Il Sole 24 Ore 13/11/2005, pag.31 Alessandro Melazzini, 13 novembre 2005
La sfinge che sedusse Einstein
Era una delle donne "più emancipate del suo tempo". Ma anche una personalità così enigmatica da meritarsi l’appellativo di "sfinge del diciannovesimo secolo". Venerata dai suoi adepti come una magica creatura guardiana di saperi nascosti, per i critici sospetta di plagio e truffa. Comunque la si pensasse, difficile risultava sottrarsi al fascino oscuro di Helena Petrovna Blavatsky (1831-1891). Persino uno scienziato del calibro di Albert Einstein teneva a portata di mano la Dottrina Segreta, uno dei numerosi tomi esoterici pubblicati dalla Blavatsky. Ma anche il Mahatma Gandhi non disdegnava la sapienza della donna, mentre Wassily Kandinsky era uso ispirarsi alle dottrine teosofiche per ricercare lo "spirituale nell’arte". Di sicuro Helena Petrovna era in anticipo sui tempi. Animalista ante litteram, affermava che le bestie avessero l’anima e Cristo fosse andato sulla croce per salvare anche loro: di fronte a una tale sicurezza teologica, San Francesco pare un cacciatore di frodo. In quanto a carattere, poi, le femministe più agguerrite degli anni 70 a suo confronto paiono docili massaie. Senza contare, infine, che bagnò il naso ai moderni seguaci della "new age" anticipandoli di oltre un secolo. La Petrovna, ci racconta Gerhard Wehr in una biografia recentemente uscita in Germania (Helena Petrovna Blavatsky. Eine moderne Sphinx, Pforte Verlag, Dornach 2005, pagg. 272, _ 22,00) nasce in Ucraina e già da fanciulla stupisce per le facoltà paranormali. Ai parenti racconta di ricevere con frequenza visite spiritiche. Ribelle, tanto interessata al l’occultismo quanto freddina verso gli uomini ("in me non vi è nulla di una donna"), a diciott’anni si sposa con un vecchio per poi subito sciogliere il matrimonio, tenendosi però il titolo di Madame Blavatsky. Dai venti ai quarant’anni intraprende, finanziata dal padre, un’avventurosa esistenza "on the road" spostandosi incessantemente tra Russia, Europa, le Americhe e il subcontinente indiano, quasi ad anticipare la figura del viandante narrata da Hermann Hesse ne Il pellegrinaggio in Oriente. Ovunque vada s’ingegna per rendere difficile il lavoro dei futuri biografi, cancellando sistematicamente le tracce del proprio passaggio. Quando è in Italia a Bari per incontrare una fattucchiera, fa spedire da Parigi le missive indirizzate ai parenti in Russia: "Ci sono pagine della mia vita di cui non parlerò mai, a costo di morire. Non perché me ne vergogni, bensì perché sono per me troppo sante". Nel 1867, invece, pare combatta a Mentana valorosamente al fianco di Giuseppe Garibaldi. In Inghilterra viene contattata da un misterioso sapiente già visto in sogno da bimba, mentre in Egitto un vecchio copto (Ermete Trismegisto?) la inizia ai misteri esoterici. In seguito l’incontro con vari mahatma indiani accresce nella donna, già di per sé incline a prendersi piuttosto sul serio, la consapevolezza delle proprie capacità psichiche. Madame Blavatsky sente di essere destinata a grandi cose: "Ho dato la mia parola, fino a che vivo, di aiutare gli uomini a trovare la verità". Così il 17 novembre del 1875, insieme con il colonnello Henry Steel Olcott, fonda a New York la "societàteosofica" e due anni più tardi dà alle stampe Iside Svelata, il suo primo capolavoro. un libro lungo più di 1.200 pagine, parzialmente scritto "in trance", che si propone nientemeno di fornire &la chiave dei misteri della scienza e delle teologie antiche e moderne", frullando insieme cristianesimo e cabala, orfismo e buddismo, ipnosi e brahmanesimo. Il tutto per svelare ai mortali "le leggi che guidano l’universo". Non c’è da stupirsi che Madame irriti sia le chiese cristiane, poco desiderose di essere mischiate in un calderone insieme con tutte le altre confessioni religiose di questo mondo, sia gli scienziati positivisti di più stretta osservanza. Santa o cialtrona, sicuro è che le sue dottrine non sembrano finora aver portato quel cambiamento epocale di fratellanza e illuminazione da lei profetizzato nel diciannovesimo secolo. Anzi, l’uomo si scanna ora forse anche più di allora. Ma di fronte al moderno crescere di ogni fanatismo integralista, anche allo scettico più inveterato viene da guardare con nostalgia all’eclettica Madame Blavatsky, rimpiangendone l’innocuo e variopinto sincretismo religioso. Alessandro Melazzini