9 dicembre 2005
Questione d’oriente Foglio dei fogli 04/08/2003 Ritorno alle origini. "Al momento di sciogliere le righe, secondo una testimonianza resa da Hassan al Rawi, comandante della Guardia Repubblicana, davanti ai figli in lacrime Saddam avrebbe accettato come una sfida esaltante la prospettiva di vivere da fuggiasco: ”Il potere ci aveva viziato, non può che farci bene tornare al nomadismo delle origini”" (Gianni Perrelli, ”L’espresso” 7/8/2003)
Questione d’oriente Foglio dei fogli 04/08/2003 Ritorno alle origini. "Al momento di sciogliere le righe, secondo una testimonianza resa da Hassan al Rawi, comandante della Guardia Repubblicana, davanti ai figli in lacrime Saddam avrebbe accettato come una sfida esaltante la prospettiva di vivere da fuggiasco: ”Il potere ci aveva viziato, non può che farci bene tornare al nomadismo delle origini”" (Gianni Perrelli, ”L’espresso” 7/8/2003). Il nomade Elvis. "Saddam ha un nuovo soprannome. Prima del conflitto la Cia lo chiamava ”il nomade”, perché si spostava di continuo. Ora i militari lo hanno ribattezzato ”Elvis”. Perché come il celebre cantante lo vedono ovunque. [...] Gli informatori, sulla cui attendibilità c’è sempre da dubitare, insistono nell’affermare che Saddam ha cambiato d’aspetto. Si sarebbe tagliato i baffi, avrebbe i capelli lunghi e grigi, la barba, cercherebbe di farsi passare per un contadino" (Guido Olimpio, ”Corriere della Sera” 31/7/2003). "Le tracce di Saddam si perdono il 9 aprile a Baghdad, davanti alla moschea del quartiere Adamiyah, proprio nelle stesse ore in cui viene abbattuta la sua statua in piazza del Paradiso. Compare per l’ultima volta in pubblico, concendendosi un bagno festoso di folla che contrasta clamorosamente con le scene di giubilo selvaggio esplose per la caduta del regime nel resto della capitale". Da quel momento cominciano le leggende metropolitane: la cameriera d’un suo nipote giura di averlo visto a Tikrit; il passeggero di un taxi, a Baghdad, racconta al giornale ”Al Manar” che il conducente era il rais in persona; un barbiere della capitale sostiene che Saddam gli è piombato di sera in casa chiedendogli ospitalità e, dopo aver mangiato e dormito un paio d’ore, gli ha lasciato una grossa somma di denaro e un paio di orecchini (Gianni Perrelli). "Denaro per garantirsi la sopravvivenza in un’estenuante mobilità non gli manca. Un giaciglio di fortuna può pagarlo a peso d’oro. Per involarsi dopo poche ore di sonno, prima che eventuali traditori possano venderlo agli americani (sul suo capo pende una taglia di 25 milioni di dollari). A fine giugno, vicino Balad, i rangers hanno intercettato un nipote di Saddam, che viaggiava con 800 mila dollari stipati dentro una valigetta. E in una fattoria deserta della stessa zona hanno trovato milioni di dollari in contanti e una grande quantità di gioielli: sicuramente una delle banche segrete a cui attingevano gli uomini del rais. A proteggerlo, seguendolo nelle frenetiche peregrinazioni, sarebbe un manipolo di fedelissimi, svaniti nel nulla dopo la caduta del regime e guidati da un misterioso ufficiale della Guardia Repubblicana. Non più di poche decine di arditi conosciuti con il soprannome di shabbah (fantasmi, appunto)" (Gianni Perrelli). Wafik al-Samarrai, un tempo capo della polizia segreta militare, poi riparato all’estero da oppositore del regime, a ”Le Figaro”: "Si sposta al massimo con due o tre uomini, non usa telefoni satellitari per non farsi intercettare, gli ordini che deve mandare ai suoi fedelissimi li invia attraverso messaggeri che si muovono da una parte all’altra tra Tikrit e Samarra". Secondo Wafik ancora oggi il raìs può far conto su un piccolo esercito, feddayn, personaggi del partito Baath, qualche ufficiale, i suoi gorilla e gente della sua tribù, in tutto una truppa scelta dagli 8 ai 15 mila uomini" (Attilio Bolzoni, ”la Repubblica” 28/7/2003). " un ufficiale, probabilmente scelto nel clan di Tikrit. Saddam ha affidato la sua sicurezza a questo misterioso militare, del quale non è stata svelata l’identità. Secondo le voci che popolano le notti di Baghdad e le informazioni in mano agli Usa, l’ufficiale e il rais erano insieme quando sono riusciti a sfuggire a una nuova trappola tesa dalle forze d’occupazione" (Guido Olimpio, ”Corriere della Sera” 28/7/2003). "Steve Russel c’è andato vicino. I quindici minuti di celebrità previsti da Andy Warhol potevano toccare a lui. Il giornale di Del City, la sua cittadina laggiù nell’Oklahoma, avrebbe magari titolato: ”Steve, il cacciatore di tiranni”. Avrebbe intervistato la mamma o l’ex fidanzata. Magari gli sarebbero arrivati anche una medaglia e un aumento di stipendio. Invece nulla. Il tenente colonnello Steve Russel ha solo sfiorato Saddam Hussein" (Andrea Nicastro, ”Corriere della Sera” 28/7/2003). "Era lì fino a poche ore prima. Era solo con le sue due o tre guardie del corpo più fedeli, protetto dal silenzio dei capi tribù tra quei villaggi e quelle piantagioni di datteri che da Tikrit scendono sino a Samarra. Era nascosto sul fiume, Saddam Hussein, in un tratto tortuoso del Tigri che è diventato ormai il suo ultimo rifugio. braccato, gli americani fiutano il suo odore. Giorno dopo giorno sta cedendo anche quel muro di omertà che per 4 lunghissimi mesi ha coperto la sua latitanza. Il covo dove i marines sono piombati all’alba di domenica era ancora ”caldo”" (Attilio Bolzoni, 28/7/2003). "Durante la guerra il raìs si spostava ”ogni notte” da un rifugio all’altro, oggi è costretto a farlo ”ogni due-quattro ore”. Almeno questo è quello che hanno rivelato alla Cnn fonti dell’intelligence" (Guido Olimpio, ”Corriere della Sera” 29/7/2003). Kamikaze. Secondo il giornale arabo ”Al Hayat”, "Saddam avrebbe studiato un sistema per non farsi prendere vivo e rendere irriconoscibile il suo corpo. Sotto gli abiti porta due cinture esplosive, pronto a farle saltare nel caso stesse per essere catturato. Il dispositivo coprirebbe parte della vita fin sopra il ginocchio. E il raìs terrebbe costantemente in una mano il detonatore" (Guido Olimpio, 31/7/2003). La strategia impiegata dagli americani per catturare l’ex dittatore "è quella della terra bruciata. Hanno realizzato una ”mappa” sul rais che raccoglie coordinate geografiche, amicizie, rapporti familiari, complicità. [...] Ogni giorno i soldati fanno irruzione in una serie di luoghi ritenuti sospetti. In apparenza sono blitz a vuoto, una perdita di tempo snervante, una corsa dietro falsi allarmi. Ma queste azioni hanno l’effetto di circoscrivere il terreno dei fuggitivi" (Guido Olimpio, 28/7/2003). Gli americani adesso danno la caccia anche al terzo figlio del rais: "Il ragazzo che Saddam aveva avuto dalla donna sposata in seconde nozze [la curda Samira Shah Bandar, che il dittatore aveva costretto a divorziare dal primo marito]". Si chiama "Alì Saddam Hussein, un ventenne che prima della guerra frequentava l’Accademia militare. Tutti credevano che fosse in Svizzera. Ma qualcuno aveva fatto sapere ai marines che era qui. A Baghdad" (Attilio Bolzoni, ”la Repubblica” 29/7/2003). Traditori/1. Raghad Hussein, figlia di Saddam, intervistata dalla tv al-Arabiya con la sorella Rana: "La caduta di Baghdad è stato un tradimento ordito da persone di completa fiducia di nostro padre". Le due donne, che hanno chiesto asilo politico in Giordania, hanno anche fatto sapere che Saddam "era un buon padre". Inevasa la domanda sull’omicidio dei loro due mariti voluto dallo stesso rais (’Adnkronos” 1/8/2003). Traditori/2. "Si dice che l’ex segretario di Saddam, la sua onnipresente ombra, Abid Hamid Mahmud al-Tikriti, l’abbia tradito. Arrestato il 17 giugno, il solerte segretario avrebbe ricostruito l’elenco di proprietà e parenti sui quali il rais pensava di appoggiarsi. Nell’elenco c’era la villa di Mossul dello sceicco Nawaf, dove sono stati sorpresi e ammazzati i figli del dittatore" (Andrea Nicastro, 28/7/2003). Traditori/3. Safqua. "Significa ”accordo segreto” ma nell’accezione diremo truffaldina del termine". Al Cairo circola voce che dietro la caccia a Saddam ci sia una safqua: "Stipulatori per così dire di tanto marchingegno due personaggi di rilievo: il generale Maher Sufian, fedelissimo di Saddam, comandante della piazza militare di Baghdad, già responsabile e selezionatore dei gorilla del Tiranno; il Capostazione della Cia a Baghdad operativo ”almeno sei mesi prima dello scoppio della guerra”. Breve: il fidatissimo generale iracheno si sarebbe tranquillamente venduto Saddam e figli" (Igor Man, ”La Stampa” 27/7/2003). "Non c’è nulla di più difficile che liquidare un assassino". Frase pronunciata da membri della Task Force 20 che sta dando la caccia a Saddam Hussein (Guido Olimpio, 28/7/2003).