MACCHINA DEL TEMPO DICEMBRE 2005, 22 novembre 2005
Naruni era una giovane e bella donna aborigena promessa ad un anziano della sua tribù. Ma lei era perdutamente innamorata di Kuralka, così i due giovani decisero di fuggire dal villaggio rifugiandosi nel bush
Naruni era una giovane e bella donna aborigena promessa ad un anziano della sua tribù. Ma lei era perdutamente innamorata di Kuralka, così i due giovani decisero di fuggire dal villaggio rifugiandosi nel bush. Quando, dopo alcuni mesi, tornarono alle loro capanne, gli anziani non li avevano perdonati: Kuralka fu trasformato in un ratto d’acqua e Naruni in un’anatra. Entrambi vennero quindi banditi dal villaggio e costretti a vivere in un lontano corso d’acqua. Qui Naruni depose due uova dalle quali nacquero delle strane creature, con la pelliccia e l’aspetto del topo e il becco dell’anatra, destinate a vivere tra la terra ferma e l’acqua. Gli ornitorinchi. con questa leggenda, tramandata di generazione in generazione, che gli aborigeni australiani spiegavano l’origine di un animale che la natura sembrerebbe aver creato per gioco, unendo parti di animali tra loro diversi e incompatibili. Il risultato è una creatura particolare, che pur essendo classificata tra i mammiferi mantiene numerose caratteristiche primitive che la accomunano piuttosto agli antichi rettili da cui i mammiferi si sono poi distinti ed evoluti. Intanto, appartiene all’ordine dei Monotremi, che significa ”con una sola apertura” (dal greco ”monos” solo e ”tremos” buco). In questo gruppo, gli apparati uro-genitale e digerente sfociano all’esterno attraverso un’unica apertura, detta cloaca, a differenza di tutti gli altri mammiferi più evoluti, nei quali invece ogni apparato è distinto dall’altro. La presenza della cloaca unica è un carattere arcaico che nel corso dell’evoluzione è andato perso nei mammiferi ed è stato mantenuto solo nei rettili e negli uccelli, oltre che nell’ornitorinco. Il becco invece, nonostante la somiglianza con quello di un’anatra, non ha nessun legame con i becchi degli uccelli, ma si è evoluto indipendentemente. La forma simile è dovuta a un fenomeno di convergenza adattativa, molto frequente in natura quando animali, distanti dal punto di vista filogenetico, evolvono attributi del corpo simili perché deputati a svolgere compiti simili; in questo caso setacciare i fondali dei corsi d’acqua. Ma la particolarità forse più sorprendente è la modalità con cui questa specie si riproduce. Unici tra tutti i mammiferi, gli ornitorinchi depongono uova invece di partorire cuccioli già formati: la femmina depone solitamente due uova, all’incirca una volta ogni due anni, che cova per un paio di settimane, protette fra l’addome e la coda ripiegata. Dopo la nascita, però la madre allatta i piccoli, caratteristica questa che ha fatto rientrare di diritto la specie nella classe dei mammiferi. La ghiandola mammaria tuttavia è molto primitiva: non ci sono capezzoli definiti ma soltanto delle aree di pelle da cui il latte sgorga per essere leccato dai cuccioli. Questa bizzarra forma fisica non poteva non destare il desiderio di conoscere anche il profilo genetico di questa creatura. E anche lo studio del Dna ha rivelato grosse sorprese. Jennifer Marshall Graves e Frank Gruetzner, ricercatori dell’Australian National University di Canberra, hanno pubblicato i risultati di uno studio sui cromosomi che determinano il sesso negli ornitorinchi. Mentre tutti i mammiferi possiedono una coppia di cromosomi sessuali (XX le femmine e XY i maschi) gli ornitorinchi possiedono ben cinque coppie di cromosomi: il maschio ha quindi cinque coppie XY e la femmina cinque coppie XX. Le cose si dimostrano ancora più strane nella produzione degli spermatozoi. «Abbiamo scoperto che i cinque X e i cinque Y si allineano in una lunga catena, con la sequenza XY XY XY XY XY; poi tutti i cromosomi X si muovono ad un’estremità e tutti gli Y all’altra», dicono i ricercatori. «Un altro risultato sorprendente è che un’estremità della catena è simile ai cromosomi umani, ma l’altra somiglia a quella degli uccelli. La catena, quindi, si collega ad un sistema antichissimo di determinazione del sesso negli uccelli, e probabilmente anche nei rettili». Cromosomi sessuali multipli si trovano nelle termiti e nei ragni ma fra i mammiferi sono presenti solo nell’ornitorinco e in un altro mammifero oviparo, l’echidna o istrice formichiere. La ragione biologica di avere dieci cromosomi sessuali non è chiara. Ma di certo questi animali riescono a effettuare correttamente la meiosi, producendo gameti (spermatozoi o ovuli) con la giusta metà di corredo cromosomico. «La scoperta», concludono gli studiosi australiani, «getta nuova luce sull’evoluzione dei mammiferi, uomo compreso. Si solleva infatti la questione: i mammiferi ancestrali avevano cromosomi sessuali simili agli uccelli? Si aprono insomma nuove ipotesi di ricerca sui legami evolutivi tra rettili, mammiferi e uccelli». Forse le leggende non si discostavano troppo dalla realtà e la parentela è più stretta di quanto crediamo..............