Varie, 28 novembre 2005
COTRONEO
COTRONEO Ivan Napoli 21 febbraio 1968. Scrittore • «Il cinema, la tv, ma soprattutto la scrittura, perchè ”scrivere significa liberarsi, capire cose di se stessi che in altro modo non riuscirei ad afferrare, lasciarsi andare all’istinto, perdere il controllo”. Per questo Ivan Cotroneo [...] ha scelto una vita di parole. Quelle dei suoi romanzi (dopo Il re del mondo [...] Cronaca di un disamore); quelle degli autori di cui è il traduttore per l’Italia, Hanif Kureishi e Michael Cunningham; quelle delle sceneggiature di tanti film; quelle dei programmi tv, dall’Ottavo nano a Bra, a Parla con me; quelle del teatro, usate negli adattamenti di Closer di Patrick Marber e delle Regole dell’attrazione di Bret Easton Ellis. ”Senza la penna in mano, la mia capacità di introspezione è pari a zero - dice Cotroneo con un sorriso timido - quando scrivo, invece, sento di esprimermi, avverto che l’idea di fondo cambia e il punto di vista sulle cose è più chiaro. Mi è capitato di capire meglio come stavo anche scrivendo il testo di una canzone”. In gruppo, oppure da solo, il gioco delle parole è sempre il più affascinante. Consente di svelare anime diverse, contrasti inaspettati, e di restituire, in qualche modo, il patrimonio delle parole di altri, lette ed amate. Così, con leggerezza sapiente, Cotroneo passa dai testi per il salotto satirico di Serena Dandini alla descrizione, in Cronaca di un disamore», di una passione estrema ed infelice. L’amore di un uomo per un altro uomo, troncato, all’improvviso, dalla ragione più semplice che c’è, ovvero la fine dell’attrazione: [...] Scrivendo dell’abbandono e del dolore, Cotroneo ha usato, mescolandole alle sue parole già dette. Da Skakespeare alla Bertè. Da Fassbinder a Roland Barthes. Da Platone a Hitchcock. Da Almodovar ai Coldplay. ”Volevo vestire il mio racconto. stato un po’ come quando vuoi dire a una persona ”ti amo’ e hai voglia di trovare una maniera diversa, migliore, per farlo. Quelle parole le abbiamo dentro tutti, il mio protagonista, Luca, pensa come il verso di una poesia, le citazioni arrivano dall’anima del personaggio”. Pedinandolo, nella via crucis della passione tradita, viene in mente tanto cinema, per esempio Adele H. di Truffaut: ”Sì, ci ho pensato, mi piace quel tipo di passione, il coraggio di raccontare l’amore che fa paura, l’amore come malattia”. [...]» (Fulvia Caprara, ”La Stampa” 28/11/2005).