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 2005  novembre 23 Mercoledì calendario

La prima impressione è quella che conta? Nelle scelte importanti siamo guidati dalla ragione o dall’istinto? A sentire Malcolm Gladwell, giornalista scientifico del quotidiano ”Washington Post” e autore del recentissimo saggio In un batter di ciglia (Mondadori, 17 euro) sembrerebbe esserci la possibilità di far convivere intelligenza e intuizione, razionalità ed emotività, educando e addestrando l’intuito a selezionare le informazioni che giungono al cervello da quei terminali che sono i nostri sensi

La prima impressione è quella che conta? Nelle scelte importanti siamo guidati dalla ragione o dall’istinto? A sentire Malcolm Gladwell, giornalista scientifico del quotidiano ”Washington Post” e autore del recentissimo saggio In un batter di ciglia (Mondadori, 17 euro) sembrerebbe esserci la possibilità di far convivere intelligenza e intuizione, razionalità ed emotività, educando e addestrando l’intuito a selezionare le informazioni che giungono al cervello da quei terminali che sono i nostri sensi. Ecco alcune regole dettate da Gladwell. Basta uno sguardo. La vista è più sensibile ai pregiudizi degli altri sensi, condizionando le reazioni di simpatia o antipatia. Per esempio, in un colloquio di lavoro per una posizione manageriale, un individuo corpulento potrebbe apparire inadeguato indipendentemente dalle proprie esperienze formative e professionali. Ancora: un albergo poco illuminato (prenotato telefonicamente) potrebbe darci la sensazione di un luogo mal frequentato. Quando osserviamo un oggetto, in realtà recuperiamo in modo inconsapevole dalla memoria una serie di informazioni che giacciono sopite nel cervello e che ci consentono di valutare un oggetto ”a prima vista”. una questione di pelle. Questa espressione abbastanza comune si porta dietro un insieme di sensazioni che senza alcuna apparente razionalità ci inducono a un giudizio su una cosa, un luogo o una persona dopo averla semplicemente sfiorata. Stringere la mano a una persona e percepirne gli umori invia immediatamente al nostro cervello una serie di sensazioni che ci inducono a giudicarla in qualche secondo. Una stretta vigorosa, associata a un uomo robusto, può portare ad un parere che varia dall’arroganza alla determinazione. Anche gli oggetti riescono a raccontare una storia soltanto al tatto: è quello che gli antiquari chiamano ”il sapore di un oggetto”: passare la mano su una vecchia madia o su un tavolo messo in vendita come antico riesce a trasmettere delle emozioni (che sono il frutto del vissuto di quell’oggetto), consentendoci di percepirne o meno l’autenticità, indipendentemente dalla nostra preparazione. A naso. Non è proprio vero che mogli e mariti si scelgono con il naso anche se è comune l’uso dei profumi per rendersi più attraenti. L’olfatto, molto sviluppato negli animali e poco negli uomini, ha in realtà una particolarità che lo rende uno strumento molto intuitivo, per la semplice ragione che la sua muscolatura è direttamente collegata a quelle aree cerebrali che archiviano le emozioni. Uno dei metri di giudizio del nostro istinto passa attraverso il naso: entrare in un’abitazione e percepirne l’odore condiziona anche il sentirci a nostro agio o meno in quell’ambiente. Una donna molto profumata può essere giudicata frivola, sexy o molto curata secondo delle sensazioni che una determinata essenza provoca alla nostra percezione olfattiva. Palato fino. Anche il cibo viene giudicato immediatamente a seconda delle sensazioni che provoca. In realtà non è solo una questione legata ai gusti personali, ma un meccanismo istintivo che ci protegge e ci consente di identificare la bontà o meno di un alimento. A volte capita di non affrontare un piatto perché si ha la sensazione che ci farà male: una sorta di campanello di allarme di temporanee intolleranze alimentari o di utilizzo di ingredienti poco freschi o mal combinati. Il colpo di fulmine. Alcuni scienziati dell’Ohio State University, negli Usa, hanno tentato di comprendere quale sia il fattore scatenante del cosiddetto colpo di fulmine e hanno scoperto come, in amore, ma anche in amicizia, contino i primi minuti di conoscenza. Il nostro cervello, inconsciamente, analizza la persona che si trova di fronte e, se particolarmente interessante, fa una veloce previsione di quanto si ha in comune. Dunque il famoso colpo di fulmine non sarebbe altro che un complesso e veloce, ma romantico, calcolo delle probabilità. Da qui il grande successo dei cosiddetti ”speed date” o appuntamenti ad alta velocità, nei quali chi è alla ricerca di un partner viene sottoposto a una serie di incontri a catena con potenziali partner compatibili. La durata dell’incontro è di pochi minuti, sufficienti a decidere se approfondire o meno la relazione.