Bernard-Henri Levy, Chi ha ucciso Daniel Pearl? Rizzoli, 2003, 7 dicembre 2005
Gli Emirati sono la banca del terrorismo e tutti lo sanno. Scalo: Dubai. Sono in viaggio per l’Afghanistan, ma faccio scalo a Dubai [
Gli Emirati sono la banca del terrorismo e tutti lo sanno. Scalo: Dubai. Sono in viaggio per l’Afghanistan, ma faccio scalo a Dubai [...] con la speranza, giacché ci sono, di racimolare informazioni sulle finanze, le reti i traffici e il funzionamento di Al Qaida. Siamo sempre alla fine del 2002. [...] Rintraccio un amico, Sultan B., dirigente di una banca araba, che non ha eguali quando si tratta di guidare qualcuno nei meandri dei circuiti finanziari [...] Il blocco dei conti sospetti operato all’indomani dell’11 settembre in seguito alle pressioni degli americani è, visto da Dubai, uno scherzo. Troppo lento, troppo annunciato. Troppi problemi (se non altro a causa dell’ortografia dei nomi arabi, delle trascrizioni in inglese e anche delle omonimie) nell’identificazione dei titolari. «Immagina», dice Sultan, «una circolare americana che arriva in una banca inglese e dice: ”Bloccate il conto di Mr Miller, residente a Londra”. Anzi immagina che dica: ”Mr Miller, o Mr Miler, o forse Mr Mailer, non lo sappiamo con certezza”» [sul conto del numero 2 di Al Qaida, Ayman al-Zawahiri, furono trovati solo 252 dollari]. [...] Le risorse di Al Qaida. Tutti fanno come se Al Qaida e bin Laden fossero la stessa cosa. Tutti, l’occidente come il mondo arabo, sembrano dare per scontata l’idea di un’organizzazione terroristica finanziata dal tesoro del miliardario saudita e della sua famiglia. [...] Il guaio è che non è vero. Al Qaida, me ne rendo conto a Dubai, non è più da tempo la virtuosa impresa famigliare autosufficiente. un organizzazione mafiosa. Un trust. Una gigantesca rete di estorsori di fondi estesa in tutto il pianeta e da cui Osama bin Laden stesso, anziché spogliarsi dei suoi beni, traeva e continua a trarre beneficio. [...] Ci sono giovani finanzieri, come Omar Sheick, che sono diventati maestri nell’arte [...] di ritorcere contro l’occidente le sue armi e, talvolta, i suoi vizi. «Conosci la tecnica?», mi chiede Sultan. «Consiste nel vendere un’azione che non hai ma che una banca ti affitta su commissione e che tu riacquisterai a prezzo di mercato dopo un po’, quando sarà giunto il momento di resituirlo alla suddetta banca. Supponi che il titolo valga cento, ma che tu abbia buone ragioni per credere che presto varrà cinquanta...ebbene tu affitti il titolo, lo vendi immediatamente...e quando il titolo precipita, come previsto, tu riacquisti a 50 quello che hai venduto a 100 e intaschi la differenza [...] Conosco una banca che ha fatto questo tipo di operazione, qui, fra l’8 e il 10 settembre 2001, sui grandi valori del Dow Jones, per conto di operatori legati a bin Laden. Ho il nome di una banca che, ”shortando” (è questo il termine) ottomila titoli della United Airlines il 7 settembre, poi milleduecento dell’American Airlines la mattina del 10, ha consentito l’autofinanziamento dell’attentato alle due torri». [...] «L’integralismo è un business», mi spiega Brahim Memenzadeh, un avvocato saudita liberale. «Non lo dico per deformazione, né perché ne ho la riprova, qui in questo ufficio, dieci volte al giorno, ma perché è un fatto. La gente si nasconde dietro l’islamismo. Se ne serve come di un paravento e dice: ”Allah Akbar!”. Ma noi, qui, sappiamo come stanno le cose [...] Siamo noi a preparare i documenti e stipulare i contratti. E posso dirle che se ne fregano quasi tutti di Allah. Abbracciano l’integralismo perché, soprattutto in Pakistan, non è altro che una fonte di potere e ricchezza. [...] L’osservazione importante. Sultan mi spiega che, frugando negli appartamenti, nei nascondigli, nelle auto abbandonate dai pirati dell’aria, l’Fbi ha rintracciato, già il 18 settembre, alcuni bonifici che hanno costituito la base del finanziamento dell’operazione: secondo stime concordi si tratta all’incirca di 500mila dollari, forse seicentomila, una somma considerevole se la si paragona ai 20 o 30mila dollari che era costato, nel 1993, il primo attacco al World Trade Center. Più precisamente, gli investigatori si sono concentrati su uno di questi bonifici, forse il primo, perché risale all’agosto del 2000 e parte da una grande banca degli Emirati in direzione del conto aperto negli Stati Uniti da Mohammed Atta, dopo il periodo trascorso a Amburgo: 100mila dollari inviati da un personaggio misterioso che, due mesi prima, è arrivato a Dubai dal Qatar con un passaporto saudita e che dice di chiamarsi Mustafa Muhammad Ahmad. [Queste le scoperte degli investigatori]: 1. Il conto americano di Mohammed Atta è, nei mesi che seguono la sua apertura, il punto di partenza di tutta una serie di piccoli bonifici, diecimila dollari, a volte meno, diretti a una dozzina di sottoconti aperti, per la maggior parte alla Sun Trust Bank, in Florida, a nome dei suoi complici. 2. Una volta trasferito su questi sottoconti, il denaro viene ritirato in contanti, in mazzette da cento, duecento o trecento dollari, agli sportelli Bancomat [...] 3. L’11 settembre 2001, Atta, ma anche Marwan al-Shehhi e Waleed al-Sheheri, due dirottatori del primo aereo, quello che partirà da Boston, rispediscono a Mustafa Ahmad, l’autore del grosso bonifico iniziale, uno quattromila dollari, l’altro 5.400 e il terzo 5.200, per un totale di 14.600 dollari, che corrispondono al denaro destinato alla missione rimasto inutilizzato e quindi scrupolosamente restituito [...]. 4. Mustafa Ahmad, che non si è mosso da Dubai, verifica la somma avanzata, la gira sul conto di una banca pakistana e, il giorno stesso, cioè l’11, parte, sempre col suo passaporto saudita, per Karachi, dove, nella giornata del 13, effettua sei prelievi che gli consentono di svuotare il conto. Poi scompare nel nulla. 5. Mustafa Ahmad non si chiamerebbe Mustafa Ahmad, ma Shaykh Saiid, ovvero Saeed Scheik, ovvero Omar Saeed Sheick, insomma il mio Omar [che organizzò il rapimento di Daniel Pearl, giornalista del ”Wall Street Journal” ucciso in Pakistan il 31 gennaio 2002]. Bernard-Henri Levy, Chi ha ucciso Daniel Pearl? Rizzoli, 2003