Paolo Casarin, ཿCorriere della Sera 27/11/2005;, 27 novembre 2005
«Leggere che l’ex-arbitro Collina ha fatto il tifo per la Lazio mi ha sorpreso. Mi sorprende ancor di più che decida, oggi, di comunicarlo
«Leggere che l’ex-arbitro Collina ha fatto il tifo per la Lazio mi ha sorpreso. Mi sorprende ancor di più che decida, oggi, di comunicarlo. Nei sei anni di amministrazione tecnica del fischietto bolognese, dal ’91al ’97, questa informazione non mi era stata fornita. Forse avrei evitato di designarlo per la Lazio. A quei tempi la commissione arbitrale teneva conto di molte notizie prima di affidare una gara ad un arbitro. Come succede anche oggi, si evitava di impiegare l’arbitro nelle sfide che coinvolgevano la squadra della città di residenza. Il giovane che decide di iniziare l’esperienza di giudice di gara è certamente un tifoso di calcio; è quella passione che lo spinge verso il fischietto. La mia aveva il colore arancione della Mestrina. Saranno poi i lunghi anni di gavetta arbitrale a far dimenticare o diluire la passione per il club, e determinare la crescita dello spirito di appartenenza alla squadra arbitrale. Giunti in A il processo di trasformazione è generalmente completato: l’arbitro diventa il più grande tifoso di se stesso, i giocatori non lo fanno più sognare. Mi fa sorridere pensare che quando, nel 1972, rincorrevo il difensore laziale Wilson per mostrargli un bel cartellino giallo, provocavo il pianto di un fanciullo 12enne, bolognese, di nome Pierluigi.Che scambiava i giocatori per aquilotti» (Paolo Casarini).