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 2005  novembre 13 Domenica calendario

Mozart il raccomandato. Il Sole 24 Ore 13/11/2005. Quando Wolfgang Amadeus Mozart, sorvegliato e protetto da suo padre Leopold e con lettere commendatizie del conte Firmian amico di Giuseppe Parini (oh, gran virtù dei funzionari absburgici

Mozart il raccomandato. Il Sole 24 Ore 13/11/2005. Quando Wolfgang Amadeus Mozart, sorvegliato e protetto da suo padre Leopold e con lettere commendatizie del conte Firmian amico di Giuseppe Parini (oh, gran virtù dei funzionari absburgici...!), giunse a Bologna il 24 marzo 1770, quel suo primo soggiorno in città fu assai breve: sei giorni, fino al 29 marzo. Bologna accolse i due Mozart con credenziali di altissimo prestigio. A parte la plurisecolare Università, la prima nel mondo se intendiamo un’istituzione universitaria alla maniera occidentale, la città turrita vantava l’Accademia Filarmonica fondata nel 1666. All’arrivo degli ospiti salisburghesi, l’Accademia si presentava con musici e teorici di assoluta autorità. Fra essi spiccava il Padre Giambattista Martini (Bologna 1706-ivi 1784), che tra la metà del Settecento e gli anni del trasferimento di Wolfgang Amadé a Vienna fu il più venerato (come maestro) e temuto (come inflessibile esaminatore) da musicisti giovani e meno giovani di tutta Europa. Possedeva una delle più ricche, rare e preziose biblioteche musicali del continente, divenuta poi nucleo dell’odierna Biblioteca del Conservatorio bolognese. Compose musica sacra, eccezionale per maestria contrappuntistica ma non tale da suscitare le emozioni che nascono, per esempio, dal l’assai meno contrappuntisticamente rigorosa Missa solemnis di Beethoven. Tentò anche l’opera, persino quella buffa, e con esiti sorprendentemente vivaci: La Dirindina, L’impresario delle Canarie, Don Chisciotte. Padre Martini aveva l’abitudine di farsi inviare "gratis" da musicisti divenuti famosi (sovente suoi ex allievi) i loro ritratti, opera spesso di grandi artisti. Costituì così la sua famosa Quadreria. Più lungo fu il secondo soggiorno di Mozart a Bologna, tra il 20 luglio e il 13 ottobre 1770. Munifica fu l’ospitalità offerta dal conte Pallavicini (vedi il film Noi tre di Pupi Avati, 1984), e glorioso l’episodio dell’accoglimento del quattordicenne Wolfgang Amadé come Accademico Filarmonico, grazie al favore di Padre Martini. In quei decenni, Bologna era uno dei centri europei di cultura letteraria. Nasceva là, in Italia, la critica letteraria in senso moderno. Quando il letterato francese Dominique Bouhours (1628-1702) aveva pubblicato quella violenta condanna della letteratura italiana che fu la Manière de bien penser dans les ouvrages de l’esprit (1687), era stato il bolognese Gian Giuseppe Orsi (1652-1733) a replicare con le sue Considerazioni sopra un famoso libro francese (1703), facendo nascere così, a Bologna, lo schieramento italiano in lotta nella "Querelle des anciens et des modernes". "Bolognesi" erano considerati, malgrado la loro origine toscana e il loro insediamento per lo più a Parma o in Paesi dell’Europa del Nord, i famosi scenografi e architetti teatrali della dinastia dei Galli da Bibliena, detti semplicemente Galli Bibiena. Il capostipite Giovanni Maria (Bibiena 1625-ivi ? 1665) fu meno importante dei due figli, "i grandi padri", entrambi nati a Bologna: Ferdinando Maria (1657- 1743) e Francesco Ferdinando (1659-1739) al quale si deve, fra l’altro, il Teatro Filarmonico di Verona. Figli di Ferdinando furono Alessandro (1687-1769), attivo a Mannheim; Giuseppe (1696-1756) operoso a Vienna, Berlino, Praga; Antonio (1697/ 1700-1774), progettista del Teatro Comunale di Bologna. Carlo, figlio di Giuseppe, progettò il meraviglioso Teatro Margraviale di Bayreuth. Antonio Galli realizzò anche le scene per l’inaugurazione del Comunale di Bologna con Il trionfo di Clelia il 14 maggio 1763 (lo stesso libretto di Metastasio era stato usato da Johann Adolf Hasse per l’opera omonima, Vienna, 1762). Bolognesi furono il mastro degli effetti speciali, Petronio Nanni, e il costumista Pietro Antonio Biagi. I balli (Il riposo interrotto e Le fontane incantate) furono invece di Augusto Hus, coreografo alla corte di Carlo Emanuele III re di Sardegna. Cantarono Giuseppe Tibaldi (Porsenna), Antonia Girelli Aguilar (Clelia), Giovanni Manzoli (Orazio), Giovanni Toschi (Tarquinio). Il Comunale di Bologna apre la stagione 2005-2006 con un’opera "milanese" di Mozart, ma nata nell’agosto-settembre 1771, ossia durante il medesimo itinerario italiano che aveva portato il ragazzo a Bologna, anche se questa volta si trattò del secondo viaggio in Italia. La stessa testimonianza di un fresco talento, il medesimo clima culturale. Ascanio in Alba è propriamente una "serenata teatrale", commissionata a Mozart in occasione delle nozze dell’arciduca Ferdinando d’Absburgo, figlio dell’imperatrice Maria Teresa, con Maria Beatrice di Modena. L’opera fu data in prima rappresentazione assoluta nel Regio Ducale Teatro di Milano (quello insediato nell’attuale Palazzo Reale, e il cui incendio fu causa della costruzione della Scala), 17 ottobre 1771. Il libretto è di Giuseppe Parini, e non a caso il latore dell’incarico a Mozart fu il "pariniano" conte Firmian. Interpreti furono il soprano Geltrude Facchini (Venere), il castrato mezzosoprano Giovanni Manzuoli (Ascanio), il soprano Maria Girelli (Silvia), il tenore Giuseppe Tibaldi (Aceste). Nella trama, assai vagamente connessa con l’Eneide, Ascanio figlio d’Enea è segretamente innamorato della ninfa Silvia, ma è Venere che tesse l’ordito di quell’amore. Dopo molte patetiche esitazioni tra morali e sentimentali da parte di entrambi gli innamorati, Venere risolve la controversia costringendo i due alle nozze e rammentando ad Ascanio i suoi doveri di fondatore di Alba, città che a sua volta è destinata a dare origine a Roma. Quirino Principe