MACCHINA DEL TEMPO DICEMBRE 2005, 23 novembre 2005
Il conflitto in Vietnam venne ribattezzato ”La Guerra degli elicotteri”, perché fu proprio in questa occasione che, grazie alla loro sorprendente versatilità, gli aeromobili ad ala rotante cominciarono ad avere un ruolo da protagonisti in campo militare, guadagnandosi l’appellativo di ”cavalleria dell’aria”: in un terreno ostico e spesso impenetrabile, infatti, gli elicotteri trasportavano le truppe ed, equipaggiati con mitragliatrici, lanciarazzi o lanciagranate, sostituivano in questo gli ormai superati cavalli, ma anche i mezzi meccanizzati o blindati, effettuando al contempo opera di esplorazione, aggiramento sui fianchi, controguerriglia e occupazione di obbiettivi
Il conflitto in Vietnam venne ribattezzato ”La Guerra degli elicotteri”, perché fu proprio in questa occasione che, grazie alla loro sorprendente versatilità, gli aeromobili ad ala rotante cominciarono ad avere un ruolo da protagonisti in campo militare, guadagnandosi l’appellativo di ”cavalleria dell’aria”: in un terreno ostico e spesso impenetrabile, infatti, gli elicotteri trasportavano le truppe ed, equipaggiati con mitragliatrici, lanciarazzi o lanciagranate, sostituivano in questo gli ormai superati cavalli, ma anche i mezzi meccanizzati o blindati, effettuando al contempo opera di esplorazione, aggiramento sui fianchi, controguerriglia e occupazione di obbiettivi. Il tallone d’achille dell’elicottero era la vulnerabilità al fuoco di terra: un semplice colpo di Kalashnikov era in grado infatti di perforare la sottile fusoliera metallica. Le uniche protezioni presenti, destinate all’equipaggio, erano costituite da seggiolini corazzati e, in certi casi, da corpetti antiproiettile che i piloti indossavano per proteggersi. I modelli più utilizzati furono gli UH-1, ufficialmente soprannominati Iroquois ma ribattezzati affettuosamente ”Huey”, e i Chinook, a due rotori, capaci di trasportare fino a 40 militari e utilizzati spesso anche per il recupero di aerei e di elicotteri precipitati, come pure per l’evacuazione di feriti e profughi. Ma questa fu anche la guerra delle armi chimiche, che gli americano usarono in abbondanza. Parliamo ad esempio delle bombe al napalm (ne furono usate 400 mila), una gelatina a base di petrolio con un additivo di alluminio che si attacca come petrolio su qualsiasi superficie e brucia fino a distruggerla completamente. In Vietnam fu usata per distruggere villaggi e tutto quello che contenevano (militari, contraeree e civili). Ma gli americani usarono anche 72 milioni di litri di sostanze defolianti per privare i Vietcong della copertura naturale delle foreste di mangrovie e limitare le riserve di cibo irrorando i campi di riso. La principale era l’Agent Orange, un erbicida ad alto contenuto di diossina i cui micidiali effetti (inquinamento, cancro, disfunzioni immunitarie) hanno colpito non solo l’ambiente, soprattutto al Sud, e la popolazione vietnamita fino a oggi, ma anche molti soldati americani.