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 2005  novembre 22 Martedì calendario

Piombo, acido solforico, materie plastiche... tutti elementi molto nocivi per l’ambiente. Tutti presenti nelle batterie elettriche che mandano avanti le nostre auto, i macchinari dell’industria, persino i sottomarini

Piombo, acido solforico, materie plastiche... tutti elementi molto nocivi per l’ambiente. Tutti presenti nelle batterie elettriche che mandano avanti le nostre auto, i macchinari dell’industria, persino i sottomarini. Il numero di questi accumulatori, soltanto nel nostro Paese, è colossale. Basti pensare che, ogni anno, sono gettate via ben 16 milioni di batterie esauste, al termine del loro ciclo vitale. Però gli elementi che le compongono non si dissolvono per magia. Al contrario, penetrano nel suolo, nelle falde acquifere, filtrano nelle piante, negli animali, in tutti noi. Inquinando. O, per meglio dire, c’inquinerebbero, se qualcuno non si desse cura di raccoglierli e riciclarli, convertendo una perdita totale in un guadagno economico e ambientale. A organizzare tutto questo lavoro c’è il Cobat, il Consorzio obbligatorio batterie esauste. A presiederlo è Giancarlo Morandi, 65 anni, ingegnere e appassionato alpinista. «Il Cobat è nato negli anni 80, quando il prezzo del piombo era molto basso. Il commercio languiva e chi aveva batterie esauste le gettava per lo più in discariche abusive. Per arginare questo scempio (e spreco), nel 1988 il Parlamento emanò una legge che impose il riciclo intelligente a chi s’occupava di questi accumulatori», racconta. «Così è nato il Consorzio, che da tempo raggiunge risultati concreti. Ne sono responsabili novanta imprese che lavorano nel settore. Hanno l’obbligo di raccogliere gratuitamente anche soltanto due batterie. Basta telefonare al nostro numero verde e chiedere come fare. Oggi, siamo i primi nel mondo per la raccolta e il riciclo. Siamo anche i più economici: per ogni batteria d’auto venduta, il consumatore paga un sovrapprezzo di 80 centesimi per la raccolta. Nel Nord Europa pagherebbe addirittura 5 euro a pezzo». Per farsi conoscere, il Cobat ricorre a iniziative di una certa risonanza. sponsor da anni delle Bandiere Blu sulle spiagge turistiche, il simbolo che viene assegnato per l’alta qualità delle acque, della costa, servizi e misure di sicurezza, educazione ambientale. «Inoltre», sorride Morandi, che per questo progetto confessa predilezioni, «nel 2002, Anno mondiale della montagna, andammo nel Nepal per ripulire dalle vecchie batterie la ”Piramide”, il più alto laboratorio scientifico del mondo. Sta a 5.050 metri nella Valle del Khumbu, sul Monte Everest».