9 dicembre 2005
Questione d’oriente Foglio dei fogli 27/10/2003 "Dall’altra notte la barriera di cemento, reticolato e filo spinato, lunga oltre 360 chilometri, che Israele sta costruendo da un anno nei Territori occupati, è internazionalmente condannata
Questione d’oriente Foglio dei fogli 27/10/2003 "Dall’altra notte la barriera di cemento, reticolato e filo spinato, lunga oltre 360 chilometri, che Israele sta costruendo da un anno nei Territori occupati, è internazionalmente condannata. Una risoluzione dell’Assemblea generale dell’Onu, approvata da 144 Paesi e respinta da quattro, tra cui Israele e Stati Uniti, chiede di interrompere la costruzione del muro e ”di smantellarne le parti già erette”, in quanto ”in contraddizione con il diritto internazionale”" (Elisabetta Rosaspina, ”Corriere della Sera” 23/10/2003). "Israele ha reagito con grande fastidio al voto delle Nazioni Unite. Per Dany Gillerman, il suo ambasciatore all’Onu, l’intero dibattito è stato ”una farsa umiliante”. In particolare ha espresso amarezza per il voto dei Paesi dell’Unione Europea che ”trovano più gravi le misure di sicurezza adottate da Israele che non gli assassini perpetrati dai gruppi terroristici palestinesi”. Il vicepremier Olmert, da parte sua, ha lamentato l’esistenza alla Assemblea generale di ”una maggioranza automatica anti-israeliana”" (Aldo Baquis, ”La Stampa” 23/10/2003). La costruzione del muro di difesa israeliano è iniziata nel giugno del 2002 e dovrebbe terminare a metà del 2005. Nella sua prima versione, la barriera misurava circa 200 chilometri, poi passati a 364 km, a ridosso della Linea Verde in vigore prima della guerra del 1967. Ma altri tronconi in fase di progettazione o costruzione penetrano in Cisgiordania - per difendere gli insediamenti ebraici - anche per chilometri. La barriera si articola in lunghi tratti di reticolati alternati da muri che in alcuni punti sono alti fino a otto metri controllati elettronicamente. Lungo il tracciato sono previsti varchi, postazioni difensive e una strada per i veicoli militari (la larghezza media è di 60 metri). Il costo finale dovrebbe aggirarsi intorno al miliardo di dollari (da uno a due milioni di dollari a km). Secondo alcune fonti israeliane, il muro ingloberà l’80 per cento dei circa 220 mila coloni della Cisgiordania. Fonti palestinesi affermano che il primo troncone, già costruito, ha rinchiuso in enclavi circa 50.000 mila palestinesi e altri 80.000 abitanti della Cisgiordania rischiano di subire la stessa sorte (’Ansa” 22/10/2003). "L’appoggio degli Stati Uniti contro la risoluzione votata al Palazzo di Vetro non significa che il governo americano sia totalmente favorevole alla monumentale impresa edile che gli israeliani hanno avviato in casa palestinese nel giugno 2002. In una recente intervista al ”Jerusalem Post”, il premier Ariel Sharon ha fatto sapere che accetterà anche l’eventuale decisione Usa di decurtare dai prestiti annuali una cifra equivalente ai costi di fabbricazione del muro" (Elisabetta Rosaspina). Mercato immobiliare/1. Il ministero per le Infrastrutture israeliano ha indetto gare d’appalto per la costruzione di 323 nuovi appartamenti in due insediamenti ebraici in Cisgiordania (’il Giornale” 24/10/2003). Mercato immobiliare/2. A Gerusalemme, negli ultimi sei mesi, sono fortemente aumentate le vendite di appartamenti agli stranieri (contemporaneamente il costo degli immobili di lusso è calato del 20-30 per cento). I clienti non israeliani della Bank of Jerusalem (che recentemente ha firmato un accordo per la vendita di residence a Caesarea, Netanya, Ashdod e Beit Shemesh) sono aumentati del 15 per cento nel 2002. La maggior parte degli acquirenti sono statunitensi, canadesi e francesi (Adnkronos 21/10/2003). Residenti a lungo termine. La giornalista israeliana (ma vive a Ramallah) Amira Hass per ”Haaretz”: "Dato che il percorso [della barriera di difesa] non è sulla Linea Verde, ma si addentra in profondità nelle aree palestinesi, è stata creata una nuova zona tra il muro e lo stato di Israele. nota come ”area di giunzione”, un eufemismo che ingentilisce e confonde il palese processo di annessione. Ma resta un piccolo problema che ha la forma di decine di migliaia di palestinesi". Per risolverlo è stata creata la figura del "residente a lungo termine". (’il manifesto” 22/10/2003). Soluzioni. L’accordo di pace israelo-palestinese che sarà firmato a Ginevra il 4 novembre non ha nessuna possibilità, ma dimostra che c’è una speranza. I punti principali: i palestinesi rinunciano al "diritto al ritorno" dei profughi e riconoscono Israele come Stato ebraico; Israele si ritira entro i confini del 1967 con l’eccezione di alcuni "scambi" di territorio; Gerusalemme viene divisa: i quartieri arabi di Gerusalemme Est e la spianata delle Moschee diventano palestinesi, Il Muro del Pianto resta israeliano (’Corriere della Sera” 21/10/2003). Il racconto dello scrittore Amos Oz, uno dei delegati israeliani: "La prima sera i membri dei due gruppi si incontrano per un discorso di apertura. [...] Il colonnello Shaul Arieli, ex comandante delle forze di difesa della Striscia di Gaza, è seduto di fronte a Samir Rantisi, un cugino del leader di Hamas Abdelaziz Rantisi. Il figlio del defunto Faisal Husseini, Abed al-Qader al-Husseini (chiamato con il nome del nonno, che, quando ero bambino, era considerato il comandante delle gang arabe e che fu ucciso nel 1948 in una battaglia con le forze israeliane) è seduto di fronte al generale di brigata Shlomo Brom, ex vice comandante della divisione strategica dell’esercito israeliano. Vicino a David Kimche, ex dirigente del Mossad e direttore generale del ministero degli Esteri di Israele, è seduto Fares Kadura, un leader di Tanzim, gruppo militante palestinese di guerriglia [...] Parliamo e discutiamo (in buon ebraico) fin oltre mezzanotte con Hisham Abed al-Raziq, che ha passato 21 anni - metà della sua vita - in prigioni israeliane. Ora è il loro ministro per le questioni dei prigionieri. quasi sicuramente l’unico ministro del genere al mondo. Ma il nostro ministro-prigioniero, Natan Scharansky, a quanto pare è l’unica persona al mondo ad avere il titolo di ”ministro della Diaspora”. Un giorno o l’altro molto probabilmente la Palestina avrà un ministro della Diaspora invece di un ministro dei Prigionieri" (Amos Oz, ”Corriere della Sera” 21/10/2003). La diaspora palestinese supera gli 8 milioni di persone. Quasi la metà sono distribuiti tra Gaza, Cisgiordania, Siria, Libano e Giordania. In Giordania i palestinesi superano il 50 per cento della popolazione, ma il 20 per cento vive ancora in una decina di campi profughi" (Paolo Mieli, ”Corriere della Sera” 13/10/2003). Il maggiore ostacolo a un accordo di pace era (ed è) il diritto al ritorno dei profughi palestinesi. "Nabil Qasis, ex rettore dell’Università di Bir Zeit e ministro palestinese della Pianificazione, è un uomo gentile, introverso, melanconico. anche un negoziatore duro. Forse è l’unico membro del gruppo palestinese che non ha alcuna inclinazione a scherzare o a scambiare qualche piccola coltellata con gli israeliani. Mi ferma nei pressi della porta dei bagni per dirmi: ”Per favore, cerca di capire: per me rinunciare al diritto di ritornare alle città e ai villaggi che abbiamo perso nel 1948 significa cambiare la mia identità da adesso in poi”. [...] Da parte mia, dico che per quel che mi riguarda, ”ritorno” è una parola in codice che significa la distruzione di Israele e l’istituzione di due Stati palestinesi sulle sue rovine. Se c’ è ritorno, non c’è accordo" (Amos Oz). Passare da un’intimità perversa a una casa bi-familiare. Israeliani e palestinesi sono nemici, ma non sono estranei: "Perché noi e loro abbiamo avuto 36 anni di intimità. Sicuramente un’intimità violenta, amara, contorta, ma pur sempre intimità, perché solo loro e noi, non i giordani e non gli egiziani e certamente non gli svizzeri, sappiamo esattamente che cos’è un blocco stradale e che rumore fa un’autobomba e che cosa dicono esattamente di noi gli estremisti di entrambe le parti. [...] Il carceriere che lega il proprio polso a quello di un prigioniero per un’ora o due è un fatto di routine. Ma quello che si lega al suo prigioniero per 36 anni non è più un uomo libero. L’occupazione ci ha anche derubati della libertà. La conferenza non aveva intenzione di segnare l’inizio di una luna di miele tra le due nazioni. Piuttosto il contrario: il suo scopo era di attenuare, finalmente, questa contorta intimità. Di stilare un accordo di divorzio giusto. Un divorzio doloroso e complicato, ma che aprisse le manette. Loro vivranno a casa loro e noi nella nostra. La terra di Israele non sarà più una prigione, né un letto matrimoniale. Sarà una casa bi-familiare. Il legame tra carceriere e prigioniero a lui ammanettato diventerà una relazione tra vicini che hanno una scala in comune" (Amos Oz). "Che cosa non ha il documento dell’Iniziativa di Ginevra? Non ha denti. Non ha che una cinquantina di pagine. Ma se il pubblico da entrambe le parti lo accetta, domani o dopo, scoprirà che l’ingrato lavoro di fare la pace è già stato fatto. Quasi fino all’ultimo dettaglio. Se Sharon e Arafat vogliono usare questo documento come base per un accordo, gli autori non pretenderanno il copyright" (Amos Oz).