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 2005  novembre 22 Martedì calendario

Il mondo del futuro correrà su cavi di fibra ottica. Deve aver pensato così la Royal Swedish Academy of Sciences, quando ha deciso di dedicare il Premio Nobel per la fisica a un vero e proprio team internazionale di scienziati: due americani e un tedesco

Il mondo del futuro correrà su cavi di fibra ottica. Deve aver pensato così la Royal Swedish Academy of Sciences, quando ha deciso di dedicare il Premio Nobel per la fisica a un vero e proprio team internazionale di scienziati: due americani e un tedesco. La parte monetaria del premio (tutt’altro che disprezzabile) sarà così ripartita: metà andrà a Roy Glauber (80 anni), della Harvard University di Cambridge, per aver completato gli studi sulla sua scoperta del 1963, quando riuscì ad applicare le teorie quantistiche sul campo elettromagnetico. Fu un passo fondamentale per comprendere le meccaniche della luce. L’ottica quantistica, infatti, spiega come le singole particelle di luce (i fotoni) si combinino per creare fasci di luce convergenti o divergenti. Questa teoria ha permesso l’avanzamento degli studi nel settore laser e nelle fibre ottiche, che poi hanno avuto applicazione nei normali lettori Cd e, in un futuro si spera prossimo, nell’implementazione dei computer quantistici. L’altra metà del premio sarà invece equamente divisa tra John Hall (71 anni), del Jila dell’Università del Colorado, e il tedesco Theodor W. Hänsch (64 anni), della Ludwig-Maximilian University di Monaco e dell’Istituto Max Planck. A loro è spettato il compito di aver individuato tecniche innovative di misurazione precisa, sfruttando le peculiarità del laser e le teorie di ottica quantica. In pratica, si tratterebbe di una delle tante possibili applicazioni della scoperta di Glauber. Grazie a una tecnica chiamata ”frequency comb”, sarà possibile realizzare orologi sempre più accurati o tecnologie satellitari (Gps) con margini di errore più bassi. Una curiosità su uno dei tre scienziati: Glauber deve la sua scoperta a una sua passione, l’astronomia. Quando nel 1956 gli astrofisici Hanbury Brown e Richard Twiss scoprirono che la luce delle stelle si comportava diversamente da quanto le teorie comuni affermavano, Glauber decise di indagare. I fotoni, infatti, invece di essere rilevati a caso, erano individuati a gruppi. Questi raggruppamenti richiedevano una teoria quantistica della luce, che avrebbe permesso di comprendere i modelli d’interferenza tra i fotoni. Fu grazie alla curiosità scientifica e ai propri ”passatempi” che il fisico americano divenne a tutti gli effetti il fondatore dell’ottica quantica.