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 2005  dicembre 09 Venerdì calendario

Questione d’oriente Foglio dei fogli 22/09/2003 Integrazione. "In Europa, lo sappiamo, le comunità musulmane sono in rapidissima crescita

Questione d’oriente Foglio dei fogli 22/09/2003 Integrazione. "In Europa, lo sappiamo, le comunità musulmane sono in rapidissima crescita. Se i rapporti con queste comunità non sapranno essere gestiti in modo adeguato, la convivenza diventerà molto difficile" dice Kemal Dervis, ex vicepresidente della Banca Mondiale, oggi deputato al parlamento turco e rappresentante per il suo paese alla Convenzione europea (Simonetta Della Seta, ”Avvenire” 11/7/2003). Vignette. ”Una vignetta che Peter Arno disegnò per il ”New Yorker” molti anni fa, ripresa di recente dalla ”New York Review of Books”, riassume in modo fulminante l’indifferenza e l’ignoranza occidentali nei confronti del mondo musulmano. C’è un americano con il cappello da cow-boy che si sporge dalla decapottabile e urla a un musulmano prostrato in preghiera, ad un lato della strada: ehi tu, vado bene per la Mecca?” (Vanna Vannuccini, ”la Repubblica” 20/8/2003) Reyes Catolicos. "Allah Akhbar": era da 511 anni che non si udiva il richiamo alla preghiera del muezzin a Granada, Spagna del sud, da quando, nel 1492, Isabella e Ferdinando, i ”Reyes Catolicos”, entrarono nella città andalusa terminando la riconquista della Penisola Iberica. Il 10 luglio scorso, infatti, è stata inaugurata la moschea, resa possibile grazie a Mohammed Al Qassim, un sultano degli Emirati Arabi che ha versato un contributo di 3,4 milioni di euro (Renata Pisu, ”la Repubblica” 11/7/2003; Mino Vignolo, ”Corriere della Sera” 9/7/2003). Sangue. Il figlio di Bin Mohammed Al Qasim, il sultano di Sharjah: "Vengo a Granada con l’emozione di chi torna alla propria patria [...] Il nostro sangue e quello dei nativi si è mescolato nei secoli. Spero che le mie parole siano intese come un richiamo alla fratellanza". Non tutti, però, erano d’accordo alla costruzione della moschea: ”I lavori iniziati venti anni fa, sono stati più volte sospesi, ripresi, intralciati, fino a quando, nel 1992, il governo socialista di Felipe Gonzalez non ha firmato una legge che istituisce l’intesa di collaborazione tra lo Stato iberico e la Commissione islamica di Spagna, il paese che per primo in Europa ha garantito pieno riconoscimento giuridico ai musulmani” (Renata Pisu). Ora di religione. Il Land tedesco della Bassa Sassonia ha lanciato un esperimento pilota per l’insegnamento dell’Islam: in otto scuole pubbliche, da quest’anno gli studenti potranno scegliere di dedicare l’ora di religione allo studio dell’Islam. Se funzionerà, il progetto sarà esteso ad altri istituti. Nella Bassa Sassonia ci sono 40mila studenti musulmani (’Corriere della Sera” 2/9/2003). La religione a scuola. Germania: due ore di religione alla settimana obbligatorie; ogni Land, attraverso leggi regionali e accordi con le varie comunità, regola l’insegnamento della religione nelle proprie scuole (oltre allo studio dell’islam, vengono insegnate la religione cattolica, evangelica, ortodossa, neoapostolica ed ebraica). Francia: per il principio della laicità dello Stato, nelle scuole pubbliche non è previsto l’insegnamento della religione (uniche eccezioni, la regione dell’Alsazia-Lorena, dove leggi locali danno spazio al cattolicesimo e al protestantesimo). Gran Bretagna: l’obbligo dell’insegnamento vale dai 5 ai 16 anni, ma i genitori possono decidere per l’esonero; le scuole religiose britanniche sono a tutti gli effetti istituti statali. Italia: l’insegnamento della religione cattolica è assicurato dallo Stato fino alle medie superiori, ma non è obbligatorio (’Corriere della Sera” 22/8/2003). Averroè. Dopo una battaglia di parecchi mesi e tre pareri sfavorevoli delle autorità scolastiche locali, il 2 settembre è stato inaugurato a Lille, nella regione francese del Nord-pas-de-Calais, il primo liceo privato di religione islamica ”Averroè”. Sei ragazzi e altrettante ragazze, a cui è permesso, ma non imposto, il chador (proibito per legge, ma di fatto tollerato dai singoli istituti). "Un liceo in cui è previsto l’insegnamento della religione musulmana, ma dove i programmi scolastici sono gli stessi: l’unica differenza è che qui non è vietato portare il velo. è stata proprio l’attenzione catalizzata dal foulard delle studentesse nelle scuole pubbliche a determinare la nascita di questa scuola", spiega il direttore aggiunto, Makhlouf Mamèche, l’insegnante di storia e geografia (Elisabetta Rosaspina, ”Corriere della Sera” 2/9/2003). Corano. A meno di ventiquattr’ore dalla sua affissione, il quadro con il nome di Allah e la sura 112 del Corano ("Allah è Unico, Allah è l’Assoluto") è già scomparso dalle pareti della scuola elementare ”Antonio Silveri”, in piazza Enrico Berlinguer, a Ofena (L’Aquila), 650 abitanti sotto i dirupi del monte La Serra, a 25 chilometri dal Gran Sasso. Ad appenderlo, affianco al Crocefisso, era stato il presidente dell’Unione dei Musulmani in Italia, Adel Smith, 43 anni, tipografo e scrittore, che da tempo vive nel nostro paese con la famiglia e tre figli. A schiodarlo dal muro, una delle tre maestre della scuola, su ordine del dirigente del distretto scolastico, il preside Angelo Recina. "Questo per me si chiama razzismo" attacca l’islamico (che in segno di protesta ha ritirato suo figlio), "lo abbiamo staccato per motivi di opportunità", ribatte l’altro. Il signor Smith non è nuovo a queste battaglie: aveva già diffidato i ministeri dell’Interno, della Salute e dell’Istruzione affinché rimuovessero i crocefissi sui muri, o in alternativa, autorizzassero a esporre, al suo fianco, i simboli di tutte le religioni (Fabrizio Caccia, ”Corriere della Sera” 17/9/2003; Gabriella Jacomella, ”Corriere della Sera” 16/9/2003). Reciprocità. "Dobbiamo aprire le catacombe! Oggi non sussiste diritto alla reciprocità, perché il cristiano che diventa musulmano può manifestare tranquillamente la sua fede, mentre il musulmano che diventa cristiano vive nella paura?", si chiede Nura, magrebina che vive in Italia, musulmana convertita al cattolicesimo, e invoca l’intervento della Chiesa: "Dovrebbe chiedere ai governi musulmani di sottoscrivere il diritto alla reciprocità. In caso di difficoltà, infatti, sono costretta a dire che non sono cristiana. Se lo dichiarassi non potrei più tornare nel mio paese d’origine. Anche se ho acquisito la cittadinanza italiana, nel mio paese sono sottoposta alle leggi locali" (Magdi Allam, ”Corriere della Sera” 3/9/2003).