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 2005  novembre 28 Lunedì calendario

PEJRONE

PEJRONE Paolo Torino 7 giugno 1941. Architetto • «[...] Laureatosi nel ”69 in Architettura al Politecnico, diventa allievo a Londra di Russell Page, architetto di giardini, e frequenta lo studio di Roberto Burle Marx a Rio de Janeiro. Dal ”70 lavora in Italia, Francia, Svizzera, Arabia Saudita, Grecia, Inghilterra e Germania. Progetta ed esegue numerosi giardini privati nonchè aree verdi di stabilimenti industriali e enti pubblici. Collabora con giornali, riviste e pubblicazioni specialistiche. Dal ”99 è titolare della rubrica ”Fiori e giardini” su Ttl, supplemento del sabato de ”La Stampa” [...]» (Angelo Conti, ”La Stampa” 28/11/2005) • «[...] autore di Il vero giardiniere non si arrende (Feltrinelli). In che senso non si arrende? ”Non si arrende perché prova e riprova, tenta e ritenta. Si guarda intorno e più che altro guarda il cielo, il tempo. un acuto meteorologo. Piantando una pianta uno deve pensare ”qui c’è troppo freddo, troppo caldo, è riparato, non è abbastanza riparato”. I giardini devono essere curati e protetti. una follia lasciare i parchi pubblici allo sbaraglio”. Ha sempre voluto fare il giardiniere? ”Lo faccio dall’età di tre anni e mezzo. Il primo lavoro che ho fatto è stato trapiantare l’insalata e irrigare un piccolo orto in Val Salice, nella collina torinese”. Come si impara a fare il giardiniere? ”Giorno dopo giorno, esperienza dopo esperienza. Si impara guardando come fanno gli altri e cercando di ascoltare”. Chi sono i suoi maestri? ”Nel mio libro racconto che i primi furono Giovanni e Maria, due giardinieri in Val Salice. Mi hanno insegnato a tenere un orto che forse è una delle cose più complesse”. Perché complesse? ”Tanto è veloce a crescere tanto è veloce a morire perché ha bisogno di assistenza e di perizia”. Qual è la base? ”Il giorno dopo giorno, impegno continuativo e l’esperimento”. Il giardiniere è il medico delle piante? ”Certo. Deve saperle curare, anche se la mia battaglia è di non mettere né veleni né concimi chimici, né nel giardino né tanto meno nell’orto”. [...] è stato allievo dopo la laurea del famosissimo giardiniere inglese Russell Page. Che cosa le ha insegnato? ”A conoscere e a vedere: due parole molto importanti. Mi ha insegnato a fare i giardini nell’umiltà della conoscenza. Per fare un giardino bisogna conoscere tutte le piante e la maniera di coltivarle. importantissimo avere una familiarità quotidiana con le piante. Questo rende il giardino semplice”. Il primo successo? ”Ho avuto l’opportunità di fare i giardini degli alberghi della Ciga quando la Ciga apparteneva a Karim Aga Khan in Costa Smeralda e a Venezia. Fu il primo intervento di forte impatto. Poi ho realizzato centinaia di giardini privati e curo e ho curato i giardini del Fai”. Ha lavorato anche a Castel Gandolfo nel palazzo del Papa. ”Sì, mi hanno chiamato come consulente. Erano giardini che sentivano il peso di un eccesso di manodopera e andavano resi più leggeri. Era come se il tempo si fosse fermato. [...] Quando si ha il privilegio e la gioia di avere un giardino e di poterlo coltivare rimangono pochi sogni e per fortuna tante realtà che spesso danno maggiore gioia di quanto uno possa pensar [...]”» (Alain Elkann, ”La Stampa” 20/11/2005).