MACCHINA DEL TEMPO DICEMBRE 2005, 22 novembre 2005
Nel nostro immediato futuro, nei prossimi 5-10 anni, avremo più telefono, più televisore o più computer? Avremo un’integrazione dei tre
Nel nostro immediato futuro, nei prossimi 5-10 anni, avremo più telefono, più televisore o più computer? Avremo un’integrazione dei tre. Non vi sarà alcun dispositivo che non contenga un pò delle funzioni che adesso siamo abituati a collocare da una parte o dall’altra. Lei osserva gli sviluppi della tecnologia nei grandi laboratori o nei centri di ricerca internazionali, prototipi non ancora applicati all’industria. Potrebbe annunciarci che cosa succederà? Sì, in effetti mi occupo proprio di tecnologie realmente già esistenti, che però sono soltanto prototipi. Questo significa che non tutto quanto oggi è progettato arriverà domani sul mercato, sia perché costa troppo rispetto alla massa critica di chi vorrebbe acquistare queste tecnologie, sia perché - e applicate su larga scala - questi strumenti mostrano difetti o sono incompatibili con sistemi già esistenti. I fattori costo e conformità non sono gli unici elementi in gioco in questa lotta di mercato, ma senza dubbio hanno un peso notevole. Comunque, è certo che stiamo per entrare in un’epoca d’integrazione, sempre più spinta e avanzata. Che cosa intende, esattamente, per integrazione? Tecnicamente, integrazione significa che prendiamo cose diverse tra loro e le mettiamo assieme per ottenere una prestazione unica. A mio avviso, però, l’integrazione che oggi stiamo vivendo dal punto di vista tecnologico è assolutamente imperfetta. Noi viviamo in un periodo in cui si parla tanto d’integrazione dei media, ma in realtà le reti sono concepite e costruite in maniera tale che ”si parlano male” tra loro. L’esempio che preferisco è appunto pensare al numero di telecomandi e all’intrico dei cavi esistenti per far funzionare tutte le apparecchiature elettroniche audio-video di un salotto. Quando si semplificherà davvero questo sistema caotico? Quando le tecnologie diventeranno davvero intelligenti. Ma lo potranno diventare? Certo. Esistono già prototipi che lo dimostrano. Facciamo un esempio: perché dovrei digitare per ottenere cose dal computer, quando già esiste un sistema di riconoscimento vocale? Perché mi deve esser richiesto uno sforzo, se la tecnologia lo può evitare? Si dice però che il riconoscimento vocale non funzioni poi tanto bene... Questo perché gli studi del settore vanno a rilento. Gli investimenti delle industrie, infatti, non si orientano tanto su innovazioni a medio termine, ma si concentrano su funzioni buone a brevissimo termine, come i mille gadget - per la maggior parte inutili - che oggi possiede un cellulare. Veri specchietti per le allodole. Oltre tutto, è una corsa all’innovazione dal fiato molto corto. E che cosa ci aspetterebbe - se tutto andasse per il verso giusto - già domani? Che i computer imparino a comprendere i nostri atteggiamenti, ad esempio. Nel suo libro 2015, week-end nel futuro (vedi box), le cita addirittura un cd player, prototipo al Mit di Boston, capace di percepire il nostro umore e di scegliere la musica adatta per quel momento. Ma questa non è fantascienza? No. Che cos’è una macchina ”intelligente”? In pratica, un apparecchio che raccoglie dati, li elabora e li comunica. Come si sa, già oggi tutte queste funzioni possono esser racchiuse in piccolissimi chip. Adesso dipende dal che genere di dati vogliamo introdurre nella macchina. Se la macchina (qualunque essa sia, compreso un cd player) possiede una libreria di tutte le espressioni facciali di un individuo, opportunamente scansite, digitalizzate e abbinate a un preciso stato d’animo, potrà in seguito percepire quella che l’utente ha in un determinato momento, compararla con il modello custodito nel suo archivio, collegarla a un’emozione e quindi effettuare una scelta ben precisa. Come, ad esempio, scegliere il tipo di musica che si vorrebbe ascoltare in quel momento. Nel 2015, quindi, tutte le macchine agiranno sempre più intimamente con noi. Questo porterà a una soluzione dei problemi di sicurezza, come ad esempio per le carte di credito, o ci saranno ulteriori complicazioni? Aumenteranno i sistemi di riconoscimento, come la lettura dell’impronta digitale, dell’iride...? I riconoscimenti di questo tipo sono molto avanzati, anche se ora come ora si usano ancora pochissimo. Ma non è tutto: esiste già il prototipo della macchina della verità portatile, destinato al mercato consumer, che ci dice se la persona che abbiamo davanti ci sta mentendo o no. Inquietante... Nel suo libro parla anche di una cosa altrettanto incredibile, se non di più: un sistema che ci permetterebbe di incontrare e addirittura di fissare un appuntamento soltanto con un tipo di persona che vogliamo, con le caratteristiche che desideriamo. Esatto. Si chiama Bedd ed è stato appena messo sul mercato a Singapore. Funziona mediante un Bluetooth che ci consente di comunicare nell’arco di 100 metri. un software su cui carichiamo la nostra descrizione (più o meno veritiera) e quella della persona che desideriamo conoscere. La macchina comunicherà, nel raggio di 100 metri, la mia disponibilità a un incontro a una persona che abbia caratteristiche compatibili (e che possieda anch’essa un Bedd, è ovvio). Le due macchine s’invieranno un sms e poi le persone decideranno se incontrarsi davvero oppure no. Quindi il compito dell’apparecchio è di facilitare, potenziare le nostre capacità. Non toglie nulla alle faccende umane ma, al limite, le aiuta. Come in questo caso: la decisione finale è sempre e soltanto nostra. Bedd abbrevia soltanto i tempi dell’incontro... Esatto. E questo si capirà di più parlando di ”realtà aumentata”. Mi spiego. Tra 5-10 anni, avremo occhiali simili per forma a quelli di oggi, ma su cui appariranno i dati delle persone che incontriamo, le loro caratteristiche, ciò che di loro vogliono far sapere. Ma, cosa assai più interessante, potremo vedere tutti i messaggi che saranno lasciati in giro nel mondo in cui la realtà virtuale si sarà allacciata strettamente con la realtà sensibile. Lei afferma che si potranno lasciare messaggi nel cielo, sugli alberi, sulle porte delle case, leggibili dagli altri? Offrirebbe momenti di poesia pura... Ma come è possibile? piuttosto complesso. Tagliando con l’accetta, pensiamo di dividere il mondo in tanti cubi, tutti uguali. Il nostro pianeta include, all’incirca, 100 miliardi di metri cubi. Con una nuova tecnologia, che si chiamerà InternetV6 e che apparirà tra qualche anno, noi potremmo avere indirizzi internet superiori alle 39 cifre.Cento miliardi di metri cubi corrisponde a un numero di ”solo” 15 cifre: questo significa che potremmo creare un ”sito” (tanto per capirci) per ciascun metro cubo esistente sulla Terra. Tutto diventerà un possibile emettitore-ricevitore di messaggi. A questo punto, nasce lo sfizio. Posso lasciare un messaggio digitale, un post-it, un biglietto d’auguri, una musica, una frase in ogni metro cubo del mondo, che s’attiverà negli occhiali del destinatario (e soltanto a lui) quando vi transiterà. Una musica romantica per la persona del cuore, ad esempio.