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 2005  dicembre 06 Martedì calendario

Tsemel Lea

• Haifa (Israele) 1945. Avvocato • «[...] ebrea d’origini russe difende i ragazzini-bomba palestinesi che ci ripensano, quelli che un attimo prima d’immolarsi preferiscono la vita, propria e altrui. Una scelta professionale complicata che Lea Tsemel paga con la diffidenza e l’ostracismo dei connazionali [...] ”Sono giovani senza futuro, senza altre opzioni che il sacrificio di sé. Quasi tutti hanno almeno un parente o un amico ucciso dai militari israeliani. Pensano che restituire la morte agli avversari sia un gesto patriottico. I coetanei israeliani che vogliono difendere la patria coltivano l’ambizione d’arruolarsi, una volta maggiorenni. Loro no: non esiste un esercito palestinese. Così, le ragioni nazionali si fondono a quelle personali in una miscela avvelenata [....] I tribunali non distinguono tra chi rinuncia volontariamente all’azione suicida e chi invece non riesce a portarla a termine per problemi tecnici. [...] una ragazza [...] aveva deciso di farsi esplodere in una città vicino a Tel Aviv per vendicare il fidanzato ammazzato in un target killing, uno dei cosiddetti omicidi mirati dell’esercito israeliano. Mi ha raccontato in seguito che quando è arrivata lì e ha visto per la strada le donne, i bambini, la gente comune, ci ha ripensato: la loro morte non le avrebbe restituito l’amore. Ha tentato allora di tornare a casa, ma l’hanno arrestata e condannata al carcere a vita [...] Il motore del kamikaze è la disperazione, ma la decisione è paradossalmente razionale. Sembra incredibile, eppure tra i casi che conosco nessuno è stato veramente indottrinato: alcuni si sono addirittura organizzati autonomamente dopo essere stati rifiutati dai ”reclutatori’ ufficiali perché minorenni. Quelli che si fermano in extremis cedono all’emozione: pietà per le vittime, paura di morire, nostalgia di casa [...] sin dall’esplosione della prima Intifada ho capito che dovevo farlo. Non approvo l’occupazione e l’unico modo che ho per non cedere alla tentazione di lasciare il mio paese è raccontare il punto di vista dei palestinesi. La giornalista israeliana Amira Hass per esempio, lo fa con i suoi articoli, io attraverso il diritto [...] ”» (’La Stampa” 6/12/2005).