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 2005  dicembre 02 Venerdì calendario

Epistolografi di un’età amara. Mi interrogo talora, del tutto oziosamente, su la natura e gli impulsi che agitano l’anima di taluni autori di lettere ai giornali

Epistolografi di un’età amara. Mi interrogo talora, del tutto oziosamente, su la natura e gli impulsi che agitano l’anima di taluni autori di lettere ai giornali. Non penso alle «lettere al direttore», in genere moralistiche o stizzite allusioni a qualche disfunzione ovvia, o difesa accorata di valori irrisi; ma certe lettere che per lo più vengono indirizzate a specifici gestori di rubriche, ai quali vengono sottoposti quesiti riguardanti di volta in volta l’immortalità dell’anima, il fascismo, l’aborto, la pena di morte, l’amore a prima vista, la democrazia, i treni, la patria e l’incesto. Mondi oscuri, irrequieti e solitari si intravedono in quelle anime problematiche. Essi non sanno più rivolgersi a confessori o consulenti teologici o filosofici, e ritengono che chi scrive su un giornale sappia quanto si deve sapere sulla morte e tutti gli argomenti di cui sopra. Coraggiosi redattori rispondono a quesiti totali. Mi chiedo se agli interroganti ne verrà qualche pace o tregua: può tanto un giornale? La carta stampata assomiglia a tal punto alle tavole mosaiche? Questi lettori epistolografi sono testimoni di un’età amara e fantastica e forse preannunciano altri lettori più sfrenati e insieme stranamente pacati. Mi piace preleggere un futuro Epistolario tra lettori e giornali, e mi pare di scorgere interrogativi pensosi e quietamente catastrofici. «Sono innamorata di mio fratello e ho deciso di uccidere mio marito e i miei sei figli. Mi sa consigliare una ricetta per conservare tutta quella buona carne?» (suppongo sia una lettera alla rubrica di gastronomia). «Da qualche giorno incontro mio zio, ed ha l’aria corrucciata: il fatto non sarebbe sorprendente se mio zio non fosse morto da otto anni, da quando, per una questione di donne – ero così giovane, allora! – lo decapitai con una forbicina per le unghie. Forse la sua anima è inquieta; lei ritiene che potrebbe placarla un sacrificio umano? Potrei uccidere sua moglie, che fa dei pessimi sufflè di formaggio. Mi sa indicare, eventualmente, un buon libro – e soprattutto chiaro! – sui sacrifici umani?». «Siamo un gruppo di lavoratori immigrati in Germania: a furia di sacrifici abbiamo messo assieme una bella sommetta e abbiamo comprato una bomba atomica. una settimana che discutiamo su quale città distruggere, e in che giorno (lavorativo o festivo?). Rischiamo di guastarci l’amicizia e perciò vorremmo un suo consiglio». «Ho un cugino che vorrebbe uccidere il presidente della Repubblica; io cerco invano di spiegargli che è una cosa che non si fa più, ma lui non mi crede. Io non sono colto, avrei bisogno che qualcuno m’aiutasse. Io vorrei persuaderlo a uccidere un arcivescovo: credo che darebbe lustro alla famiglia. Lei che ne dice?». «Da qualche tempo convivo con una giraffa, ma quando viaggiamo abbiamo qualche difficoltà a farci accogliere negli alberghi; la giraffa non ha documenti attendibili. Nel Kenya, dove è nata, le hanno rilasciato un certificato con una fotografia che spesso viene giudicata ”poco somigliante”. Mi sa dare un consiglio legale? Scusi il disturbo». Giorgio Manganelli da Improvvisi per macchina da scrivere Adelphi 2003