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 2005  dicembre 07 Mercoledì calendario

Un ragazzo, di anni 17. Riminese, non alto, da sempre cicciottello, negli ultimi mesi era ingrassato fino a raggiungere i 103 chilogrammi

Un ragazzo, di anni 17. Riminese, non alto, da sempre cicciottello, negli ultimi mesi era ingrassato fino a raggiungere i 103 chilogrammi. Trovandosi inaccettabile, aveva passato l’estate chiuso in casa e a settembre aveva deciso di lasciare la scuola. Promettendo ai genitori che avrebbe seguito un corso professionale e lavorato con loro nell’albergo di famiglia (il Beau Rivage, via Trapani, 40 euro al giorno, pensione completa), s’era fatto dare una stanza al quinto piano dell’hotel. Qui trascorreva l’intera giornata tra computer, hi-fi e merendine. Le sole uscite, per consumare pranzi e cene con madre, padre e fratello, nell’appartamento poco distante. Nel pomeriggio di domenica 12 scrisse sul suo block notes a quadretti di non volersi più. Su un altro foglio lasciò una sorta di testamento per gli oggetti a cui teneva, chiedendo che gli altri fossero dati in beneficenza. Poi prese la cintura da judoka che aveva usato da bambino e s’andò a impiccare a una ringhiera interna, tra il quinto e il quarto piano dell’edificio. Il nastro però non resse il peso e lui piombò a terra con un tonfo. Spaventato, chiamò il 118 dicendo che era caduto dalle scale. Mentre s’avvicinavano le sirene dell’ambulanza, salì fin sul terrazzo e di lì si lanciò. Vollaro Anna, di anni 29. Nipote del boss della camorra napoletana Luigi Vollaro, giovedì 9 si diede fuoco per protestare contro il sequestro della pizzeria intestata al marito a Portici. Morì all’ospedale Cardarelli, quattro giorni dopo.