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 2005  dicembre 03 Sabato calendario

Degauque Muriel

• Charleroi (Belgio) 19 luglio 1967, Baghdad (Iraq) 9 novembre 2005. Kamikaze. « lei, la prima: Muriel Degauque. E dicendo la prima, diventa scontato accettare che ve ne sarà una seconda, che una seconda donna europea abbia già intrapreso lo stesso cammino, e che un giorno il nome di Muriel Degauque verrà riesumato dagli archivi solo per essere citato come precedente, in un lavoro giornalistico diventato routine. Chi si ricorda più i nomi dei due cittadini islamici e britannici che si fecero saltare, seminando morte, in Israele? Chi ricorda più la circostanza avventata che condusse una giornalista italiana a dare loro un passaggio in auto, in nome di una solidarietà più robusta e cieca che un casuale autostop? E allora, Muriel Degauque, anni 38, belga convertita all’islam [...] ha guidato un’automobile imbottita di esplosivo a Baquba, sessanta chilometri a nord di Baghdad. L’ha diretta contro una pattuglia di polizia, nel sobborgo di Qara Taba. Sei poliziotti sono morti, un settimo, e quattro civili sono rimasti gravemente feriti. Il marito della donna doveva essere nei dintorni, perché è stato ucciso da militari americani, nello stesso giorno, nella stessa località. Com’era arrivata fino a lì, Muriel? difficile capire [...] era nata a Charleroi [...] la capitale del carbone [...] Lì era cresciuta, aveva fatto le scuole, aveva trovato lavori saltuari: cameriera in un caffè, commessa in una panetteria. Da tre anni si era trasferita a Bruxelles, dove viveva in un appartamentino a pochi passi dalla gare du Midi con un belga di origine marocchina di sette anni più giovane di lei. I genitori di Muriel sostengono ora che è stato lui, Issam Goris, a convertirla, e usando il termine ”convertire” intendono piuttosto un indottrinamento, un lavaggio del cervello. Sta di fatto che lei cambia il proprio nome da Muriel a Myriam, ed è quasi un congedo dalla famiglia. Famiglia operaia, con il padre prepensionato da un gravissimo incidente sul lavoro, e il fratello maggiore morto in un incidente in moto a 24 anni. E tanto il fratello era forte e ragionevole, tanto Muriel era sempre stata, bambina-ragazza- giovane donna difficile. Adolescente, fugge di casa, ha problemi di droga, viene accusata di rubare alla cassa della panetteria. Sposa un turco, divorzia. Si mette con un algerino, lo lascia. Poi trova il belga - nato in Belgio - di origine marocchina, e lo segue al suo paese d’origine. Ritornano per non perdere i sussidi di disoccupazione, ma i contatti con la famiglia d’origine sono scarsi, e difficili. Muriel Myriam indossa il velo, quando sono ospiti a casa dei genitori impongono le regole: i due uomini mangiano in una stanza, le due donne in un’altra. Guai ad accendere la televisione, aprire una birra proibito. Il vecchio operaio belga decide di andarsene al ristorante, quando figlia e genero sono in visita. Sì, aveva persino smesso di fumare, era diventata un’altra. Fredda, scostante. [...] quando hanno saputo, i genitori sono rimasti scossi, sorpresi, ma non hanno pianto. Meglio, hanno pianto per il primo figlio, quello che era morto senza averlo cercato, e che non aveva ucciso nessuno. [...]» (Toni Capuozzo, ”Il Foglio” 2/12/2005).