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 2005  novembre 28 Lunedì calendario

Amiel Barbara

• Watford (Gran Bretagna) 4 dicembre 1940. Giornalista. Moglie del magnate Conrad Black. «[...] ”Ladyship”, come l’hanno soprannominata i molti ex amici che – nel tempo della polvere – hanno cominciato a essere volgarmente ciarlieri. [...] Gli aneddoti su di lei sono talmente tanti da far credere che almeno metà non siano veri, altrimenti da queste parti l’amore per Barbara sarebbe totale. Conrad la racconta così, nella sua autobiografia: ”Bella, brillante, straordinariamente sexy”, una con cui condividere ”un’intensa affinità ideologica”, una che poi si è rivelata ”l’apice dei miei desideri più ardenti e assoluti”. Un sabato sera dell’autunno del 1991, sul divano della casa londinese di Barbara, Conrad dichiarò la sua passione, e lei ”ci rimase secca”. Si conoscevano da anni, era un’amica di vecchia data – nata nel nord di Londra da una famiglia ipercomunista con busti di Lenin per casa, era stata spedita dopo il divorzio dei genitori e il suicidio del padre in Canada – diventata col tempo giornalista aggressivissima e perfidissima (tipo Ann Coulter, ma meno bionda e più bella) e direttrice del tabloid Toronto Sun. Quando si sposarono, nel 1993, Conrad era il marito numero quattro. Il primo, uno studente, fu abbandonato dopo un anno di matrimonio; il secondo, un regista canadese, fu lasciato perché troppo geloso del di lei successo; il terzo, un imprenditore televisivo multimiliardario, che la portò a Londra, ma fu abbandonato per manifesta infelicità. Poi il riavvicinamento con Black, nella bella vita della capitale britannica, incontrato e rincontrato nei tanti dibattiti cui lei cercava di non mancare mai, e la dichiarazione d’amore sul divano. Al Telegraph non c’è giornalista che abbia vissuto l’era Black e che non parli, come prima cosa, di Barbara. Scriveva sul giornale – col vizio di non mettere mai il cognome delle persone, del tipo ”Henry è in città”, dando per scontato che si trattasse di Kissinger, naturalmente – si presentava alle riunioni di redazione, influenzava il modo di pensare di tutti, con l’arguzia da donna e la devozione conservatrice, negli occhi la voglia di godersi vita e potere. Si narra che nel suo guardaroba – ampio a tal punto che ”le eccedenze” occupavano ”stanze, giù sotto, vicino alla palestra” interna alla villa a North Kensington – ci siano almeno cento Manolo Blahnik e almeno venti Hermès Birkin (per lo più di coccodrillo) dichiarate a Vogue; poi, non si è mai negata un volo aereo per tornare a casa, in Canada, dal parrucchiere di fiducia. Una donna straordinaria. Tanto che la maggior parte di quei soldi ”prelevati a uso personale” per i quali Black è stato scaricato dagli amici e rischia 40 anni di carcere sono stati usati con o per Barbara. Che, pur definita da una giornalista radiofonica ”una sgualdrina viziata dalla società” (Lady Black rispose con una column memorabile), non si è mai sognata di rinnegare il marito né di dire che loro due hanno preso strade diverse. Semmai ha le valigie di Louis Vuitton per partire. Con Conrad» (Paola Peduzzi, ”Il Foglio” 26/11/2005).