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 2005  novembre 25 Venerdì calendario

Sorrisi salute settimanale: Bimbi e parolacce. La prima volta può anche farvi sorridere. Poi però notate che il vostro piccolo le parolacce le dice sempre più spesso, e iniziate a preoccuparvi

Sorrisi salute settimanale: Bimbi e parolacce. La prima volta può anche farvi sorridere. Poi però notate che il vostro piccolo le parolacce le dice sempre più spesso, e iniziate a preoccuparvi. "Eppure è un fenomeno più che normale", dice la dottoressa Paola Ulissi, psicologa dell’età evolutiva a Roma. "I bambini apprendono il linguaggio ripetendo ciò che ascoltano dagli adulti e dalla Tv, e tra i termini che ripetono ci sono anche le parolacce". Quando iniziano a dirle, però, ne ignorano il significato: "Le ripetono soprattutto perché suscitano stupore tra i grandi. Insomma, sono un modo per scatenare reazioni e attirare l’attenzione". Man mano che i bimbi crescono, però, cambiano i motivi per cui ricorrono al turpiloquio: "Il bisogno di farsi notare giustifica le parolacce fino ai sei anni d’età. Dopo (e fino all’inizio dell’adolescenza) i bambini tendono a dirle per farsi accettare dal gruppo di amichetti che frequentano. La parolaccia diventa uno strumento di aggregazione che dà l’illusione di essere adulti". E le cause del turpiloquio cambiano ancora con l’arrivo dell’adolescenza: "Per i ragazzi è un modo per separarsi dal mondo dei genitori, per porsi in contrapposizione e contestare la condizione di piccolo di casa". Come comportarsi? "Dipende naturalmente dall’età di vostro figlio. Con i più piccoli un buon sistema può essere quello di domandare il significato della parolaccia detta, per renderlo consapevole del fatto che può urtare la sensibilità di chi l’ascolta. I bambini in età scolare, invece, possono essere dissuasi dal dire parolacce da un atteggiamento comprensivo, complice ma fermo, che li rassicuri e faccia loro capire che è meglio essere accettati per le proprie qualità, piuttosto che per il modo di parlare. Con gli adolescenti, infine, è necessario assumere un atteggiamento rispettoso: trattateli da adulti, senza offenderli o rimproverarli come fossero ancora bambini, e motivando sempre i vostri appunti sul loro modo di parlare". Box: Strategie antiparolaccia La lotta alle parolacce può trasformarsi in un gioco creativo. Ecco due suggerimenti. Patente a punti. Assegnate a vostro figlio 20 punti e sottraete dalla sua "patente" 2 punti per ogni parolaccia detta. Ma ricordate, all’inizio del gioco, di comunicargli quale sarà la punizione in caso di perdita di tutti i punti: starà ben attento a non dire parolacce. A ciascuno la sua. Giocate a creare parole dal suono buffo a cui ricorrere, al posto delle parolacce, ogni volta che si è arrabbiati, nervosi e si ha voglia di imprecare. Oltre a limitare il turpiloquio, creerete un gergo tutto vostro che vi renderà più complici