l’offensiva del terrore. Molti hanno un passato criminale, il loro spessore ideologico è sottile, anche la preparazione militare è relativa. Ma hanno nel cuore e nella mente una voglia distruttiva. Soprattutto, sono in grado di trasformare il loro corpo in un’arma diventando bombe umane: ”Possano le nostre ossa fare a pezzi il nemico”". L’Italia da un lato offre "un’area di arruolamento, un polmone logistico, una cassaforte. Dall’altro è anche bersaglio, come la strage di Nassiryah e gli ordini d’arresto di queste ore paiono dimostrare" (Guido Olimpio, ”Corriere della Sera” 28/11/2003). " lo sceicco Abdelrazzak Mahjub, il ”grande vecchio” dell’integralismo islamico in Italia. dai suoi ordini che dipendono le centinaia di fanatici senza volto che vivono nel nostro paese pronti a fornire aiuto ai ”fratelli in guerra” e a partire essi stessi per le missioni suicide". Abdelrazzak, algerino, trentenne, mujaheddin in Afghanistan e Cecenia, è sospettato dalla magistratura italiana di aver organizzato una cellula europea di Al Tahwid, gruppo terrorista capeggiato dall’emiro Abu Mussab al-Zarqawi. stato arrestato a Amburgo, dove vive con la moglie (una tedesca convertita), vicino alla moschea in cui andava a pregare. (Luca Fazzo, Marco Mensurati, Piero Colaprico, ”la Repubblica” 28/11/2003; ”Ansa” 28/11/2003). Germania/1. "La rotta clandestina dei terroristi-kamikaze, il canale segreto che passa per l’Italia e fa arrivare in Iraq, Afghanistan e Kurdistan decine di candidati al martirio, parte ancora da qui, dalla stessa città tedesca dove negli anni ’90 si erano laureati Mohammed Atta e altri due piloti suicidi dell’11 settembre. Il portone verde della misera moschea ”Al Quds”, dove andavano a pregare i tre ”ingegneri” dell’attacco alle Torri Gemelle e al Pentagono, era aperto regolarmente per la preghiera, ieri pomeriggio, mentre la polizia tedesca completava le manovre per arrestare il loro presunto erede" (G. O., ”Corriere della Sera” 28/11/2003). Germania/2. "Sono tra mille e duemila i terroristi islamici residenti in Germania. Altri 200 mila della comunità musulmana sostengono, con denaro, le attività dei gruppi più radicali in Germania e nel mondo. Attualmente ben 177 indagini sono in corso contro estremisti islamici, mentre 200 sono i sospetti sottoposti a stretta sorveglianza. Sono le cifre [...] che fanno di Colonia, Amburgo e Berlino le città con la più alta concentrazione della galassia dell’estremismo islamico" (Dina Nascetti, Stefano Vastano, ”L’espresso” 4/12/2003). Germania/3. "Sì, è vero, conosco bene Muhannad al-Zarqawi, alias Abu Mosab. il capo del gruppo giordano Al Tahwid, di cui anch’io faccio parte. L’ho conosciuto a Kabul e col tempo tra noi è nato un rapporto molto stretto. Quando ho lasciato l’Afghanistan, mi ha chiesto di tornare in Germania, nell’agosto 2001, perché aveva bisogno di uomini fidati qui in Europa. Confermo che, nelle intercettazioni per cui mi avete arrestato, sto parlando con lui. Quello che avete capito è esatto: Muhannad ci sta ordinando di fare un attentato in Germania, ma contro gli ebrei". Parola di Shadi Abdallah, arrestato nell’aprile 2002 dalla polizia tedesca e ora considerato il più importante pentito di Al Qaida in Europa. Era una delle guardie del corpo di Osama bin Laden, è stato condannato a 4 anni di carcere (Paolo Biondani, ”Corriere della Sera” 24/11/2003; ”Ansa” 26/11/2003). L’emiro. Per il giornale turco ”Hurriyet”, è Abu Mussab al-Zarqawi il mandante degli attentati antibritannici a Istanbul. Il 36enne al-Zarqawi, vero nome Fadel Nazzal al-Khalayleh, un passato nei campi d’addestramento afghani e pakistani, è giordano palestinese e secondo la Cia anche il collegamento tra bin Laden e Saddam Hussein (’Ansa” 27/11/2003). Un altro emiro. "La moschea Al Idayha a Mogadiscio è completamente nascosta, immersa in una boscaglia di acacie. [...] Ogni venerdì ci va a pregare uno dei leader di Al Qaida: Fazul Abdullah Mohammed", meglio conosciuto come Fazul Harun. Nato nelle isole Comore, è accusato di aver organizzato l’8 agosto 1998 gli attentati contro le ambasciate Usa di Nairobi e Dar es Salaam (231 morti) e di essere la mente degli attacchi a Mombasa il 28 novembre dell’anno scorso (14 morti). Vive indisturbato in Somalia nonostante una taglia di 25 milioni di dollari che pende sulla sua testa, avrebbe anche organizzato un paio di campi d’addestramento al confine con il Kenya (Massimo Alberizzi, ”Corriere della Sera” 27/11/2003). Non dimentichiamo i sauditi/1. Il regime saudita come fulcro della jihad globale, presente "a tutti i livelli dell’azione terroristica": è un messaggio provocatorio quello lanciato da Laurent Murawiec, ex consulente (francese) della Rand Corporation e direttore di ricerca presso l’influente Hudson Institute americano. Nel suo ultimo libro, l’esperto punta il dito contro la monarchia di Riad, accusandola di aver "ispirato" l’"internazionale del terrore" a cui fa capo bin Laden, e di continuare a sostenerla attraverso una combinazione di sussidi finanziari, attività di propaganda e coperture politiche (’Adnkronos” 27/11/2003). Non dimentichiamo i sauditi/2. "Se ci liberiamo delle allegorie con le quali siamo soliti rappresentarci la ”guerra al terrorismo”, scopriamo che quello scontro campale ruota intorno all’Arabia Saudita". Per fissare un inizio alle turbolenze si deve andare all’agosto 2001 quando la monarchia saudita dichiara decaduto il vecchio ordine istituito nel ’45 da Roosevelt e re Feisal (gli americani erano i protettori della dinastia saudita, i Saud davano il greggio a un prezzo contenuto agli Stati Uniti). Ma l’estate di due anni fa, "il principe reggente Abdullah disse ad un Bush presumibilmente attonito le frasi così riportate dal ”Wall Street Journal”: ”Arriva il tempo in cui popoli e nazioni si separano. tempo per gli Stati Uniti e l’Arabia Saudita di guardare ciascuno ai propri interessi”" (Guido Rampoldi, ”la Repubblica” 25/11/2003). Svolte epocali. "Il territorio degli Stati, vittime o sponsor del terrorismo, non è più l’aspetto determinante dei gruppi radicali ispirati alla Jihad. Al Qaida ha rappresentato una svolta strategica. Per colpire le società occidentali e i loro alleati nel mondo musulmano, ha reclutato e trovato sostegno nelle comunità islamiche di tutto il mondo, indigene e immigrate" [...] Al Qaida "è soprattutto un network che fornisce referenti e contenuti ideologici, appoggi logistici, esperti di terrorismo e guerriglia, e interviene, se necessario, con fondi finaziari" (Alberto Negri, ”Il Sole-24 Ore” 27/11/2003). Al Qaida come McDonald’s. "Una gigantesca operazione di franchising mondiale del terrorismo suicida. In cui domina il marchio principale, quello che si è fatto la nomea con l’11 settembre, ma ciascuno dei ”concessionari” ormai opera in proprio. Aprendo nuove succursali ovunque se ne presenti l’opportunità. Col moltiplicarsi degli attentati, si moltiplicano sigle, rivendicazioni, motivazioni, obiettivi, bersagli" (Siegmund Ginzberg, ”l’Unità” 22/11/2003). Leninismo islamico. "La sua struttura politica clandestina – i testi più indicativi sono quelli del numero due di Osama, l’egiziano Ayman al-Zawahiri – si basa sull’idea di internazionalismo, è suddivisa in cellule che ricordano tecniche leniniste (non è una novità perché il primo partito islamico fu fondato in Pakistan negli anni ’30 da un leninista, al-Mawdoudi), impone una disciplina rigida, incoraggia il sacrificio e il rispetto del leader" (Alberto Negri). Resta una domanda: che fine ha fatto Osama? David Letterman: "Stando al ministero della Difesa si sarebbe rasato la testa, Osama bin Laden si è rasato la testa, si è tagliato la barba e ho una triste notizia. Oggi, le forze speciali hanno sparato a Ben Kingsley..." (’David Letterman Show”, Raisat-eXtra 25/11/2003).