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 2005  novembre 25 Venerdì calendario

Fehlbaum Rolf

• Nato a Basilea (Svizzera) il 6 aprile 1941. Imprenditore. «[...] il Signor Sedia (la sua collezione ne conta circa 4 mila). Ma i più lo chiamano Mr Vitra. [...] guida una design company tra le più influenti al mondo, sede a Basilea e produzione a Weil am Rhein, un paese appena oltre la frontiera tedesca dove ha realizzato una sua piccola ”Bilbao sul Reno” con grandi star dell’architettura. L’esempio più noto è il Vitra Design Museum inaugurato nel 1989, prima opera europea del californiano Frank O. Gehry, visitato da 70 mila persone l’anno. [...] ”Nel mondo c’è troppo di ogni cosa. L’ethos del design industriale è la ricerca della soluzione giusta per un problema specifico. Ma da una società della penuria siamo passati alla società dell’abbondanza. La sfida, oggi, per esempio, è evitare di fare dello styling senza vera innovazione. C’è bisogno di una sedia nuova? Forse sì, se emergono nuovi materiali e nuove esigenze. Nell’ufficio, la sedia oggi è ingegnerizzata meglio di vent’anni fa. Ma in un caffè possiamo continuare a sederci su una Thonet. Dobbiamo distinguere. Però è talmente difficile smettere di esplorare... [...] C’è nostalgia nel consumatore per il prodotto lavorato a mano. Vitra oggi lavora con Hella Jongerius, un’olandese che viene da esperienze molto manuali. chiaro che oggi nel mobile non è più possibile il salto epocale, come la plastica negli anni Cinquanta [...]Per noi il prezzo finale dell’oggetto è ancora in rapporto con i costi di produzione, non è gonfiato da comunicazione e immagine [...] Noi siamo una design company solo per il principio autoriale: produciamo pezzi d’autore. Quando le redattrici delle riviste mi chiedono cosa portiamo ad aprile al Salone di Milano, rispondo: non lo so. Il principio moda non è applicabile a noi. Il mobile deve durare [...] La mia iniziazione al design è dei primi Sessanta, conoscendo Charles e Ray Eames, George Nelson. Poi un riferimento divenne Milano, da lì è nato il mio rapporto con i De Padova, con Mario Bellini, Antonio Citterio, Alberto Meda. Avevo studiato l’esperienza a Ivrea di Adriano Olivetti, che è stato un mio eroe. Non avendo trovato in Svizzera la patria del design, l’esperienza italiana è stata liberatoria: il saper dare emozione all’oggetto senza togliere funzionalità [...] Noi abbiamo sempre rispettato lo spirito dell’autore, di Eames produciamo l’opera completa, compresi i pezzi che non vendono. la nostra legittimazione morale [...] Noi, non essendo quotati in Borsa, non forniamo numeri. Dei classici, le sedie di alluminio di Eames; poi la Lounge Chair. Sono long seller da quarant’anni. Il tavolo di Noguchi, invece, l’abbiamo interrotto a lungo e ripreso di recente [...] Con i designer molto ego-riferiti non è sempre facile. Noi viviamo il progetto come un figlio di mamma e papà: il designer e l’azienda. Starck o Ron Arad faticano un po’ ad accettarlo. Noi siamo un po’ pesanti, lo riconosco, svizzeri, precisi, esigenti, forse un po’ lenti. O poco divertenti. Ci troviamo meglio con chi sa dialogare in profondità. Alberto Meda è uno che ci capisce perfettamente. Ha la testa più ’tecnica’ di tutti i designer che conosca. In assoluto. Mai un problema, lui è vero valore aggiunto. Figure che sanno coniugare engineering con qualità poetiche sono rare [...] Jasper Morrison è un britannico che ha preso molto da Milano, mi piace molto. L’ultima scintilla è scoccata con Ronan e Erwan Bouroullec, due fratelli. Il perché non lo so dire [...] Mi sono occupato sempre di jazz, i miei eroi erano Miles, Coltrane, Monk, Billie Holiday. Suonavo il trombone, male purtroppo. [...]” [...] come Jean Nouvel o Rem Koolhaas, porta la divisa del global architect, tutto nero, camicia bianca. [...]» (Enrico Arosio, ”L’espresso” 1/12/2005).