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 2005  dicembre 07 Mercoledì calendario

A Dubai ricostruiscono il mondo (isole comprese), Ventiquattro-Il Sole 24 ore, novembre 2003 Il verde delle palme del Kerala è un ricordo che Soman rinfresca nella propria mente solo una volta all’anno, quando torna a casa, in India

A Dubai ricostruiscono il mondo (isole comprese), Ventiquattro-Il Sole 24 ore, novembre 2003 Il verde delle palme del Kerala è un ricordo che Soman rinfresca nella propria mente solo una volta all’anno, quando torna a casa, in India. «I bambini verranno qui alla fine della scuola», dice con i denti bianchi che spiccano sulla carnagione olivastra, mentre lo sguardo spazia dal chiarore del deserto alla luce metallica dei grattacieli. «Saranno qui due settimane». Soman, che vive in un monolocale con altri tre connazionali, lavora a Dubai da dieci anni e dice di trovarsi bene, qui. Ma, come gli altri 800mila indiani che costituiscono buona parte dello scheletro produttivo del secondo emirato più grande, spera di risparmiare abbastanza per poter tornare, un giorno non troppo lontano, a casa. Per rimanerci. Intanto, lavora, lavora, lavora. Soman è un piccolo punto dell’arazzo di etnie che costituisce una delle tre grandi forze di Dubai, Emirato di 1,1 milioni di abitanti, di cui l’85 per cento stranieri o, come li chiamano qui, expatriate. Gli altri due assi nella manica sono la visione futuristica, secondo alcuni quasi visionaria, che la famiglia reale ha di Dubai e la spinta iniziale dei petroldollari: solo iniziale, si intende. Un meccanismo propulsore di un razzo che ormai è puntato dritto verso il futuro e si rinforza di giorno in giorno. Oggi, infatti, il petrolio pesa poco più del 6 per cento sul Pil nazionale, contro il 15 per cento del turismo, e tutto il resto è assorbito da un’intensa attività di trading tra Oriente, Africa e Occidente e da una vera e propria esplosione immobiliare. Dubai va visitata di persona, perché cambia pelle molto velocemente. « una realtà che non lascia spazio al tempo, la vedi oggi e fra sei mesi puoi essere sicuro che sarà già diversa», dice Aldo Volini, console italiano, «il» console preferito di Sua altezza reale lo sceicco Mohammed bin Rashid Al Maktoum, principe regnante il cui affascinante ritratto non manca in nessun ufficio in cui una donna può dire la sua. Ma una cosa è certa: la festa italiana del 2 giugno organizzata da Volini è quella da cui nessuno, della Dubai che conta, vorrebbe restare escluso. Se c’è qualcuno che si entusiasma al pensiero dei disegni di riqualificazione in corso per Milano o Roma dovrebbe considerare seriamente il confonto con Dubai. «In questo preciso istante in città si stanno costruendo circa 700 grattacieli, tra cui il più alto del mondo», snocciola orgoglioso Hamad Mohammed bin Mejren del Dipartimento del turismo. Hamad ha gli occhi che brillano. Nel suo candido kandhoura, indossato da tutti i nativi, emana una sensazione di tranquillità che non ci si aspetterebbe in questo angolo di Golfo arabico stretto da vicini a dir poco scomodi. Hamad guarda lontano. Come tutti, qui, del resto. Vedono il futuro così come lo illustrano ai potenziali investitori, concreto come in una proiezione di computer grafica, un futuro di cui conoscono esattamente la posizione di ogni singola tessera del puzzle. Non è un caso che Jones Lang LaSalle, in un voluminoso studio intitolato World Winning Cities, abbia posizionato proprio Dubai al top della classifica delle città «in grado di creare le migliori condizioni propedeutiche al successo, identificate applicando parametri tesi a misurare la crescita economica, il dinamismo dell’attività immobiliare e le performance del settore». E qui davvero nessuno, nemmeno gli expatriate, si limita più all’orizzonte del proprio naso. Raju, conoscente di Soman, lavora a Jumeirah e si occupa di una nursery un po’ particolare. Si tratta di far crescere qualcosa come 12mila palme, destinate ai viali principali e ai giardini delle oltre duemila ville di lusso di quella che ormai è conosciuta come l’Ottava meraviglia del mondo: «The Palm». Sabbia rapita alla sabbia e mischiata con altra sabbia per dare vita a due isole create dalla mano dell’uomo ma ben visibili dalla spazio, anzi dalla Luna. Sia ben inteso, nessun aereo di linea sarà autorizzato a volarci sopra, ma «Palm Jumeirah» e «Palm Jebel Ali» caratterizzeranno inconfondibilmente il profilo del Golfo arabico. Se negli anni Cinquanta Dubai era solo un piccolo centro di pesca e nel 1967 si è scoperta ricco di oro nero, oggi conta 4,7 milioni di presenze alberghiere all’anno, poco rispetto ai 15 milioni di turisti pianificato per il 2010. L’aeroporto di Dubai, dopo il recente ampliamento, ha visto transitare 16,5 milioni di passeggeri nel 2002 ma con il completamento del terzo tronco, già in fase di avanzata realizzazione, ne ospiterà 60 milioni. «Londra è a quota 80 milioni - dice Talal al-Suwaidi del Dipartimento del turismo - ma con tre aeroporti». Un bel business, se si pensa che già oggi il duty free aeroportuale fattura un milione di dollari al giorno. E, se il disegno del futuro è un puzzle, la compagnia di bandiera, Emirates, ne è la parte centrale. Grazie a una campagna acquisti da record e a un reclutamento continuo da tutte le compagnie del mondo. «Sono 91 le nazionalità rappresentate in Emirates», spiega Clive Reed, vice presidente training (ed è un comandante italiano arrivato dall’Alitalia 10 anni fa a occuparsi della selezione, a livello mondiale, dei piloti). Emirates è oggi tra le prime sei compagnie per profitto e tra le prime venti per dimensione, oltre a essere pluripremiata come miglior linea aerea al mondo. Nel giugno scorso ha annunciato il più grosso ordine della storia dell’aviazione civile, per un valore di 20 miliardi di euro, comprensivo anche di 48 dei nuovi A380, giganti dell’aria in grado di trasportare circa 600 passeggeri: «La prospettiva di Dubai - dice Reed - è diventare il più importante hub del XXI secolo. Emirates prevede di trasportare 29 milioni di persone e 1,5 milioni di tonnellate di merci all’anno entro il 2010 cominciando con l’inaugurazione delle rotte verso gli Usa già il prossimo anno». La famiglia reale non vuole solo turisti: vuole investitori, gente pronta a condividere la grande visione del futuro. La chiamano la nuova Hong Kong: con le free zone che garantiscono l’esenzione da qualsiasi imposta per un periodo di 15 anni rinnovabili, piovono le richieste di insediamento e mancava dunque solo il tocco finale, vale a dire la possibilità di acquistare proprietà immobiliari. E con esse, automaticamente, la residenza nell’Emirato. Anche per questo è nato l’idea di «The Palm Jumeirah». L’infrastruttura dell’isola, 120 chilometri di spiaggia bianca, sarà completata alla fine di questo mese, dopodichè inizieranno i lavori di costruzione dei 40 hotel extralusso che vi si insedieranno, delle duemila ville da Paperoni e degli appartamenti, la cui consegna complessiva è prevista per la fine del 2005. Ma è quasi difficile farne parlare i rappresentanti della Nakheel, che preferiscono passare ai prossimi sviluppi, vale a dire «The Palm Jebel Ali» e «The World». Forse perché è tutto venduto: «Sì, la maggior parte delle residenze è andata esaurita in 48 ore», spiega Hamza A. Mostafa, responsabile vendite. Tra i compratori, la famiglia Beckham, diversi calciatori inglesi e anche un’ottantina di italiani. Chi? «Se glielo dicessi annullerebbero i contratti», risponde Hamza [...]. I compratori possono scegliere tra 36 stili diversi, ogni villa è dotata di piscina e spiaggia privata, oltre che di attracco per la barca. Quanto al mare, giurano che la protezione ambientale è assicurata da una squadra di biologi. E i fortunati acquirenti potranno scegliere di immergersi alle Maldive, in Belize, in Australia, a secondo della zona che preferiranno: ricostruiranno i diversi habitat, roba da non crederci. Ma, a questo punto, come si fa a dubitare? Non contento di avere l’hotel più lussuoso del mondo, il sette stelle ”Burj Al Arab” - questo sì che va addirittura oltre le Mille e una notte, in un trionfo di eccessi - Sua altezza reale Mohammed bin Rashid Al Maktoum ha dato il via anche a «The World»: 250 isole artificiali per circa 5,6 milioni di metri quadrati che riprodurranno la fisionomia del globo. Qui, in vendita - da 8,5 a 20 milioni di dollari - ci saranno le singole isole, sulle quali ognuno potrà lasciare ampio spazio alla fantasia e alle proprie tasche. Ma questa è già un’altra Storia. Evelina Marchesini