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 2005  dicembre 05 Lunedì calendario

E il signor Candy si arrende "Italia addio, costa troppo", La Repubblica 05/12/2005. Il signor Candy ha annunciato un paio di settimane fa che chiuderà entro il 2006 la sua fabbrica di Donora, nella bassa bergamasca, per concentrare la produzione di frigoriferi a Podborany nella Repubblica Ceca

E il signor Candy si arrende "Italia addio, costa troppo", La Repubblica 05/12/2005. Il signor Candy ha annunciato un paio di settimane fa che chiuderà entro il 2006 la sua fabbrica di Donora, nella bassa bergamasca, per concentrare la produzione di frigoriferi a Podborany nella Repubblica Ceca. Una decisione che non è stata scalfita nemmeno dagli ultimi segnali di ripresa annunciati dall´Ocse e dal Censis. Per Aldo Fumagalli, presidente operativo e amministratore delegato del gruppo Candy, infatti, la mancanza di competitività nel settore del freddo è un ormai problema strutturale. E dunque non può essere un´eventuale ripresina a cambiare le carte in tavola. Presidente Fumagalli, quanta gente perderà il lavoro? Non era possibile una soluzione diversa? «L´impianto di Donora impiega circa 500 persone. E purtroppo la chiusura è una scelta dolorosa senza alternative. Mantenere lo stabilimento in Lombardia danneggerebbe l´intera azienda, impedendole di investire in innovazione, ricerca e pubblicità». Questa operazione non mette a rischio anche gli altri dipendenti italiani del gruppo? «In realtà è vero proprio il contrario. Il potenziamento dello stabilimento di Podborany che ha raggiunto una capacità produttiva di oltre 800 mila pezzi all´anno difenderà il posto di lavoro dei dipendenti di Brugherio dove ha sede il nostro quartier generale. Perché anche grazie alla spinta che ci darà l´impianto nella Repubblica Ceca potremo potenziare le nostre attività nell´innovazione e nella comunicazione». Cosa vi ha spinto a delocalizzare? «Ormai in Italia non è più possibile produrre frigoriferi. Bastano due numeri per capirlo: 3 e 21. Perché da noi il lavoro costa 21 euro all´ora e a Podborany, poche decine di chilometri da Praga, soltanto 3 euro». Eppure la differenza del costo del lavoro non riguarda solo i frigo ma anche le lavapiatti, le cucine, i forni, le lavapanni. O no? «Il settore del freddo sta attraversando una crisi terribile. Quest´anno in Europa le vendite di frigo sono calate dell´8 per cento, in Italia addirittura del 20 per cento. Una riduzione che si aggiunge al 3-4 per cento già perso nel 2004. Il risultato è una guerra selvaggia sui prezzi che azzera i margini dell´industria e produce perdite crescenti». E allora perché non delocalizzate anche i forni e le lavapanni? «Ci sono elettrodomestici che possiamo continuare a produrre in Italia come le lavapiatti e le lavapanni perché si tratta di prodotti con alto valore aggiunto e i clienti sono disposti a riconoscere il valore della marca. Ma per i frigoriferi è finita: meglio spostarsi». In Italia ci sono una dozzina di fabbriche di frigo. Anche i suoi concorrenti seguiranno l´esempio di Candy? «Un nostro concorrente piuttosto famoso ha già trasformato uno stabilimento specializzato nel freddo in un impianto che produce forni e cucine. Nel nostro settore lo sanno tutti e nessuno s´illude che per le fabbriche di frigo ci sia un futuro in Italia. Insomma, è meglio fare i conti con la realtà senza nascondere la testa sotto la sabbia. E poi parliamoci chiaro: la competizione è sempre più dura e se vuoi restare sul mercato non ci sono molte alternative». Giorgio Lonardi