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 2005  novembre 22 Martedì calendario

Il bivio linguistico tra uomo e scimmia. Corriere della Sera 22/11/2005. La piccola ma agguerrita Università di New York a Stony Brook (Long Island), è stata recentemente teatro di un denso simposio multi-disciplinare, dedicato all’evoluzione del linguaggio

Il bivio linguistico tra uomo e scimmia. Corriere della Sera 22/11/2005. La piccola ma agguerrita Università di New York a Stony Brook (Long Island), è stata recentemente teatro di un denso simposio multi-disciplinare, dedicato all’evoluzione del linguaggio. Facevano parte del plotone di insigni linguisti, antropologi, psicologi e biologi, l’ormai leggendario Noam Chomsky, del Mit, e i suoi due attuali co-autori: Marc Hauser di Harvard e Tecumseh Fitch di Saint Andrews College. L’ipotesi da loro presentata sviluppa un precedente articolo, pubblicato su Science nel 2002. Chomsky, Hauser e Fitch ritagliano una componente linguistica ristretta e specifica dal vasto sottofondo di tutto ciò che forma il linguaggio in senso lato. Esclusivo appannaggio della nostra specie e specializzata nel linguaggio, questa componente cognitiva interagisce con altre unità cognitive (memoria, pensiero, percezione, intenzioni comunicative e così via) che condividiamo con altre specie e che partecipano ad altre funzioni cognitive non-linguistiche, ma ha un’organizzazione sua propria. Il compito più difficile, ma anche più fondamentale, è proprio quello di ricostruire l’evoluzione di questa componente, situata al centro di ciò che ci rende umani e di ciò che rende il linguaggio così speciale. Non vi sono dubbi che le scimmie possano imparare e poi usare svariati concetti, alcuni dei quali anche piuttosto complessi. Ci si è chiesti, però, se le scimmie possano imparare concetti strettamente legati a quelli che i linguisti e i logici chiamano i quantificatori, cioè i concetti che corrispondono a termini linguistici come "alcuni", "pochi", "molti", "più di...", "meno di...". Qualsiasi bimbo di tre anni, o anche meno, li padroneggia senza problemi, ma essi risultano essere inaccessibili ai macachi Rhesus adulti studiati da Hauser. Dobbiamo qui premettere che negli ultimi anni due sistemi di elaborazione mentale dei numeri erano stati messi in evidenza in numerose specie animali, piccioni compresi. Uno, detto Sip (Sistema di Individuazione in Parallelo, in inglese Pis) consente all’animale di vedere direttamente, senza contare, la differenza tra un gruppo di due e un gruppo di tre oggetti, e tra un gruppo di tre e uno di quattro (le cose di colpo si complicano da quattro in su). Il secondo sistema, detto Sgm (Sistema di Grandezze Analogiche, in inglese Ams) consente all’animale di percepire la differenza tra due insiemi, uno dei quali contiene, per esempio, il doppio o il triplo di oggetti dell’altro (le cose si complicano quando la differenza di numerosità è solo del 40% o meno). I nuovi risultati di Hauser, ottenuti su una colonia di macachi Rhesus a Porto Rico, non sono spiegabili in termini di questi due classici sistemi di computo numerico. Untest sperimentale è costituito dalla durata dello sguardo, più lunga quando lo stimolo è nuovo e sorprendente. Si mostra al macaco una mela, oppure una fila di mele tra loro ben spaziate. Poi un paravento si alza e nasconde alla vista quanto è stato appena mostrato. Qualche secondo dopo il paravento si abbassa e il macaco osserva talvolta lo stesso identico numero di mele visto prima (nessuna sorpresa, sguardo di breve durata) oppure un numero di mele diverso (sorpresa, e sguardo assai più lungo se, e solo se, la differenza numerica viene percepita). Un secondo test consiste nel mostrare alla scimmia due insiemi di mele, poi mettere ciascun insieme in una distinta scatola e lasciare libero l’animale di scegliere una delle due scatole, per prendersi le mele in essa contenute e mangiarsele. Se il sistema cognitivo coinvolto fosse il Sip, non si spiegherebbe come mai il macaco non faccia differenza tra insiemi di due e insiemi di cinque mele. Se, invece, il sistema coinvolto fosse lo Sgm, non si spiegherebbe l’assenza di discriminazione tra insiemi di due e insiemi di quattro mele, visto che il macaco fa benissimo la differenza tra una mela e due mele. La conclusione di Hauser è che altri primati, oltre a noi, padroneggiano una distinzione concettuale fondamentale, sistematicamente sfruttata in tutte le lingue, cioè quella tra il singolare, corrispondente a un individuo, e il plurale, corrispondente a un insieme. Ma solo la nostra specie padroneggia le differenze tra plurali diversi, e solo la nostra specie può capire concetti linguistici come "molti", "pochi", "più di..." e "meno di...". Massimo Piattelli Palmarini