7 dicembre 2005
Esposito Ernestina, di anni 36. Sposa di Vano Cirio, di anni 38, idraulico, due figlie di 10 e 2 anni
Esposito Ernestina, di anni 36. Sposa di Vano Cirio, di anni 38, idraulico, due figlie di 10 e 2 anni. Un mese fa suo marito era stato arrestato perchè nascondeva in casa una pistola, un pugnale, un machete, due lanciarazzi e parecchie scatole di munizioni. Subito processato, aveva convinto i giudici che le armi non erano sue e così ottenuto clemenza. Una linea di difesa che non era piaciuta a chi gli aveva affidato il malloppo. L’altro pomeriggio si presentarono in casa sua due sedicenti poliziotti. La Esposito aprì la porta e capì l’imbroglio. A quel punto, invece di farsi da parte, si gettò a petto in avanti verso le canne delle pistole. Mercoledì 15 ottobre in via Sorrento, quartiere di San Giovanni a Teduccio, Napoli. Invernizzi Giuseppina, di anni 59. Milanese, senza figli, un matrimonio naufragato molti anni fa, nei weekend faceva l’amore con un fidanzato residente fuori città. Abitava sola, in un appartamento in Città Studi, e ogni giorno si recava nell’agenzia matrimoniale ”Andromeda plus”, che possedeva insieme con Ansoldi Antonio, 67 anni, ex marito di Zanicchi Iva, un passato da discografico di successo. Lei si occupava di incastrare nuovi innamoramenti, lui di promuovere giovani artisti, attività secondaria della loro società. Schiva, poco appariscente, alla 19 di lunedì scorso era sola in ufficio quando suonò alla porta qualcuno che conosceva. Lei lo fece entrare. Pochi minuti dopo ebbe dieci coltellate alla schiena. Tentò una fuga verso la porta, ma cadde faccia a terra due metri prima di arrivarci. Lo sconosciuto fuggì senza portare con sé null’altro che il coltello. I vicini non s’accorsero di nulla, impegnati com’erano in una riunione di condominio. Lei restò bocconi nell’ingresso fino al mattino dopo. In un bilocale al primo piano di uno stabile in via Vitruvio, Milano. Lolli Ghetti Noemi, di anni 72. Sorella dell’armatore genovese Glauco, ex presidente della Sampdoria, sposata, due figli: Sergio, di anni 42, e Federica, di anni 49. Da tempo malata d’Alzheimer, viveva al secondo piano di un’elegante palazzina di via Perego, una strada a semicerchio, in salita e priva di negozi, nella parte più centrale di Mostacciano, Roma. Era accudita ogni pomeriggio da una badante che spesso non riconosceva, per via della malattia. Quando questa se ne andava, aveva cura di lei il marito, Colabona Alvaro, di anni 77, distinto avvocato da tempo in pensione, barba e capelli bianchi, quattro by-pass. Un tempo bella, elegante e seducente, la Lolli Ghetti ormai passava le giornate a delirare: trattava il marito come uno sconosciuto, lo prendeva a calci, talvolta non si vestiva, altre indossava due o tre maglioni, si tormentava i capelli. L’altra mattina il Colabona la vide entrare in bagno in vestaglia, tutta scarmigliata. Attese che uscisse, l’abbracciò e le sparò una volta al cuore. Pitasi Concetta, di anni 49, ginecologa. Alle 15 di venerdì suo marito, De Felice Renato, di anni 54, impiegato in una ditta di argenteria, smise d’improvviso d’occuparsi di posate, cornici e bricchetti per colpirla con tre coltellate. Poi guardò la figlia sedicenne che aveva assistito alla scena e telefonò alla polizia. In via generale Streva, Palermo. Vitale Pietro, di anni 45. Mite e celibe lavoratore socialmente utile, un passato da emigrato in Australia, faceva il giardiniere nel comune di Poggioreale (Trapani). Giovedì sera uscì per comprare le sigarette. Rientrando, seduto sul marciapiede prospiciente la propria abitazione, trovò Lombardo Francesco, di anni 66. Costui, divorziato da dieci anni, l’abitudine a girare brandendo un piccone per dimenticare i propri scompensi psichici, stavolta aveva deciso di passare al fucile. Non appena s’avvide che il Vitale stava entrando in casa, prese la mira e gli bucò la testa con un solo proiettile. Subito dopo si barricò in casa. Dopo un’ora e mezzo di trattative coi carabinieri, decise di presentarsi sull’uscio. Si fermò davanti al cadavere, s’avvolse in un lenzuolo inzuppato di benzina e si diede fuoco. Fu ricoverato con ustioni assai gravi al Civico di Palermo. Intorno alle 22 di giovedì, in un paese della Valle del Belice in provincia di Trapani.