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 2005  novembre 28 Lunedì calendario

MingLiang Tsai

• Nato a Kuching (Malesia) il 27 ottobre 1957. Regista. «[...] conversatore raffinato e disponibile Tsai Ming-liang, che del suo cinema sa parlare con humour [...] arriva a Taiwan ventenne, si laurea all’accademia d’arte drammatica e nel 92 gira il primo film Rebel of the Neon God. Ma l’esplosione internazionale è con Vive l’amour, leone d’oro a Venezia (94). Da allora i suoi film sono un punto di riferimento per gli immaginari mondiali, contesi, coccolatissimi e premiati nei festival più prestigiosi. The River (orso d’argento a Berlino, 97), The Hole (98), Che ora è laggiù (2001) Good Bye Dragon Inn (2003). Una filmografia rapida che non impedisce però al regista incursioni in altri campi. [...] ”Mi chiedo sempre più spesso cosa voglio dal cinema e forse prima non mi facevo tante domande, appena ne avevo l’occasione giravo un film e questo bastava. C’è una naturalezza nel nostro lavoro che piano piano è costretta al confronto col pubblico. Il quale esprime dubbi, critiche, desideri. Mi chiedevano sempre perché scelgo storie che sono persino ordinarie, perché lavoro con gli stessi attori, perché nei miei film c’è l’acqua... Così ho cominciato a farmi da solo le stesse domande, non che questo abbia cambiato il mio modo di pensare al cinema ma certo ha tolto l’irruenza degli inizi. Ho cominciato a ragionare sul fatto che in genere ci si aspetta una tipologia di attori, di storie, che si vuole il dialogo mentre nei miei film ce ne è pochissimo. Alla fine non penso che le mie scelte siano una risposta, anche perché sono convinto che i film ’mainstream’ per definizione non permettano nessuno sviluppo. Per me non è sufficiente, in qualche modo devo avere la certezza di sperimentare ogni volta qualcosa di diverso. Neppure il mercato ha molta importanza, non considero il successo economico un punto d’arrivo. Per fortuna ci sono altri che la pensano così, le persone con cui lavoro, gli attori, i produttori che cercano con ostinazione di sostenere queste scelte. Direi che il senso del fare cinema è allora negli aggiustamenti progressivi dei singoli film [...]» (Cristina Piccino, ”il manifesto” 25/11/2005).