7 dicembre 2005
Gallace Giovanni, di anni 31 e Francesco, di anni 27. Cugini, gestivano un’impresa di macchine escavatrici nella zona di Vibo Valentia
Gallace Giovanni, di anni 31 e Francesco, di anni 27. Cugini, gestivano un’impresa di macchine escavatrici nella zona di Vibo Valentia. La mattina del 25 ottobre erano in giro col fuoristrada per la campagna di Ariola di Gerocarne, insieme con due dipendenti: Barillaro Stefano, di anni 26, e Chiera Antonio, di anni 21. Poco dopo le 12 attraversarono una stradina in mezzo ai boschi, in località Passo dei cavalli. Qui furono raggiunti dai colpi di lupara partiti da un’auto imboscata chissà dove: i proiettili centrarono i due Gallace ancora seduti in macchina e poi il Barillaro che tentava la fuga. Il Chiera si gettò nel fiume adiacente e fu solo ferito. Rinino Renato, di anni 41, detto l’Arsenio Lupin del savonese per aver rubato e restituito in parte (tre anni dopo) al principe Carlo d’Inghilterra sei bottoni, un orologio da polso in acciaio, due scatole d’argento, cinque spille e cinque coppie di gemelli. Sempre vestito e pettinato a puntino, un cane che aveva chiamato Gighen come il braccio destro del ladro gentiluomo, girava le tv locali per spiegare come non farsi svaligiare l’appartamento ed era in procinto di scrivere le sue memorie. Abitava con la madre Anna e il fratello Paolo, di anni 30, al primo piano di un edificio di via Sant’Antonio, in un quartiere conosciuto come il Bronx di Savona. Un suo vicino di casa, Scalise Agostino Yuri, di anni 30, pizzaiolo, originario di Rossano Calabro (Cosenza), era convinto che facesse l’amore con sua moglie Barbara: da tempo si esibiva in scenate di gelosia alla consorte e, sicuro di non esserne il padre, aveva persino chiesto un test del Dna sul suo secondo figlio. Alle 8 e 30 di domenica 12 ottobre lo Scalise si presentò in casa del presunto rivale. Lo trovò ancora a letto e senza aspettare che s’alzasse chiese chiarimenti sulla tresca. Il Rinino scoppiò in una risata. Il pizzaiolo lo zittì con un colpo di pistola alla tempia. Mentre scivolava per il corridoio, s’imbatté nel fratello della vittima e lo ferì al torace e ad un gomito. Poi fuggì a Desenzano del Garda, in Francia, Spagna e Portogallo, insieme con una ballerina brasiliana, di anni 30. Fu arrestato due settimane dopo in un motel portoghese di Coimbra, in tasca due biglietti di un volo per San Paolo del Brasile che sarebbe partito di lì a poche ore.