Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2005  novembre 29 Martedì calendario

Napoleone, un impero gestito da manager. Corriere della Sera 29/11/2005. Lungo è l’elenco delle imputazioni che pendono sul capo dell’Orco di Corsica, il "generale Buonaparte", come gli Inglesi perfidamente lo chiamavano a Sant’Elena, come a dire che non gli riconoscevano altro titolo

Napoleone, un impero gestito da manager. Corriere della Sera 29/11/2005. Lungo è l’elenco delle imputazioni che pendono sul capo dell’Orco di Corsica, il "generale Buonaparte", come gli Inglesi perfidamente lo chiamavano a Sant’Elena, come a dire che non gli riconoscevano altro titolo. In vent’anni di guerre ha sommerso l’Europa sotto un mare di sangue mandando a morte centinaia di migliaia di uomini, ha fucilato senza prove il duca d’Enghien per una presunta congiura, ha calpestato i diritti delle nazioni, ha rubato opere d’arte ovunque, si è macchiato di nepotismo mettendo sul trono parenti inetti. Un autocrate, un dittatore, un cinico manipolatore di uomini. Vero erede di Machiavelli, ha ritenuto che il fine giustificasse ogni mezzo. Eppure il suo culto attraversa rigoglioso l’Ottocento e arriva fino a noi. Come mai? Il fascino che Napoleone continua ad esercitare sta per prima cosa nella elementare semplicità del suo messaggio: ognuno di voi, figli del popolo, può diventare Imperatore. Basta sapere e volere, essere preparati, avere capacità di comando, coraggio, ambizione. Io ho introdotto nella Storia la categoria del Merito, sostituendola a quella iniqua del diritto ereditario. Il Napoleone da riscoprire e da meditare non è tanto il generale, lo stratega emulo di Alessandro e Cesare, ma l’altro, meno noto e più grande: l’organizzatore, il manager, l’inventore dei moderni sistemi di gestione della complessità, il ministro dei beni culturali. Il virtuoso del budget che avvia la modernizzazione dello Stato e dell’impresa, e promulga il Codice Civile; il fondatore del Louvre e di Brera, il protettore delle scienze che favorisce la riscoperta dell’antica civiltà egizia, l’amministratore che si occupa di tutto, dal cartellone dell’Opéra all’iscrizione in latino di una statua. Senza contare il lettore onnivoro e il fondatore di biblioteche. La sua rapidità di calcolo, pari a quella di un potente computer d’oggi, gli consente delle proiezioni strabilianti. Arriva a delineare gli Stati Uniti d’Europa con le stesse leggi e la stessa moneta. Predice agli Inglesi che perderanno l’India perché non hanno una classe dirigente all’altezza. E morendo dice: "Vi lascio due giganti nella culla: la Russia e gli Stati Uniti". Napoleone continua a sorprendere perché è un manager-bricoleur che sa motivare come nessuno i collaboratori, inventa le moderne tecniche della comunicazione (cominciando dal logo, la famosa "N") e addirittura cura il merchandising di se stesso, producendo su larga scala busti, stampe, piatti e tabacchiere. E che infine trasforma una sconfitta nella più definitiva delle vittorie: con un libro. Il Memoriale di Sant’Elena, primo best-seller moderno, divulga la leggenda romantica del Prometeo liberale vinto ma non domo dalle vecchie oligarchie. La storia non è mai stata magistra vitae. Ma dall’Orco di Corsica c’è ancora molto da imparare. Ernesto Ferrero