Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2005  dicembre 09 Venerdì calendario

YING

YING CHEN Shanghai (Cina) 1961. Scrittrice • «Per ragioni anagrafiche la Rivoluzione Culturale l’ha solo sfiorata, né ha potuto partecipare direttamente (per sua fortuna) ai tragici fatti di Tienanmen (’Sono partita per il Canada nel gennaio 1989, pochi mesi prima che esplodesse la rivolta studentesca”, dice). Eppure Ying Chen [...] è tra le più note, e tradotte, scrittrici cinesi ”dell’esilio”, oltre che tra le più premiate. [...] ”Per me scrivere è vivere, qualsiasi sia la lingua usata: le circostanze hanno voluto che fosse il francese [...] Non ho partecipato, è vero, alla Rivoluzione Culturale di Mao, ma sono stata profondamente segnata dagli avvenimenti seguenti. Frequentavo l’Università a Shanghai, tra il 1979 e l’83. Sono stati anni interessanti: tutto quello che è successo dopo, e quello che accade oggi in Cina, parte da lì. in quel momento che è esploso il dibattito sulle ’aperture’ all’Occidente, sul valore della tradizione. Si traducevano opere fino ad allora proibite, soprattutto i libri dell’esistenzialismo francese. Ero attratta già allora dall’Occidente, anche se sono rimasta sempre distante, che non vuol dire al di fuori, dal dibattito politico e sociale: perché credo che tutto passi per la letteratura. Sono stati anni fervidi: per la prima volta avevamo accesso alla musica occidentale... stato grandioso”. Qualche mese dopo il suo esilio, la repressione di Tienanmen... ”Sì, è stata una tragedia annunciata: già molti scrittori avevano scelto l’esilio. Alcuni sono rientrati in Cina, altri, pur continuando a vivere all’estero, ora hanno smesso di scrivere. Manca probabilmente quella forza, quella vitalità che si sprigiona dai divieti. per questo che ho nostalgia di quei primi anni 80, dove si rifletteva e si discuteva molto. Sembrerebbe che oggi abbiamo meno bisogno di confrontarci, di riflettere, e tuttavia c’è ancora molto da dire”. [...]» (Fiorella Iannucci, ”Il Messaggero” 8/12/2005).