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 2005  novembre 28 Lunedì calendario

Gendel Milton

• Nato a New York (Stati Uniti) il 16 dicembre 1918. Fotografo. «Il massimo dell’eleganza, insegnava Beau Brummel, è dare alla cravatta l’aria di essere stata annodata in fretta. la stessa aura falsamente estemporanea che Milton Gendel riesce a conferire ai suoi ritratti, regalandoci l’illusione che il passato sia ancora dietro l’angolo. Niki de Saint-Phalle si volta a guardarci perplessa, poco entusiasta di abbandonare la creta che sta plasmando. Un dandy come Cecil Beaton, sempre vestito di tutto punto, viene sorpreso da Milton Gendel allungato a torso nudo sulla poltrona di una casa greca. Di fronte a lui, il solista di viola Michael Tree contrappone alla nobiltà concentrata del viso la volgarità del calzino bianco corto. Sono solo alcune delle settantaduemila foto di Milton Gendel [...] in cui il secolo breve si è specchiato. Storico dell’arte, fotografo e scrittore, dopo essersi laureato in chimica Gendel ha conseguito un dottorato in arte e archeologia. Una formazione curiosa ed eclettica che sembrava predisporlo all’incontro con i surrealisti in esilio negli Stati Uniti durante la Seconda guerra mondiale. E all’inevitabile lite con il loro rigoroso profeta, André Breton. Durante la Seconda guerra mondiale Gendel, di stanza in Cina, ha preso parte al rocambolesco episodio della cattura del governatore militare giapponese di Formosa. Con la pace lo attendevano una cospicua borsa Fulbright per lo studio dell’urbanistica e Roma. La Roma degli artisti - da Pollock a Moore e Bacon - e quella mondana. Un’Urbe ancora percorribile sulla sua Fiat Topolino senza alcun problema di parcheggio. I contatti di Gendel con la comunità internazionale di Roma non sono mai cessati. Ha frequentato tutti i viaggiatori di qualità, dall’intelligentissimo, rissoso Evelyn Waugh a Margaret d’Inghilterra. stato grande amico di Peggy Guggenheim che la sua Rollei-flex ha sorpreso mentre cammina pensosa, bambina invecchiata in un capriccio solitario, tra quadri inutilmente allegri come giocattoli. La placida Setzuko sorride con dolce malizia. Vicino all’aerea, sorridente Carla Vasio, Achille Perilli è quasi luttuoso. La stanchezza sta facendo scivolare la maschera dal viso di Salvador Dalì. Ma Lucien Freud è ancora giovane, allegro e goffo nella sua cacciatora di tweed. Al suo fianco cammina luminosa e bellissima - come le sue biografie storiche - Antonia Fraser. Porta la doppietta come fosse un ombrello e la cartucciera intorno alla vita come una normale cintura. Difficile credere che siamo nel lontano dicembre 1963. Come è difficile essere più immateriali di S.W.Hayter spettinato, a piedi nudi nella sua cucina provenzale. Robilant e la sua partner sembrano un’eccentrica coppia di ballerini pronti a spiccare un balzo sulla pista. Panza di Biumo, il grande collezionista, vuole essere solo un’ombra scura rispetto al chiarore della statua seduta. La mesta espressione di Burri è la firma migliore del cupo vortice materico alle sue spalle. Neanche l’allegria di un gruppo di amici riesce, in un’altra immagine, verrebbe da dire istantanea, a consolare Burri di quel che lo turba. Alighiero Boetti, tenebroso come un eroe romantico, alza i grandi occhi leggermente scocciati. Achille Bonito Oliva infonde la sua energia al telefono che tiene sollevato come un’insegna di attivismo. Una bionda, giovanissima Elisabetta Catalano guarda incantata un Fabio Mauri serenamente assorto in se stesso. La scalinata di piazza di Spagna dietro al viso sicuro di sé del giovane Dorazio è un presagio di gloria. Gli oggetti d’arte sembrano imprigionare più che incorniciare Federico Zeri. Perfino l’efebo di bronzo di Piazza Mattei viene sorpreso mentre, sospeso a una fune, si muove facendo coincidere l’eternità e il movimento. Gendel non vuole cogliere il momento privilegiato, il gesto unico e irripetibile. un cacciatore di istanti. Sa che l’unico valore del tempo è inscritto nella sua fuga» (Giuseppe Scaraffia, ”Il Foglio” 26/11/2005).