Aprile, marzo 2003, 1 dicembre 2005
Il doppio volto dei Ds e gli auspici di Cofferati, Aprile, marzo 2003 Caro Cofferati, il prossimo 25 maggio si torna alle urne per elezioni amministrative di una certa rilevanza (la Provincia di Roma, la Regione Friuli Venezia Giulia, tante città siciliane e altre realtà ancora)
Il doppio volto dei Ds e gli auspici di Cofferati, Aprile, marzo 2003 Caro Cofferati, il prossimo 25 maggio si torna alle urne per elezioni amministrative di una certa rilevanza (la Provincia di Roma, la Regione Friuli Venezia Giulia, tante città siciliane e altre realtà ancora). Si tratta di un test significativo che precede quello delle elezioni europee del 2004. Nei mesi scorsi abbiamo avuto il dispiegarsi di tanti movimenti: diritti (non solo difesa legittima dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori), informazione, giustizia, fino al grande movimento per la pace in concomitanza con la guerra contro l’Iraq. Si tratta di movimenti che hanno allargato il fronte dell’opposizione e hanno finanche inciso sull’azione dei partiti della coalizione dell’Ulivo. Ora si tratta di vedere se il responso delle urne farà scricchiolare la baldanza di una maggioranza di centrodestra che con l’uso delle deleghe in materia di lavoro, fisco, scuola e ambiente pensa di rimodellare l’Italia a sua immagine e somiglianza. La domanda che ti pongo è semplice: pensi che Ulivo e Ds saranno in grado di recepire dal voto un nuovo consenso? Tu hai più volte parlato della necessità di un nuovo ”Grande Ulivo”, ma finora hai avuto poche risposte sull’idea di partire dai programmi e non dagli organigrammi. Gli stessi Ds sembrano scegliere la linea della continuità con un’impostazione che guarda a Tony Blair (o al Congresso di Pesaro), senza cambiare granché dei propri indirizzi e gruppi dirigenti. E che dire di Rifondazione, asserragliata nel fortino della scadenza referendaria sull’allargamento dei benefici dell’articolo 18 alle aziende con meno di 15 dipendenti? Il mio problema è questo: voglio dare un colpo al governo, ma allo stesso tempo vorrei chiedere a Ds e Ulivo di tenere conto di quanto si muove nella società. Di qui il classico ”che fare?” con lo strumento del voto. Giovanni Rutigliani, Roma Caro Rutigliani, è indispensabile votare per chi si oppone al centro destra. Sono convinto che dal voto per le elezioni amministrative di maggio le forze politiche dell’opposizione e in particolare l’Ulivo e i Ds, saranno premiate. Lo saranno, secondo me, per svariate ragioni. Perché in molte delle amministrazioni da rinnovare il centro destra è stata pessima forza di governo, perché dove il centro destra era all’opposizione non ha saputo accreditarsi come schieramento responsabile, perché le divisioni interne al centro destra sono cresciute e in molti casi sono addirittura esplose nella scelta dei candidati, perché in ogni caso, al di là dei rapporti che stentano ad instaurarsi, le energie dei movimenti si tradurranno in consenso elettorale per l’Ulivo, per i Ds e per il Prc. La volontà di cambiamento che i movimenti interpretano chiede risposte positive alle forze politiche tradizionali, chiede attenzione e rappresentanza, ma per fortuna lo fa riavvicinando tante persone all’impegno e dunque anche al voto. Condivido la tua opinione sulla staticità dei partiti che ribadiscono formalmente la loro linea poltica congressuale, prescindendo dai mutamenti in corso. Ma è spesso una riconferma di facciata, negata dai fatti e dai comportamenti. Il nostro partito non fa eccezione, anzi. Nell’assemblea di programma degli inizi di aprile è stato varato un documento, il Manifesto per l’Italia, che definisce una rilevantissima (e per me positiva) correzione di rotta rispetto a Pesaro della posizione della maggioranza del partito sulla politica economica e sociale. Non capisco perché il risultato di un opportuno e fisiologico diverso approdo debba essere presentato come la riconferma della linea precedente (basta accostare i documenti della maggioranza al congresso e quello della Convenzione programmatica per vedere le differenze). Ancor meno capisco il comportamento del partito che si definisce liberal. Questi compagni hanno presentato un testo chiamato ”Contributo alla discussione per il programma” alternativo nell’impianto e nelle proposte a quello che poi hanno votato nell’assemblea (anche qui basta il semplice accostamento per vedere le enormi differenze). Come se non bastasse, qualche giorno dopo, il mio amico (e compagno) Michele Salvati, che di quel documento è coestensore, ha ipotizzato in un articolo su ”Il Foglio” una divisione dei Ds per dare vita, insieme a una parte della Margherita, al partito democratico. Si dirà da parte di molti: feconda provocazione intellettuale. Pensa a come avrebbero reagito gli stessi commentatori se ”la faccenda provocazione” fosse nata da un’altra aerea del partito! p.s: ho in ogni caso apprezzato che Michele abbia scelto di scrivere su ”Il Foglio” e non sul suo succedaneo arancione. Sergio Cofferati