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 2005  novembre 19 Sabato calendario

Chi fa affari con i decoder. La Repubblica 19/11/2005. Occorre capire se gli interessi di Berlusconi abbiano coinciso o meno (

Chi fa affari con i decoder. La Repubblica 19/11/2005. Occorre capire se gli interessi di Berlusconi abbiano coinciso o meno (...) con l´interesse degli italiani ad avere un sistema televisivo pluralista, operante in condizioni di concorrenza. Se coincidono è possibile affermare che gli interessi politico-imprenditoriali di Berlusconi sono stati salvaguardati nella misura in cui collimavano con gli interessi degli italiani. (...) In caso contrario, il premier ci avrebbe guadagnato e gli italiani ci avrebbero rimesso. (da "Monopoli" di Giovanni Floris – Rizzoli, 2005 – pag. 56) Volete ridere? Provate a leggere questa breve storia italiana dei giorni nostri, in tre atti. PRIMO ATTO - Il governo presieduto da Berlusconi (Silvio) vara una legge, approvata dalla maggioranza guidata da Berlusconi (Silvio), per consentire all´azienda controllata da Berlusconi (Silvio) e della quale è vicepresidente Berlusconi (PierSilvio, figlio di Silvio) di mantenere la concessione di tre reti televisive. E ciò dopo che la Corte costituzionale, l´Antitrust e l´Authority sulle Comunicazioni hanno più volte dichiarato illegittima una tale situazione in nome del pluralismo e della libera concorrenza. La legge prende nome dal non compianto ex ministro Gasparri e prevede entro il 2006 la transizione dal sistema analogico a quello digitale terrestre che dovrebbe moltiplicare le frequenze disponibili, superando il duopolio e la concentrazione attuale. SECONDO TEMPO - Per favorire questo passaggio che – secondo la maggior parte dei tecnici e degli esperti – non potrà avvenire comunque prima del 2010-2012, il governo presieduto da Berlusconi (Silvio) dispone uno stanziamento di 110 milioni di euro nella Finanziaria 2004, in modo da incentivare l´acquisto dei decoder (150 euro di contributo ad apparecchio) che consentiranno di ricevere il nuovo segnale. A questi fondi, si aggiungeranno altri dieci milioni di euro nel 2005 e ancora dieci l´anno prossimo: totale 130 milioni di euro, pari grosso modo a 260 miliardi di lire. Fra le aziende che distribuiscono e commercializzano i decoder digitali in Italia, c´è la Solari.com controllata da Berlusconi (Paolo, fratello di Silvio) attraverso la finanziaria Pbf. TERZO TEMPO - Alcuni parlamentari del centrosinistra, con in testa il senatore Luigi Zanda (Margherita), presentano un´interrogazione al ministro delle Comunicazioni per chiedere in buona sostanza se tutta questa operazione non realizza un conflitto di interessi, in capo a Berlusconi (Silvio) e a favore di Berlusconi (Paolo). Il giornale che apparteneva già a Berlusconi (Silvio) e che questi fu costretto a cedere a Berlusconi (Paolo) in forza della vecchia normativa antitrust, attacca i suddetti parlamentari insieme ai giornalisti che hanno ripreso la notizia. E cianciando di "Bufale digitali", difende Berlusconi (Paolo) per i benefici ricavati dai provvedimenti del governo presieduto da Berlusconi (Silvio) che favoriscono l´azienda di Berlusconi (Silvio & PierSilvio). * * * Sembra una barzelletta, una storiella, quasi uno scioglilingua. Eppure, al di là di qualche semplificazione narrativa, purtroppo è tutto vero. Purtroppo, perché siamo sempre noi – cittadini, contribuenti e consumatori – che paghiamo: paghiamo le tasse, gli incentivi per i decoder, il canone Rai, i prodotti che fanno pubblicità sulla televisione pubblica e su quella privata, le carte ricaricabili e i biglietti degli stadi. E siamo sempre noi le vittime di questa macchinazione mediatica che, alla fine, danneggia l´informazione, la vita politica, la cultura, il teatro, il cinema e perfino il calcio, senza aver minimamente intaccato finora il duopolio televisivo e senza aver accresciuto di un grammo il pluralismo. Mentre Sky di Rupert Murdoch ricorre all´Antitrust per chiedere la tutela della concorrenza, contestando un "aiuto di Stato" o comunque un trattamento di favore da parte del governo italiano per la tv digitale a scapito di quella satellitare, lo stesso senatore Zanda prende carta e penna per inviare due lettere alla medesima Autorità, in data 7 e 11 novembre, alle quali però non ha ancora ricevuto risposta. Nella prima, trasmettendo copia dell´interrogazione parlamentare, l´esponente della Margherita avanza esplicitamente "l´ipotesi di conflitto di interessi riguardante il signor Paolo Berlusconi". Nella seconda, segnala che "l´articolo l, comma 386, del cosiddetto maxi-emendamento alla Legge finanziaria 2006 prevede un contributo di dieci milioni di euro a sostegno dell´acquisto di decoder del digitale terrestre", chiedendo perciò all´Antitrust di "accertare se il signor Paolo Berlusconi ha dato tempestiva comunicazione all´Autorità delle sue partecipazioni alle società Pbf e Solari.com". R. S. V. P. * * * A spulciare tra le righe del maxi-emendamento alla Finanziaria 2006, in merito alla modifica dei contributi per l´editoria di partito, si scopre un´altra perla del governo in carica. Il "tetto" generalizzato alle provvidenze pubbliche previsto dal testo originario (art.63, comma 1) è stato rimosso e sostituito con una disciplina di tutt´altro segno. In pratica, si estende l´accesso ai contributi anche ai quotidiani e ai periodici di partito che vengano venduti insieme ad altre testate, di qualunque tipologia commerciale. E per di più, a prezzi anche inferiori a quelli di mercato. Un nuovo quotidiano o settimanale di Forza Italia, per ipotesi, potrebbe essere abbinato al Giornale, a Panorama, a Sorrisi e Canzoni o a qualsiasi altro giornale della Mondadori, magari a un prezzo speciale, continuando a ricevere i contributi pubblici. Ovvero il Secolo d´Italia potrebbe essere venduto "a panino" con questa o quella testata locale, senza perdere con ciò il finanziamento statale. E l´Unità oppure Europa si potrebbero imparentare, sul piano commerciale, con Novella 2000 o con Playboy. A pagare, naturalmente, saremmo sempre noi, cittadini e contribuenti. Ma, in questo caso, pagheremmo in pratica tre volte: al partito-editore che pubblica il giornale, al fisco che eroga i contributi e infine all´editore privato che abbina il suo prodotto al giornale di partito. Giovanni Valentini