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 2005  dicembre 07 Mercoledì calendario

Beci Marco, di anni 43. Barba e baffi folti, pacioso, nipote di monsignore, figlio di preside, volontario sin da ragazzo, massima passione l’Africa, lavorava nella Cooperazione internazionale

Beci Marco, di anni 43. Barba e baffi folti, pacioso, nipote di monsignore, figlio di preside, volontario sin da ragazzo, massima passione l’Africa, lavorava nella Cooperazione internazionale. Sposato, tre figli piccoli, quando non era in missione viveva a Pergola (Pesaro). Altrimenti girava per zone di guerra, curava progetti di ricostruzione e finiva per occuparsi pure di qualche bambino. Una volta si era trasferito a Zagabria con la famiglia: dalla casa si vedevano i bagliori delle bombe, lui sosteneva ch’erano tuoni. A Nassiryah dal 16 ottobre, dormiva controvoglia su una branda in una palazzina dell’Arma. Doveva occuparsi d’un acquedotto, trovò due bambini cardiopatici da portare in Italia. Alle 10 e 40 di mercoledì fu dilaniato dallo scoppio di un’autobomba penetrata nella base italiana di Nassiryah, 375 chilometri a sudest di Baghdad, due ore di fuso orario dall’Italia, dove erano le 8 e 40. Bruno Massimiliano, di anni 40, bolognese, laurea in Biologia, viveva a Civitavecchia (Roma) coi figli, Leonardo e Simone, e la moglie, Longo Giuseppina, capelli rossi, efelidi, impiegata. Maresciallo, ogni mattina, viaggiava fino a Roma, per lavorare al Ris. Talvolta si portava dietro Simone, che poi per ore non parlava d’altro. Per 4 mesi insegnò alla polizia irachena metodi d’indagine scientifica. Alle 10 e 40 di mercoledì morì nello scoppio di un’autobomba penetrata nella base italiana di Nassiryah, 375 chilometri a sudest di Baghdad. Carrisi Alessandro, di anni 23. Faticava a trovare lavoro a Trepuzzi (Lecce), ripiegò sul servizio militare nell’esercito e finì per restarci. Il 12 ottobre partì per l’Iraq, martedì telefonò al fratello Morris per dirgli che straordinariamente era piovuto. Mercoledì scortava per il campo una troupe cinematografica. Alle 10 e 40 fu ucciso dallo scoppio di un’autobomba penetrata nella base italiana di Nassiryah, 375 chilometri a sudest di Baghdad. Cavallaro Giovanni, detto ”Serpico”, di anni 47, a 19 era entrato nell’Arma col fratello gemello, Placido. Maresciallo ad Asti, viveva a Nizza Monferrato con la seconda moglie Sabrina, di anni 35, e la figlia, Lucrezia, di anni 4. Alle 10 di mercoledì bevve un caffè con un collega. Poi entrò nel suo ufficio, che saltò in aria alle 10 e 40, sbriciolato dall’esplosivo di un’autobomba penetrata nella base italiana di Nassiryah, 375 chilometri a sudest di Baghdad. Coletta Giuseppe, di anni 38. Vicebrigadiere, motociclista, dattilografo, sempre pronto allo scherzo. Da 20 anni in servizio a San Vitaliano, Napoli, stava per trasferirsi a Canicattini Bagni (Siracusa), con la moglie Margherita, di anni 33, e la figlia Maria, di anni 2. Raccoglieva abiti per l’Africa e partecipava alle missioni umanitarie da quando suo figlio Paolo era morto a 6 anni di tumore. Alle 10 e 40 di mercoledì fu ucciso dallo scoppio di un’autobomba penetrata nella base italiana di Nassiryah, 375 chilometri a sudest di Baghdad. Ferraro Emanuele, di anni 28. Cresciuto in una palazzina a tre piani di contrada Falconello-Caracausi, Carlentini, aveva lasciato gli aranceti che ossessionano la provincia di Siracusa per arruolarsi nell’esercito. Caporalmaggiore scelto, dall’Iraq telefonava spesso ai tre fratelli. Alle 10 e 40 di mercoledì fu ucciso dallo scoppio di un’autobomba penetrata nella base italiana di Nassiryah, 375 chilometri a sudest di Baghdad. Ficuciello Massimo, di anni 35, figlio del generale Alberto, due lauree, inglese fluente, analista finanziario. Due mesi fa, stanco dei numeri, aveva lasciato il posto in banca per tornare in servizio temporaneo nell’esercito. Entrò nella cellula Pubblica informazione della missione Antica Babilonia. La mattina di mercoledì accompagnò i produttori del film sul contingente. Alle 10 e 40 fu schiacciato da un container crollato per lo scoppio di un’autobomba penetrata nella base italiana di Nassiryah, 375 chilometri a sudest di Baghdad. Filippa Andrea, di anni 31, di Rivalta (Torino). Pur sposato con Cabiddu Monica, di anni 31, insegnante, ogni 4 mesi partiva per una missione rischiosa, lasciando la moglie a sospirare a San Pier d’Isonzo (Gorizia). Alle 10 e 40 di mercoledì morì nello scoppio di un’autobomba penetrata nella base italiana di Nassiryah, 375 chilometri a sudest di Baghdad. Fregosi Enzo, di anni 56. Nome di battaglia Frank, appassionato d’arte, esperto d’armi. Maresciallo-luogotenente nei Nas a Livorno, era voluto partire subito per l’Iraq. « per conoscerne la cultura», diceva al tabaccaio sua moglie, Gialli Paola, mentre comprava le schede telefoniche per chiamarlo. Alle 10 e 40 di mercoledì fu ucciso dallo scoppio di un’autobomba penetrata nella base italiana di Nassiryah, 375 chilometri a sudest di Baghdad. Ghione Daniele, di anni 30, di Finale Ligure (Savona). Appassionato di free climbing e karate, presto stufo di far l’agente immobiliare, era entrato nei carabinieri. Due anni fa aveva sposato Agresta Miriam, di anni 26, attrice, sua compaesana, residente a Roma. La mattina di mercoledì il Ghione vide arrivare un’auto con a bordo uomini che sparavano. Fu il primo a rispondere al fuoco. A Nassiryah, 375 chilometri a sudest di Baghdad. Ghitti Ivan, di anni 30, milanese. Vicebrigadiere a Gorizia, nel tempo libero s’infilava tra i tavolini blu cobalto del Buddha Bar per suonare la chitarra e incontrare la fidanzata. L’Iraq era la sua quarta missione, nella sua camera aveva appeso i riconoscimenti per le prime tre. Alle 10 e 40 di mercoledì fu ucciso dallo scoppio di un’autobomba penetrata nella base italiana a Nassiryah, 375 chilometri a sudest di Baghdad.