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 2005  novembre 22 Martedì calendario

"Il migliore? Quello del velluto. Ma a 4 fili degli anni Venti". Corriere della Sera 22/11/2005. Milano

"Il migliore? Quello del velluto. Ma a 4 fili degli anni Venti". Corriere della Sera 22/11/2005. Milano. Patrizia Valduga si veste di nero da sempre. Una poetessa non può che vestire di nero, specie se esile e con una pelle color della porcellana... "Ma va’ là. Altro che donna fatale: è una questione di praticità". Signorina Valduga che fa, distrugge generazioni di esistenzialisti? "Personalmente è, ed è stata, una scelta di praticità. Innanzitutto perché amo la monocromia e mettere insieme i colori è difficilissimo. Il nero è nero. Poi io ho sì una carnagione chiarissima ma ho pure un accenno di baffi alla tartara che saltano fuori subito quando indosso altre tinte". Sui baffi, non le crederà nessuno! "Ma è vero. Poi sono nervosissima e ho una sudorazione terribile. Con il nero il problema è sempre risolto. E non si nota mai quando comincio a sudare come un cavallo. Altra considerazione è che il nero non si sporca o per lo meno non si vede. Così puoi anche indossare gli stessi pantaloni per una settimana. Perché siamo sinceri, vestirsi di chiaro a Milano significa lavare e lavare e lavare". Sincera è sincera, non accenna al fattore "snellente"! "Eh no, a quello non ci ho mai pensato. Però, considerazioni pratiche a parte, ho tutta una mia cultura sul nero. Per esempio: il nero più bello è quello del velluto di seta a quattro fili che si usava negli abiti degli anni Venti e Quaranta. Ho scovato dei pezzi meravigliosi e sono la notte più nera". Eccola la poetessa. "E poi mi piace comunque modulare la nerezza del nero: un raso nero è lucente, ha bagliori, riflessi che devi cogliere". Pa. Po.