MACCHINA DEL TEMPO DICEMBRE 2005, 22 novembre 2005
Chi non ricorda John Nash, il matematico reso famoso dal film A beautiful mind, di Ron Howard, interpretato da Russell Crowe? Nel 1994, proprio il ”vero” Nash vinse il Nobel per una disciplina matematica chiamata Teoria dei Giochi, la scienza della strategia che analizza le situazioni di conflitto e ne ricerca soluzioni competitive e cooperative
Chi non ricorda John Nash, il matematico reso famoso dal film A beautiful mind, di Ron Howard, interpretato da Russell Crowe? Nel 1994, proprio il ”vero” Nash vinse il Nobel per una disciplina matematica chiamata Teoria dei Giochi, la scienza della strategia che analizza le situazioni di conflitto e ne ricerca soluzioni competitive e cooperative. E proprio in questo campo, Thomas Schelling (84 anni), dell’Università del Maryland e professore emerito a Harvard, e Robert Aumann (75 anni), del Center for Rationality della Hebrew University of Jerusalem, hanno vinto il premio. In parole povere, la Teoria dei Giochi tenta di definire quali azioni i differenti protagonisti dovrebbero intraprendere per ottenere il massimo per sé stessi: partner commerciali, dipendenti, sindacati ma anche gruppi del crimine organizzato. Gli studi realizzati da Aumann e Schelling hanno infatti trovato applicazione nei più svariati ambiti: «nelle politiche per la sicurezza e il disarmo, nella formazione dei prezzi nei mercati, come pure nei negoziati politici ed economici», ha comunicato l’Accademia svedese. Schelling cominciò la sua carriera con il piano Marshall, subito dopo la Seconda guerra mondiale, consentendogli di interpretare fenomeni come la Guerra fredda e la corsa agli armamenti. Un’idea sviluppata in seguito da Aumann, che analizzò le differenti possibilità di cui dispone un Paese contro un nemico in guerra come fossero giochi ripetuti all’infinito. La faccenda pare complicata (e dimostrarla matematicamente lo è davvero), ma in parole povere si può spiegare così. Schelling dimostrò che la capacità di vendicarsi può esser più efficace dell’abilità di resistere. L’importante è saper tenere il nemico all’oscuro di come sarà la vendetta. Basandosi sulle idee di Schelling, Aumann applicò gli strumenti dell’analisi matematica per evidenziare le possibilità a disposizione di un Paese e del suo nemico in tempo di guerra. Il Premio Nobel dimostrò che la scelta della cooperazione, piuttosto che della guerra, si può raggiungere più facilmente nelle relazioni a lungo termine che non nei singoli scontri.