Varie, 22 novembre 2005
RIBERY
RIBRY Franck Boulogne-sur-Mer (Francia) 7 aprile 1983. Calciatore. Del Bayern Monaco, squadra con cui nel 2009/2010 ha raggiunto la finale di Champions League (saltata per squalifica). Con la nazionale secondo ai Mondiali 2006. 13° nella classifica del Pallone d’oro 2006, 16° nel 2008, 17° nel 2007, 28° nel 2009 • «[...] nato in una ”citè” rigorosamente cementizia e emarginata a Boulogne-sur- Mer, musulmano per amore (il suo nome da convertito è Bilal), e soprattutto calciatore di successo. Per di più con il tocco triste di una tragedia, un incidente d’auto quando aveva due anni, che lo ha segnato nel volto. Franck Ribery [...] gioca nell’Olympique Marsiglia e nella nazionale ”espoir”, speranze. Ma è diventato in poche settimane un fenomeno: singolarmente proprio nei giorni delle battaglie nelle periferie. Ha una storia complicata, in bianco e nero: scartato da molti club perchè non si applicava, a scuola e sul campo, per continuare ha firmato anche un contratto da amatore con la qualifica di giardiniere. Ha lavorato come muratore con il padre in un cantiere, è emigrato in Turchia per cercare il successo con la maglia del Galatasaray. Ha sposato, in cadillac affittata, Wahiba che l’ha convertito all’islam. Uno che non vuole correggere la propria biografia, come non ha voluto sottoporsi a una plastica. un discolo dell’area di rigore, ha portato la Francia alla finale del campionato di Europa giovani. ”Una pila elettrica che non si scarica mai” sintetizza il suo allenatore. E già si scomoda Zidane. Tutto vero. Ma non basta a spiegare. Ci deve essere altro se deborda dai settimanali sportivi in quelli di opinione, se spunta con le sue stimmate in tutti i telegiornali. Questo Schillaci di banlieue servirà a sostituire miti come Thuram, Zidane, Anelka, che hanno conquistato come ammortizzatori sociali la legion d’onore, e il diritto alla pensione. Nessuno più lo insulta con il feroce soprannome di ”Quasimodo”, il mostro di Victor Hugo, come succedeva quando sudava sui campi di provincia; adesso semmai lo chiamano ”monsieur Franck”. E tirano fuori in tribuna le foto di Al Pacino nei panni di Scarface. Non a caso il film culto dei ragazzi di banlieue» (dom.qui., ”La Stampa” 22/11/2005).