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 2005  novembre 21 Lunedì calendario

Se l’ospedale fa schifo il primario deve tacere. La Repubblica 21/11/2005. Su queste colonne, dando voce a denunce che mi arrivano da tutta Italia, ho ripetutamente chiesto invano ai dirigenti ds, a Bertinotti, allo stesso Prodi di assumere in prima persona un impegno coerente per debellare la lottizzazione, almeno nel settore dove essa suona più insopportabile e indegna, la sanità pubblica

Se l’ospedale fa schifo il primario deve tacere. La Repubblica 21/11/2005. Su queste colonne, dando voce a denunce che mi arrivano da tutta Italia, ho ripetutamente chiesto invano ai dirigenti ds, a Bertinotti, allo stesso Prodi di assumere in prima persona un impegno coerente per debellare la lottizzazione, almeno nel settore dove essa suona più insopportabile e indegna, la sanità pubblica. Ho incontrato finora un «comprensivo» quanto pavido assenso: «Hai ragione, si dovrebbe far qualcosa, ma le resistenze purtroppo sono tante». Ci sarebbe da disperare, eppure vorrei provare ancora a persuadere i dirigenti del centro sinistra (sul centro destra di Storace e Formigoni non conto) che governano la quasi totalità delle Regioni, del vantaggio che deriverebbe loro se si spogliassero di un potere improprio, fonte di contrasti interni feroci e di decisioni contestabili, laddove la «neutralità» di un concorso serio e rigoroso consentirebbe risultati non avvelenati da polemiche. C´è chi comincia a capirlo. Prendo, ad esempio, due casi recenti. Le cronache piemontesi riportano, un giorno sì e l´altro pure, gli echi di una dilaniante tensione che vede, da un lato, l´assessore alla Sanità, Mario Valpreda, eletto come indipendente nelle liste di Rifondazione, dall´altra, i responsabili sia dei Ds che della Margherita. Il primo, facilitato forse dal non avere alle spalle una grossa clientela partitica, ha inaugurato la sua gestione affermando di voler «porre fine alla lottizzazione... per lasciare finalmente spazio al primato delle competenze». Si è, quindi, comportato di conseguenza con decisioni attente alla qualifica dei prescelti e non al loro profilo politico. L´innovazione non è stata gradita. Il segretario regionale dei ds, Pietro Marcenaro, lo ha accusato pubblicamente di «qualunquismo antipolitico» mentre il malcontento di Margherita e Udeur (che debbono ricompensare anche i transfughi da Forza Italia) si è ripercosso con forti pressioni in Giunta, dove, però, la presidente, Mercedes Bresso, seguita finora a dar manforte al suo assessore. Il caso di Roma mi è stato segnalato con particolare vigore dall´assessore al Personale della giunta Veltroni, Giovanni Hermanin, che dopo aver scritto una lettera senza risposta al presidente della Regione, Marrazzo, mi ha esposto e documentato le disavventure del prof. Cristiano Huscher, un chirurgo di indiscussa qualifica e di rinomanza internazionale (visiting professor presso le università di Heidelberg, Zurigo, Baltimora, Harvard e Tel Aviv), nominato nel 1998 primario presso l´ospedale S. Giovanni di Roma, dove ha eseguito più di 8000 interventi e introdotto per primo le tecniche laparoscopiche. Stimatissimo sul piano clinico, Huscher passa però per un terribile rompiballe. Basti dire che per controllare la solerzia degli infermieri di turno, una notte si infilò di nascosto in un letto libero e poiché nessuno si presentò fino al mattino, chiese un paio di licenziamenti, provocando l´ira del sindacato. Ma chi lo aveva più sulle scatole era, però, il direttore generale di area staraciana, Bevere, non solo perché Huscher era stato insediato dall´amministrazione di centro sinistra ma anche per le sue intemperanze verbali nello stigmatizzare i disservizi, la poca pulizia delle sale operatorie, ecc. Incolpato di aver esclamato «questo ospedale è un merdaio!», lo scorso 26 aprile è stato, così, raggiunto da un licenziamento in tronco, perché avrebbe «denigrato il datore di lavoro nella sua configurazione fisica e giuridica». Una lettera di solidarietà con centinaia di firme, da molti primari a vecchi infermieri, non è valsa a far recedere Bevere. I consiglieri di An alla Regione hanno, anzi, rilanciato sulla stampa due vecchi procedimenti giudiziari in sospeso per presunti errori operatori, quanto meno problematici, vista la casistica che vede una mortalità bassissima, in molte specialità prossima allo zero, nelle operazioni eseguite da Huscher, nei confronti delle medie internazionali. La caduta di Storace e la sostituzione del direttore generale avrebbe dovuto porre fine all´assurda persecuzione. Ma le cose non sono mutate. Non solo Huscher non è stato riassunto ma neppure la sua partecipazione ad un concorso (di quelli, però, dove la classifica non conta) per primario chirurgo d´urgenza al San Camillo, sembra avviata a buon fine, malgrado tutti riconoscano essere la sua candidatura di gran lunga la più qualificata. Secondo la lettera di Hermanin a Marrazzo l´intoppo risiede in un accordo sottobanco con l´Anao, la potente associazione degli assistenti e aiuti ospedalieri, un cui dirigente, chirurgo in un piccolo ospedale dei Castelli romani, aspirerebbe all´incarico. Speriamo i fatti smentiscano. Mario Pirani