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 2005  novembre 22 Martedì calendario

Sorrisi Salute settimanale: Mangiare pesce crudo. Vent’anni fa avremmo fatto tutti una smorfia al solo pensiero, oggi invece per molte persone è un’ottima idea per una serata alternativa

Sorrisi Salute settimanale: Mangiare pesce crudo. Vent’anni fa avremmo fatto tutti una smorfia al solo pensiero, oggi invece per molte persone è un’ottima idea per una serata alternativa. Non a caso il numero di ristoranti giapponesi è in grande crescita (solo a Milano ce ne sono oltre 30) i sushi bar, poi, quasi non si contano. Attenzione però, perché se da una parte la cucina tradizionale nipponica è meno calorica della nostra, dall’altra nasconde un’insidia dal nome complicato e un po’ misterioso: Anisakis simplex. Di che cosa si tratta? ” un parassita presente nell’intestino di più del 70% dei pesci”, spiega Giacomo Gidaro, professore ordinario di chirurgia generale all’Università di Chieti-Pescara. E non si parla solo di specie esotiche, ma di tipi molto noti anche da noi: aringhe, triglie, merluzzi, salmoni, tonni e alici. ”Di solito l’intestino del pesce viene tolto subito, appena catturato, e con esso vengono eliminate anche le larve dell’Anisakis. Può capitare però che il parassita faccia in tempo a spostarsi dall’intestino alle carni. Se ciò accade, il pesce non deve essere in nessun caso mangiato crudo: se ingerite, le larve possono impiantarsi nelle pareti dell’apparato gastrointestinale. E siccome sono in grado di difendersi dai succhi gastrici e hanno una grande capacità perforante, possono causare gravi danni all’organismo: un intenso dolore allo stomaco, seguito da nausea e vomito; ma anche occlusioni intestinali. In alcuni casi, particolarmente acuti, si rende necessario l’intervento chirurgico, anche se quasi sempre basta ricorrere a farmaci specifici. Possibili anche reazioni allergiche (dall’orticaria fino allo shock anafilattico)”, spiega Gidaro. Insomma, il rischio è serio. Ma per fortuna, basta prendere poche e semplici precauzioni per stare sicuri: ”Per eliminare l’Anisakis ci sono due possibilità: cuocere il pesce ad almeno 60° o congelarlo a -18° per 24 ore. A queste temperature il parassita non sopravvive”, dice Gidaro. C’è chi sostiene che sia sufficiente mangiare il sushi con salsa di soia e wasabi (la tradizionale salsa piccante) per essere al riparo da rischi. una convinzione fondata? ”No, la larva resiste a tutto e non ci sono alternative al congelamento o alla cottura. Anche il limone e l’aceto non servono”, dice Gidaro. Attenzione però, questo non vuol dire che non bisogna più mettere piede in un sushi bar. ”Basta informarsi con il cameriere che il pesce sia stato congelato e girare alla larga dai locali dall’aspetto poco salubre”, conclude Gidaro.