Sorrisi e canzoni n.44 2002, 22 novembre 2005
Sorrisi Salute settimanale: Dislessia. In Italia cinque bambini su cento sono colpiti da dislessia, un disturbo dell’apprendimento scolastico tanto frequente quanto sottovalutato, ma che dal 28 ottobre al 3 novembre sarà sotto i riflettori, in occasione della Settimana europea della dislessia
Sorrisi Salute settimanale: Dislessia. In Italia cinque bambini su cento sono colpiti da dislessia, un disturbo dell’apprendimento scolastico tanto frequente quanto sottovalutato, ma che dal 28 ottobre al 3 novembre sarà sotto i riflettori, in occasione della Settimana europea della dislessia. "Il bambino dislessico fa fatica a imparare a leggere e a scrivere, ma non perché ha deficit intellettivi", spiega il dottor Enrico Ghidoni, responsabile del laboratorio di neuropsicologia all’Arcispedale S. Maria Nuova di Reggio Emilia e presidente dell’Associazione italiana dislessia. "Il disturbo è legato all’incapacità di collegare il cosiddetto ”codice scritto” con il ”codice orale”. Per esempio non riesce a identificare i suoni che compongono le parole o ha difficoltà a leggere in maniera veloce e a comprendere il senso di quanto ha letto". L’allarme deve scattare quando, nei primi anni di scuola, il bambino commette gli errori più comuni della dislessia: inverte numeri (scrive 12 anziché 21), sostituisce alcune lettere con altre (la "m" con la "n", la "v" con la "f" o la "b" con la "d"), fa molta fatica a imparare l’alfabeto e le tabelline, e confonde la destra con la sinistra o l’oggi con il domani. "Nelle scuole italiane la dislessia è poco conosciuta. E molti casi non vengono trattati con il giusto rilievo. Molto importante è il ruolo degli insegnanti. Sono loro che possono captare per primi i segnali di questo disturbo e, quindi, suggerire ai genitori di rivolgersi a un centro di neuropsichiatria infantile per una diagnosi completa attraverso specifici test", dice Ghidoni. Una volta individuato il disturbo, è fondamentale che l’insegnante collabori con i genitori e con gli operatori sanitari nel rieducare il bambino dislessico. "Per agevolare il suo recupero sono sufficienti anche semplici provvedimenti come la concessione di tempi più lunghi, rispetto ai compagni, per lo svolgimento dei compiti, o l’autorizzazione all’uso della calcolatrice o del computer. L’inglese, per esempio, dovrebbe essere insegnato solo oralmente perché il dislessico ha difficoltà a distinguere i diversi modi di pronunciare una lettera. Determinante è anche l’atmosfera che si vive in classe: bisogna evitare di mettere il bambino in imbarazzo definendolo pigro o svogliato, di confrontare i suoi risultati con quelli dei suoi compagni", spiega Ghidoni. Ma il lavoro di riabilitazione non si deve fermare solo alla scuola. "La famiglia deve cercare di conoscere a fondo il problema per aiutare il figlio dislessico, sia nei momenti di studio, seguendolo nei compiti a casa, che in quelli di svago", conclude Ghidoni.