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 2005  novembre 22 Martedì calendario

Lunedì sera Enrico Mentana ha discusso a Torino - con la Annunziata, Carlo Rossella ed altri big della comunicazione - dei Grandi Temi della Giornalismo, per esempio Giornalisti e Giustizia oppure Giornalismo ed Etica oppure Giornalismo e Libertà

Lunedì sera Enrico Mentana ha discusso a Torino - con la Annunziata, Carlo Rossella ed altri big della comunicazione - dei Grandi Temi della Giornalismo, per esempio Giornalisti e Giustizia oppure Giornalismo ed Etica oppure Giornalismo e Libertà. Il martedì mattina siamo andati a prenderlo a Fiumicino, ansiosi di godere anche noi di qualche residuo della luce proveniente dai Massimi Sistemi. E così, accomodàti a mangiar pesce in un sontuoso ristorante di Fiumicino, abbiamo timidamente mormorato la prima domanda. Ci dica se vorrà davvero un miliardo da Emilio Fede. "Sì, lo vorrò. E, naturalmente, lo darò in beneficenza". Fede non l’ha mica calunniata. "No? Ha solo combinato veleni e falsità". Vediamo: "Mentana l’ho assunto io al Tg1 su ordine di Claudio Martelli, quando era vicesegretario del Partito socialista e quindi contava molto. Ricordo che fui convocato in via del Corso. Martelli mi disse: ”Mentana è dei nostri. Bisogna sistemarlo al tuo telegiornale”. Tentai, inutilmente, la difesa dei poteri del direttore, eccetera eccetera". E’ il brano incriminato del libro di Fede, brano per il quale lei chiede questo miliardo di danni. "Sì". Lo trova calunnioso? "E’ molto calunnioso ed è totalmente falso. Nell’autunno del 1979 il direttore del Tg1 era Emilio Rossi: Fede faceva il conduttore, come adesso Lilli Gruber. Pensa che le assunzioni al Tg1 le faccia Lilli Gruber?" No, non penso. "Non le faceva neanche Emilio Rossi, ma Nuccio Fava, che era il suo vice. Il partito socialista aveva segnalato a Fava Marco Sassano, il bravissimo collega del ”Giorno”. Ma Pasquale Guadagnolo, che si stava dimettendo dal telegiornale per andare a fare il portavoce di Craxi, fece invece il mio nome. Mi conosceva perché all’epoca dirigevo il giornale dei giovani socialisti. Andai dunque a sostenere questo colloquio con Fava e venni preso". Non era comunque un gran curriculum per entrare in Rai. "Forse no, ma resta che non ci furono telefonate di Martelli a Fede. Le dirò di più: nessun politico ha mai telefonato a nessuno dei miei direttori - e ne ho avuti parecchi - per chiedere alcunchè. Al Tg1 venni messo nella redazione esteri al turno di notte. Domanda a Vincenzo Mollica, che era il mio compagno di banco. Si entrava alle quattro del pomeriggio e si usciva a mezzanotte. Mandarono in onda il mio primo servizio sei anni dopo". Cos’era? "Un incontro Reagan-Gorbaciov a Ginevra. Voglio dire: se avessi avuto qualcuno che telefonava non avrei fatto la notte fino al 1988 e non sarei rimasto in anticamera tutti quegli anni. Le pare?" Forse sì. "Inoltre Fede a quell’epoca era socialdemocratico e dunque un dirigente socialista non lo avrebbe chiamato mai. E, anche se lo avesse chiamato, non avrebbe mai usato l’espressione ”uno dei nostri”. Martelli poi non era vicesegretario. E non aveva l’ufficio in via del Corso". Capisco. "Non voglio mica rinnegare il fatto che fossi socialista. Figurarsi. Non nego neanche la lottizzazione. Ci mancherebbe. Che c’entra questo però col cumulo di falsità e veleni che Emilio Fede ha concentrato in poche righe?" Se Fede ha scritto quello che ha scritto una ragione ci sarà. "Se c’è mi sfugge". Vediamo. Intanto, c’è questa stranezza: il libro in questione è pubblicato da Mondadori. "Già". Mondadori appartiene a Berlusconi come Mediaset. "Precisamente". Mediaset paga lo stipendio sia a lei che a Emilio Fede. "Proprio così". Strano, no? "Molto doloroso. Un libro prima di essere pubblicato segue una lunga trafila e viene letto da una quantità di persone. Bene, non c’è uno dei dirigenti Mondadori che abbia sentito il bisogno di alzare il telefono e avvertirmi. Non per censurare Fede, intendiamoci, ma per controllare la verità di quanto veniva scritto. So invece che questo riguardo è stato usato per altri uomini Mediaset: certe pagine del libro sono state tagliate senza problemi". Quali per esempio? "Non faccio di sicuro il delatore". Fede non scrive quasi niente di Costanzo. "Non faccio di sicuro il delatore". Che conseguenze concrete ha questa faccenda? "Intanto che proprio in questi giorni mi stava cercando un dirigente della Mondadori per un libro e naturalmente non mi ha trovato e non mi troverà. Poi che andremo in tribunale e la Mondadori dovrà tirare fuori questo miliardo". Via, andiamo, ci sarà un modo per far pace prima. "Non mi riguarda". Supponiamo che Fede le scriva una lettera. "Mi ha già scritto una lettera". E che dice? "E’ una lettera privata, non posso dirle quello che dice. Posso dirle casomai che cosa non dice". Che cosa non dice? "Non dice: ”Mi sono sbagliato. Scusa”. Che sarebbe il minimo per ricominciare a parlare". Non vi parlate? "No". Com’è possibile, farete sicuramente delle riunioni di lavoro ogni tanto... "Una volta al mese, il venerdì, il Comitato editoriale". Ce n’è già stato uno dopo il fatto? "Sì. Il libro m’è arrivato un giovedì pomeriggio e il giorno dopo c’era Comitato editoriale. Ho letto la parte che mi riguardava e ho telefonato a Confalonieri: ”Io domani non vengo”". Confalonieri che dice? "Mi dà ragione". Non è andato al Comitato editoriale? "Poi ci sono andato. Brugola, Confalonieri mi hanno richiamato pregandomi di non coinvolgere l’azienda in una faccenda che era personale, tra me e Fede. Avevano ragione e ho partecipato alla riunione". Non ce l’ha con l’azienda? "A parte il dolore per la gaffe dei dirigenti Mondadori, non ce l’ho con l’azienda". Vediamo. Se è vero che a qualcuno il libro è stato fatto leggere prima, non sarà che lei ha in realtà poco peso in azienda? "Non direi. Non c’è nessun segnale in questo senso. E poi le ho già detto: Confalonieri mi dà ragione". Allora: non sarà un complotto? "Un complotto di Fede da solo? Può darsi. Di Fede in combutta con un altro dirigente Mondadori e/o Mediaset? Meno probabile, ma possibile. Un complotto del management Mondadori-Mediaset nel suo complesso? Lo escludo". E allora perché? "Vuole che le dica perché, secondo me?" Sì, me lo dica. "Nel ’92 Berlusconi doveva laniare il Tg5, che doveva chiaramente essere il telegiornale più importante della Fininvest. Invece di affidarsi a Fede, chiamò me. A Fede non è mai andata giù. Nel libro ha creduto di potersi liberare di questo rospo a quel modo. Errore grossolano". Lei non è in crisi, non è stanco, non s’è stufato, non ha voglia di andare altrove? "Per niente. Oddìo, dirigo il Tg5 da quasi sei anni, è chiaro che un momento di stanchezza ci può essere. Ci può essere anche un momento di sazietà, una crisi di appagamento, in cui, dopo tanti successi, sembra che non ci siano più obiettivi da raggiungere. Quando sono colto da questi sentimenti me ne accorgo e li combatto. Per esempio, questo tg delle otto mi ha ridato una gran carica. Ed è stato un gran successo". La Annunziata l’ha inventato prima di lei. "No, lo stavamo progettando da un sacco di tempo, da molto prima che la Annunziara cominciasse. Con Giorgio Gori prima e poi con Sodano". L’ha battuta? "32 a 5. Parlo degli share". Perché a lei è riuscito quello che non è riuscito al Tg3? "Perché noi abbiamo creato un appuntamento preciso, rigoroso: alle otto vi diamo le notizie. E gliele diamo. La Annunziata invece ha messo in piedi un programma di due ore e mezza, che comincia alle sei e non è un appuntamento con l’informazione ma un programma di ”infotainment”, informazione e divertimento, quella che in America chiamano breakfast tv. Ora, quel tipo di colazione è già servito da Raiuno con Unomattina". Le dico la verità, anche dalle otto alle nove mi manca il rullo, con tutte le notizie veloci. "Cioè Prima pagina. Ma intanto Prima pagina va comunque in onda per due ore, dalle sei alle otto, e informa quelli che hanno fretta, quelli che s’alzano e devono uscire subito e perciò hanno bisogno, prima di uscire, di un concentrato che in pochi minuti gli dica che cosa è successo. Se tu alle otto stai ancora a casa, invece, vuol dire che hai un momento di tempo in più. E allora ti dò il notiziario classico: alle otto precise. E faccio il 32 per cento di share. Non so se mi spiego. Vede, chi fa informazione ha due modi per tenere avvinto lo spettatore. Primo modo: spettatore, non te ne andare da questo canale, perché appena ci sarà una notizia te la darò. Sono le reti con l’informazione continua, tipo la Cnn. Secondo modo: spettatore, fai quello che ti pare ma alla data ora sappi che, immancabilmente, ti darò le ultime notizie. E’ il metodo di Canale 5 e delle altre reti. Condizione necessarissima: l’appuntamento deve essere preciso al minuto secondo. Sa poi che cosa mi piace? Che il Tg5 abbia adesso questa scansione simmetrica: le otto di mattina, l’una dopo pranzo, le otto di sera, l’una di notte". Come vanno gli ascolti nell’edizione serale? "Molto bene. Alla grossa: il Tg1 è primo col 37 per cento di share. Seguono il Tg2 col 27, il Tg3 col 18, il Tg2 col 16, Studio Aperto col 12, Fede col 9". Fede è ultimo. "Già". Mondadori e Mediaset non potrebbero averlo lasciato attaccare perché lei è dell’Ulivo? "Altra bugia. Io non sono affatto dell’Ulivo". Andiamo, Mentana, lo sanno tutti. "Fede ha scritto che preferisco Prodi a Berlusconi, Di Pietro a Fini e Ronaldo a Maldini. Bugie". Beh, interista lei è interista. "Bugie, le dico". Lei preferisce Berlusconi a Prodi e Fini a Di Pietro? "Io non preferisco nessuno a nessuno". Come vuole che le creda, scusi? Per chi ha votato alle ultime elezioni? "Non ho votato". Per chi ha votato tra Rutelli e Fini? "Non voto a Roma, voto a Milano". Per chi ha votato tra Albertini e Fumagalli? "Non ho votato". Lei non va più a votare? "Mi domandi per chi voterei tra D’Alema e Berlusconi se avessi l’urna su questo tavolo". Per chi voterebbe? "Non voterei". Scusi, perché? "Ma perché non c’è più passione, non c’è più ideologia, non c’è più niente di niente. Che cosa vuole votare? Non me ne frega più niente. Faccio un telegiornale assolutamente spassionato". Perché abbiamo tutti questa sensazione che lei sia dell’Ulivo? "Perché mi osservate su uno sfondo azzurro e siccome non sono azzurro vi sembra naturale che sia come minimo rosato o forse addirittura rosso. Ma non sono rosato e neanche rosso. E neanche azzurro. Sono un uomo la cui passione politica e ideale si è spenta e che grazie anche a questo faccio un tg equilibrato". Lo dice in polemica con Fede? "Stavolta no. Fede fa un giornale francamente fazioso e fa bene". Perché fa bene? "In Rai c’è una tale raccolta di olive che l’olio potrebbe bastarci fino al 3000". Perché non fa un tg fazioso anche lei? "Non sono Emilio Fede". Perché allora difende il tg di Fede? "Perché Fede ha il diritto di fare il tg che fa. Anzi: è il tg alla maniera di Fede che rende plausibile il tg alla maniera di Mentana. E viceversa". Perché non si può fare semplicemente un tg obiettivo? "Il Paese le sembra in grado di sopportare sette telegiornali obiettivi". Anche Liguori è fazioso. "Non è vero. Trovo Studio aperto equilibrato. Liguori ha trasferito la faziosità nella rubrica Fatti e misfatti. E mi pare assolutamente legittimo che un direttore possa esprimere le sue idee". E’ vero che andrà a dirigere la ”Gazzetta dello Sport”? "Guardi, questa voce, messa in giro non so da chi, mi fa soffrire, mi ha fatto soffrire, mi ha fatto star male tutta l’estate, oltre tutto mio padre stava molto male e girava questa notizia, lei sa che mio padre è morto un mese e mezzo fa". Sì, lo so. "Mio padre è naturalmente il vero Mentana. Franco Mentana, un grande inviato della ”Gazzetta dello Sport”. Quest’estate girava questa notizia assolutamente destituita di ogni fondamento e lo vedevo che lui era combattutto..." Non gli faceva piacere? "Era una notizia completamente falsa. Bisogna sapere che io ho imparato a leggere sulla ”Gazzetta dello Sport”, ho con quel giornale lo stesso legame che si può avere appunto con un padre, che qualcuno metta in giro notizie così..." E’ suo padre che le ha fatto fare il giornalista? "Naturalmente io ho sempre pensato di fare il giornalista. Per via di mio padre e del mio amore, della mia ammirazione per lui. Nel ’73, a diciott’anni, entrai alla ”Gazzetta dello Sport” come correttore di bozze..." Il primo articolo che corresse? "Un articolo di mio padre". C’erano errori? "No, non c’era neanche un errore". Spiava i giornalisti? Desiderava essere come loro? "Sì, li spiavo. I correttori di bozze guardano i giornalisti dal buco della serratura". Lei ha figli? "Due. Un maschio di dieci anni e una femmina di cinque". Li vorrebbe giornalisti? "Vorrei che lo diventassero di nascosto. Un giorno, tra vent’anni, si presentano e dicono: papà, siamo giornalisti. Non devono farlo per me e neanche attraverso di me". Tornasse indietro, farebbe il giornalista della televisione o quello della carta stampata? "La televisione m’è sempre piaciuta moltissimo. Ero piccolissimo e già la guardavo". Dunque, lascerà il Tg5 per un altro tg. "Chi sa". In Rai? "No, guardi, escludo di andare in Rai. Che senso avrebbe dopo il Tg5? In Rai, poi, i direttori son sempre uguali... ne arriva uno, poi ne arriva un altro... ho sempre pensato questo: alla fine il Tg1 potrebbe andare in onda da solo, del direttore forse non c’è alcun bisogno". Allora morirà direttore del Tg5. "Non credo proprio". E allora? "Mi piacerebbe scrivere. Sì, questo mi piacerebbe molto: fare l’inviato in un grande giornale". In quale grande giornale? "Non so. Forse non un giornale grandissimo. Qualcosa magari da far risorgere". Meglio Repubblica o il Corriere? "Repubblica non mi pare per niente in crisi, come dicono in tanti. Sta affrontano la prova più difficile: i suoi sono al governo. Il Corriere è sempre una corazzata". I giornali italiani le piacciono? "C’è tanta politica. C’è troppa politica. Anche noi al Tg5: troppa politica, troppa giudiziaria. La giudiziaria poi è diventata insopportabile. Solo l’indignazione può farla digerire. Ma per quanto tempo si può chiedere alla gente di essere indignata? Noi mandavamo in onda le storie di Pacini Battaglia e credevamo di fare chissà che. E la gente sbadigliava a tutta forza. E aveva ragione. Mi dica lei, che fine ha fatto l’inchiesta di La Spezia?" Lei vuol scrivere, ma è sicuro di saper scrivere? "Me la cavo. Molto Tg5 me lo scrivo da solo". Scrive regolarmente? Tiene un diario? "No, questo no". Legge narrativa? "Leggo moltissimo, ma soprattutto saggistica". In questo momento? "La vita di Ernesto Rossi scritta da Peppino Fiori". E il libro che voleva proporre alla Mondadori? "Voleva essere una ricostruzione del ’92, l’anno più importante di questo dopoguerra". Che idea. E’ sicuro che sia l’anno più importante? Non so, anche il ’78 non è male. "Il ’92 è pieno di misteri. Perché Mani Pulite ha preso la direzione che ha preso? Perché Cossiga si è dimesso prima del tempo?" Faccia pace con questi della Mondadori. E con Fede. "Non dipende da me". Se Fede la invitasse al Tg4 e le chiedesse scusa davanti a tutti? "Potrebbe andare. Bisognerebbe però che non facesse mosse e ammiccamenti verso i telespettatori, che non gli desse continuamente di gomito, che si scusasse a parole negando le scuse con gli occhi e con l’espressione del viso". Come lo conosce bene! Lo inviti lei al Tg5 per farsi chiedere scusa. "Non se ne parla proprio". Sequestrare il libro? "Sarebbe troppo. Potrebbe andare una pagina sui giornali che ristabilisse la verità. Una campagna di stampa". Le dispacerà andar via, quando sarà? "Mi affeziono moltissimo alle persone e alle situazioni". Lo vedo che lei è un uomo pieno di sentimenti e di passioni. "Voglio molto bene ai miei. Amo quasi tutto quello che ho vissuto. Penso alle notti passate al Tg1 con uno struggimento, con nostalgia... Com’era bello sorprendere i nostri superiori con qualcosa di ben fatto". Chi dei suoi, andandosene via, le ha fatto più male? " Mi dispiace ancora per Mimun. Però è andato a fare il direttore. Lo capisco, come avrei potuto trattenerlo?". I suoi le vogliono bene come lei vuol bene a loro? "Credo di sì. Spero di sì". Sono le 19.59, lei sta per andare in video. Ha paura? "Mai avuto paura. Sono tranquillissimo". Improvvisa sempre? "Sempre". La parola le è mai mancata? "Una sola volta, al Tg1. Quando spararono i missili a Lampedusa. Era una notizia così strana, non sapevo che cosa dire. Non fu una cronaca brillante". Chi le piace degli altri tg? "La crescita professionale compiuta da Frajese mi pare straordinaria. Vede che qualche volta allontanarsi fa bene alla salute". Lei si allontanerà da solo o la manderanno via? "Non so di che cosa parla". Devo scommettere tra queste due alternative: a un certo punto lei si dimetterà oppure a un certo punto i suoi superiori la chiameranno e la manderanno via. Su che cosa puntare? "Per i prossimi due anni non accadrà".