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 2005  dicembre 03 Sabato calendario

PONTI Lisa.

PONTI Lisa. Nata a Milano nel 1922. Figlia di Gio. «[...] Dal 1941 Lisa è stata la collaboratrice più stretta del padre, prima a Stile, la straordinaria rivista, oggi dimenticata, che Ponti pubblicò con Garzanti fino al 1947, un prodotto editoriale che lascia ancora oggi a bocca aperta per il taglio grafico e la genialità dei temi affrontati. Poi a Domus, la più importante rivista italiana di architettura e design del Novecento, dal 1948, quando l’architetto tornò a dirigerla dopo la rottura degli Anni Quaranta con il suo bravissimo editore, Gianni Mazzocchi. Ma Lisa è stata qualcosa di più che una collaboratrice, perché già dalla fine degli Anni Cinquanta è stata lei la vera anima di Domus che fabbricava insieme ad altri, spesso di nascosto dal padre: ”La mia era una disubbidienza, non una rivoluzione. Ho avuto il rango di disubbidiente filiale”. Dice di sé: ”Sono una luna: luminosa perché riflette la luce. Ho incontrato tanti soli”. Su Domus, uno dei luoghi privilegiati dell’arte italiana, Lisa pubblicava i lavori degli artisti senza la mediazione dei critici: le copertine e gli interventi di William Klein, Pistoletto, Lucio Fontana, Gino De Dominicis. Ha scritto testi su di loro, e ha viaggiato molto, a New York, nel Nord dell’Europa, in Francia. ”Domus mi ha permesso di essere una dilettante così a lungo, dal 1948 sino al 1986, anno dell’uscita di Mendini dalla direzione, con cui ho collaborato. Non sono una giornalista, né una critica d’arte né una pittrice. L’unica cosa che posso dire: non mi sono mai annoiata. Eravamo una piccola équipe, lavoravamo in modo approssimativo, chiudevamo i numeri sempre in ritardo. A Mazzocchi davamo un finto numero rilegato e anche a mio padre facevamo vedere la rivista a cose fatte. A volte si arrabbiava, altre volte ci lodava. I collaboratori, Restany, Sottsass, Trini, Battcock, Rudofsky, gli Eames, Rykwert, Wirkkila, Carmela Haerdtl, venivano a noi per affinità. Tutto era fondato sul rapporto personale, sugli incontri, gli scambi epistolari [...]”. [...] Quando ha cominciato a disegnare e dipingere? ”Negli Anni Quaranta, me l’aveva ordinato mio padre. Poi ho smesso per lungo tempo, quasi cinquant’anni; ho ripreso solo nel 1992, su spinta di Franco Toselli”. [...] Toselli scrive: ”Lisa è un raro esempio di predisposizione naturale al disegno, questo le permette di non progredire, come accade per il merlo in giardino”. Si schermisce di questa definizione: ” proprio così. Sono i limiti a scatenarmi l’immaginazione”. I suoi acquerelli le assomigliano: leggeri, scherzosi, acuti, delicati, secchi. [...] Ha illustrato fiabe, ma anche intervistato Basquiat nel 1984, scritto di Saul Steinberg nel 1950 e visitato lo studio di Calder nel medesimo periodo. ”Dei quattro figli di Ponti e di Giulia Vimercati, io ero considerata la malinconica. Giovanna invece era l’allegra della famiglia. Io per essere devo fare come i bachi da seta. Il fare!, è molto milanese, e io lo sono. La domenica mattina, ero già sposata e con figli, Ponti mi chiamava e mi diceva: ’Vieni Lisa che guardiamo il numero’”. A casa Ponti venivano Arturo Martini, Sironi, De Chirico. Martini ha abitato con loro, alla fine della guerra. ”Non aveva più una casa. Era solo”. Campigli ha ritratto nel 1934 la famiglia Ponti, i tre figli e i due sposi in un famoso quadro. ”Abbiamo passato un lungo inverno nel suo studio per il Ritratto di famiglia. Non posavamo, ma giravamo qua e là per la stanza. Lui dipingeva, faceva da mangiare, ci raccontava della sua fuga in Russia”. E Fontana? Ha realizzato diverse copertine per Domus. ”Fontana è stato importante per Ponti, ha influenzato il suo lavoro. [...] I disegni nascono per puro caso. Uso delle antitecniche. Il mio lavoro assomiglia a quello dei comici, ha qualcosa di sottilmente comico [...] Un artista islandese ha visto una mia piccola mostra e mi ha invitato da lui, lassù, nel suo Paese. Credo nell’inaspettato. [...] I disegni non sono opere uniche, ma assomigliano ai fiori, alle margherite, a un campo di margherite: valgono perché sono ripetuti tante volte, uguali e sempre diversi, sono variazioni sul tema”. [...]è stata anche una grafica, ha realizzato tante copertine di Stile e poi di Domus. ”Nessuno firmava quel lavoro. Era il frutto di una collaborazione, ma anche di un’improvvisazione. Certo Ponti ha progettato diverse gabbie e copertine, ma si facevano le cose in tanti. Quella è stata la mia scuola di disegno[...] Senza Lisa Ponti, senza il suo spirito allegro e fattivo, molte cose nell’arte e nell’architettura non avrebbero visto la luce, molti incontri non sarebbero accaduti. Il suo genio è mercuriale [...]» (Marco Belpoliti, ”La Stampa” 3/12/2005).