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 2005  novembre 29 Martedì calendario

"Io giocatore, all´inferno e ritorno". La Repubblica 29/11/2005. Roma. Accadde "in un campo pieno di zanzare e senza profumi", in una delle sterminate periferie a nord di Milano

"Io giocatore, all´inferno e ritorno". La Repubblica 29/11/2005. Roma. Accadde "in un campo pieno di zanzare e senza profumi", in una delle sterminate periferie a nord di Milano. Cinque anni fa. "Mi urlarono in faccia di scavarmi la fossa. Una buca dove sotterrarmi. Una volta ammazzato. La scampai solo per caso e in quel momento presi la mia decisione. Basta con quella vita, con il gioco, con gli strozzini e con i debiti. Perché tanto, con l´azzardo, non si vince mai. Giochi, perdi e giochi di nuovo perché ti vuoi rifare. Invece affondi nelle sabbie mobili, sempre di più. Quella notte però non fu solo la paura a farmi dire basta. Fu lo schifo per come ero ridotto". Marco Baldini, 46 anni, fiorentino, una vita da showman alle spalle, oggi conduttore di Viva Radio Due con Fiorello e suo amico da sempre, con l´azzardo e le corse dei cavalli ha perso almeno sei miliardi di lire, tre milioni di euro. In dieci anni trascorsi tra ippodromi e tavoli da poker, lui giocatore per soldi, "io non ho mai cercato l´adrenalina e per me era solo la scorciatoia per arrivare presto alla ricchezza e al successo" ha dissolto ogni somma vinta o guadagnata con il suo lavoro a radio Deejay e non solo. Ha chiesto soldi agli usurai, ha mentito alle ragazze e agli amici che gli volevano bene. Ha bruciato i suoi affetti e ha pagato interessi da capogiro. Ha vissuto a mille con l´illusione di arrivare in paradiso, "mentre ero solo nell´ascensore per l´inferno". Ha giocato ogni giorno, fino a stordirsi, fino a non vedere più il valore dei soldi per inseguirne soltanto l´odore. Fino a perdersi. "Fino al degrado. E solo allora sono riuscito a uscirne". La sua storia, la storia del ragazzo di talento che da Firenze era sbarcato a Milano pieno di speranze, del giovanotto che non voleva mai più essere povero e che sognava agiatezza, popolarità e giri giusti, Marco Baldini l´ha raccontata ne "Il giocatore", un racconto autobiografico che ha il titolo del celebre romanzo di Fedor Dostoevskij. "l´ho scelto solo perché era il modo più semplice per introdurre quel che avevo da dire", spiega sorridendo "e il libro l´ho scritto per aiutare chi gioca d´azzardo a capire che da quell´ascensore si deve scendere". "Il giocatore" è in uscita oggi per Baldini Castoldi Dalai (pag 219, 14 euro). Marco Baldini sta ancora pagando i suoi debiti, "anche se sono ormai a buon punto". Lavora e molto. Ha ritrovato affetti e amicizie e ha una compagna, Stefania. Ma non è proprio un ex giocatore e ogni tanto ci riprova "con pochi euro e con misura". Racconta: "Tutto è cominciato quando avevo dodici anni, forse tredici". Fu un certo Cosimo, elettrauto ed edicolante ("che adesso ha perso tutto al gioco anche lui") a portarlo nell´agenzia ippica delle Bande Nere, a Firenze. "Quel giorno in dieci minuti, con 100 lire ne vinsi 600. Che gioia provai. E continuai a giocare con il miraggio dei soldi facili" E scrive: "Io che nella mia infanzia ho sempre cercato di sfangarla, ogni singolo giorno. E il mio babbo, uno che per quindici ore al giorno faceva il guardafili alla Sip, ancora più di me". Da allora cresce e gioca, Marco Baldini. Cresce e scommette. "Ma a Firenze c´era mio padre a tenermi a bada e, finchè sono stato lì, non mi sono perso". L´abisso si apre a Milano, all´inizio degli anni Novanta, "lavoravo a Radio Deejay, mi assalì la fretta di arrivare allo stesso tenore di vita dei vari Linus o Albertino. Volevo avere tutto e subito, una bella macchina e una casa da favola. Proprio come loro, consenso popolare compreso. Fu l´illusione della scorciatoia la scintilla che mi fece accelerare". Invece arrivò il calvario. "Negli ultimi tempi l´ippodromo mi faceva quasi schifo. Ma andavo. Nella mia testa bacata, quello era l´unico modo per rifarmi. Per non confessare ad amici e conoscenti quanti debiti avevo veramente. Ogni tanto giocavo a poker, vincevo e riuscivo a far fronte alle scadenze più urgenti, agli usurai, ai protesti. Mentre dribblavo solleciti e minacce". "Per anni ho pensato solo al gioco. Per me era un secondo lavoro, con orari precisi. Dalle sette alle dieci del mattino ero in radio; poi preparavo i testi per Fiorello che arrivava dopo mezzogiorno. Dall´una alle due lavoravo con lui e alle due e mezzo del pomeriggio ero già all´ippodromo o all´agenzia ippica. Giocavo per ore e perdevo. Perché al gioco non si vince mai e, quando succede, è come aver preso soldi in prestito, che poi devi restituire con gli interessi. Insomma, vince solo il banco. Sempre e comunque" E i soldi Baldini andava a chiederli agli usurai, agli strozzini. "Ho pagato interessi enormi, anche del 25%." "Non vedevo altre soluzioni. Anche se, ad essere onesti, le alternative ci sarebbero state, ma tutte per me troppo lente e troppo faticose. Quando finalmente sono riuscito a dire basta, in poche ore ho lasciato la mia bella casa e sono venuto a Roma. In macchina e con niente al seguito. Era il 2001. Come mi sono salvato? Avevo toccato il fondo. Ero rimasto invischiato per caso (cercavo soldi per pagare i soliti debiti), in una lotta tra truffatori. Due balordi mi portarono in un campo fuori Milano. "Scava!". Solo all´ultimo momento si convinsero che non c´entravo niente, che ero caduto in una trappola. E mi lasciarono andare." "Un giocatore rimarrà sempre un giocatore. Ma, come in tutte le cose, se si riesce a tenere la misura va bene, altrimenti ci si perde. In passato, io ho giocato anche cinque, dieci milioni di lire su un cavallo. Adesso, raramente, quando mi capita, scommetto al massimo trenta euro. No, non ho paura di ricadere; ormai è come coltivare bonariamente un´abitudine. Mai più tornerò nelle sabbie mobili". Silvana Mazzocchi